Oggi leggendo di Ungaretti nelle tracce di maturità ho pensato che (anche se è vero che il divario fra ciò che siamo e quello che scriviamo e dunque come ci raccontiamo è sempre più ampio) sia stata proprio una bella scelta, assai in linea coi tempi se si pensa che L'allegria è in fondo il diario di un affricano figlio di migranti italiani che arriva in Italia per cercare fortuna e viene catapultanto nel disastro umano della prima guerra dove si barcamena giorno per giorno per restare in vita (Allegria di naufragi era il primo titolo, di chi deve mantenersi allegro, vivo, persino di fronte al naufragio suo e della sua epoca). Oggi certo non c'è una guerra effettiva, ma il naufragio c'è tutto e lo avvertiamo. Quanto a Sciascia, anche se è un autore che amo, Il giorno della civetta è carino ma ancora molto "romanzato". Aspetto il giorno in cui qualcuno avrà le palle di proporre il Sciascia degli anni '70, quello del Contesto o di Todo modo o di Nero su nero, quello tragico della fine dello Stato, anche se dubito che i ragazzi che si fermano nei programmi alla seconda guerra, potrebbero mai capirci qualcosa. Poi ci si chiede dove nasce il disinteresse e il diasmore per la politica, la fine dello Stato appunto.
Nessun commento:
Posta un commento