venerdì 26 febbraio 2021

il logo

Mi scrive un autore alle prime armi (ma tutt’altro che sprovveduto) il quale, oltre a mandarmi l’opera già corretta e provvista di prefazione e postfazione, cinque illustrazioni interne, note per la quarta e immagine di copertina, pensando di portarsi avanti col lavoro ha già ordinato, come privato, il codice ISBN. Gli dico che quello che gli serve non sono mica io, ma un tipografo, e gli chiedo a questo punto perché mi ha scritto. Mi risponde che gli piaceva il nostro logo, che si accordava bene con la sua copertina.

giovedì 25 febbraio 2021

15 poesie di carlo levi


Traggo queste poesie dal volume Versi, a cura di Silvana Ghiazza, pubblicato nel 2009 da WIP edizioni con il contributo della Fondazione CARICAL. Un lavoro enorme (quasi 700 pagine) che fa onore alla casa editrice, che ripercorre l’intera produzione lirica di Carlo Levi (1902-1975), più conosciuto per le sue opere in prosa e pittoriche. Quella che faccio è una scelta ampia per un blog, ma non affatto esaustiva, considerato che il primo testo dell’antologia è datato 1919 e l’ultimo 1974. La poesia, insomma, accompagna fedelmente tutta la vita del nostro, ne registra ogni movimento. La stessa sua abitudine di datare ogni singolo testo la dice lunga su quanto sia consuetudinario questo rapporto. Rapporto di grande pudore, aggiungo, visto che la stragrande maggioranza di questi testi è rimasta in gran parte inedita fino a una dozzina di anni fa. La scelta – per gusti miei personali – è ricaduta sulla seconda parte della sua produzione, escludendo la prima, più marcatamente formale e incentrata sull’uso quasi assoluto del sonetto. E anche qui, registrando una più ampia varietà di stili e temi (moltissimi, ad esempio, i componimenti di tipo satirico o morale legati all’attualità sociale e politica del Paese nel dopoguerra), si è preferito mettere l’accento su quelli a carattere più intimo, o esistenziale, o legati ai rapporti umani. Ne emergono dei bellissimi ritratti: su tutti quello di Rocco Scotellaro, che Levi definiva “fratello”, quello di Linuccia Saba, di cui Levi fu compagno per più di trent’anni e per la quale scrisse bellissime poesie d’amore, quelli di Giulio Einaudi e Giorgio Bassani, in rappresentanza del rapporto quasi sempre conflittuale che Levi ebbe col mondo editoriale italiano; ma ancora, qui esclusi, ci sono quelli bellissimi di Piero Gobetti, di Umberto Saba, di Amelia Rosselli, di Cesare Pavese o quello assai salace di Giovanni Giudici.


1

In te ritrovo
il viso antico della mia famiglia
ed il candido rosso di mia Madre
ed il mio viso. Ma ora il tuo mi è nuovo
fatto più grande e più adulto, nell’età
come di quarant’anni: il naso
affilato di Leopardi.
Non più volto alle cose, non le guardi
dietro il chiuso cancello delle ciglia.
(figlio, come aggio a fa’)
Troppe vite ad un tempo, ladre
di te, mia uva puttanella. Era
amor di somiglianza, non un caso.
(figlio, come aggio a fa’)
Altri per te guida giustizia nera.

Roma 4 gennaio 1953


2

Trasite, dice la vedova, dal vello
bianco di pecora affamata
cento volte tosata
in cerca d’erba e spini tra le pietre.
Trasite, favorite, e il Sant’Antonio
suo dalla faccia seria
porta in braccio, ravvolto
nella tela di sacco, col cordone
alla vita, che il male ed il demonio
tengon lontano. Ignote persone
t’apron fraterne le porte, le tetre
case, l’antica comune miseria.

6.12.53


3

Queste pietre, chi le getta?
Queste parole, chi le capisce?
In pace con gli dei, parola detta
è una pietra che il mondo costruisce.

24.11.55


4

L’intelligenza del cuore
e la grazia dei sensi
sanno, per forza d’amore
più di quello che pensi.

(1958)


5

I panni che tu hai stesi
in ordine d’amore
come nei nostri paesi
son le bandiere del cuore

Chiudono la cucina
nel verde, nell’ombre nere
del bosco; il ferro non stira
il loro candore,
ma lenti segnano vere
cose, le tue nostre ore –
                       dolci tue ore

I panni che tu hai stesi
con l’ordine del cuore
son le bianche bandiere
del paese d’amore.

16/10/58
Sul verde nell’ombre nere
del bosco, nella cucina



6

Squilla il tuo ritorno
improvviso come la stagione
che porta il verde e l’azzurro
ruggente come il leone
tenero come il burro
sul pane uscito dal forno.

(1961)


7

Oroma!

O Roma! (come romba
quel nome, di trombe
retoriche, tromboni, trombette,
fischetti della Befana
di leoni, fontane, campane
di rovine di curve barocche
di rocchi, di rocchetti
di rosari, di corone, di trofei
croci crocette crocioni
di borghi di borgate, di borghesi di romei
di rondoni sui cornicioni
di roboni, cordoni corruzioni
di aromi, di orazioni, di oremus
di rotonde e rosoni, di roche
voci e coraggio robusto,
di busti, di Romoli e Remi)
di bronzo, di portoni, di porte
Oroma, oroma, o Morte!

19.8.1960


8

Non valeva la pena

Non valeva la pena
di ammazzare tanta gente
alla Banca di Agricoltura
per niente
altro che per riportare al Governo
la spazzatura.

16.12.1969


9

DISSE BASSANI NEL SUO PARAGONE

Anche tu sei dei nostri, anche tu
sei un mediocre, un vile,
un sicario, che non sa più
uscire dal tuo-nostro cortile.

Come noi sei un avaro,
un essere senza passione
reale, anche tu un amaro
fratello della nostra generazione.

Che tu sia un altro lo contestiamo
(se no, ci faresti terrore):
sei noi, come noi, lo vogliamo
per non essere costretti all’amore

per noi mortale. Fratello
e correo, ti apriamo le porte
se accetti le nostre misure, l’orpello
letterario, la nostra interna morte.

Carlo Levi

Roma, 14 anni dopo, il 2 marzo 1964


10

FIGLIO DI RE

Nel corridoio, senza un ruga,
cashemir e pipa, Giulio
fuma (dolcissima concia).
Gli parlo affettuoso del Padre
sepolto, di Tino che porta
l’olivo (argomento concesso).
Ma perché a un tratto una porta
tacito schiude, si cela nel cesso,
non torna, scompare? È una sconcia
ritirata (Aldrovandi), una fuga,
un pasticcio, un imbroglio, un intruglio
di coscienza divisa, una svastica
rovesciata, una paura scolastica,
una censura infantile?
                                                     O mio Sire
superbo, mio bel principe, dagli occhi
azzurri, non piegare i ginocchi,
e, per tremante orgoglio, non fuggire!

Treno Torino-Roma, 12 gennaio 1966


11

[A Chungking, nel giardino dove era il Comando di Mao,
nel sentiero, l’erba del mattino, chi poteva vederla?
]

La poesia è degli imperatori.
Non si può essere poeta se non si ha vinto:
grande o piccolo, nel grande mondo o nel piccolo mondo
solo il vincitore possiede la parola.

(1967)


12

Gli alberi della clinica

Con macchine fabbricate
il climi d’ossigeno, inutili
gli alberi, gli antenati,
guardiamo nel giardino della Clinica
come al museo i residui futili
dei fiori, della Natura
soppressa, aspettando con cinica
virtù, la sepoltura.

7.7.69


13

È questa la vecchiezza?

Sempre meno dagli occhi
ma vengono dall’interno
da un centro che trabocchi
al di là del suo cerchio
forme e parole, specchio
dalla sola esistenza.

Se vedessi ancora il carrubo
come un carrubo
l’olivo come un olivo
(e te come una donna)
sarei giovane d’anni, forse vivo.
Ma in te vedo soltanto te
e ancora te nel carrubo e nell’olivo
un te che è un io e un altro. Un vivo, un vecchio?

23.9.71
scendendo la strada


14

Mettere in trono una contadina,
è, Giotto, inventare la verità
ma è anche salvare il cielo, il trono
in sua nuova terrestre autorità.
È cenere il trono. Il tuono
segue il fuoco del fulmine. Rovina
il trono, opera ingombra.
Resta la contadina: neppure
più contadina. Nuda, sta
come una pianta, sotto il cielo sgombro,
tronco e germoglio tra le sepolture.

17/11/72


15


(Non sono poesie, sono prove
di vista che sale e si storce:
accendete le vostre torce
per scoprire un mondo più chiaro.

Ma se qui in questa landa, dove
son solo forme serpenti
resto, rimangono spenti nell’ombra
i lumi esterni, e a me l’ombra).

O.D. 8.1.1974

mercoledì 24 febbraio 2021

la contro-antologia

Stanotte ho sognato che facevamo una contro-antologia di grandi poeti del 900 che non sono rientrati in nessuna antologia di sistema e ci mettevamo dentro Bodini, Bordini, Angiuli, Di Ruscio, Pietro Gatti, Libero De Libero, Assunta Finiguerra ecc. Erano tantissimi e pensavo di aver fatto un buon lavoro, ma finiva che si incazzavano gli altri, quelli che non c'erano perché erano già noti e a non vedersi fra gli esclusi della poesia o fra i "contro" si sentivano quasi insultati, e quelli che pure noi avevamo escluso e si sentivano rifiutati due volte.

martedì 23 febbraio 2021

lode


Sia lode a Lawrence FERLINGHETTI che con la luce del suo esempio ha rischiarato la nostra strada.

failan


Failan, di Song Hae-sung, ripropone e attualizza in chiave coreana uno dei più bei film di Fellini, La strada. Il senso almeno è quello. Anche l'esperienza più misera, anche l'uomo più brutale possono essere redenti dal vero amore. Non è sempre vero (e la cronaca ce lo ricorda di continuo) ma almeno al cinema è bello crederci. Io almeno ci ho creduto e mi ci sono anche commosso. Questa scena poi mi ricorda la copertina di uno dei nostri libri e allora la condivido.

deserto


Ieri ho visto Il deserto dei Tartari, di Valerio Zurlini. Quando ho letto il libro di Buzzati non mi era piaciuto, l'ho trovato lento ed eccessivamente sfuggente. Invece il film, che ha la mia stessa età, mi ha fatto una certa impressione, e a contribuire al suo fascino sono stati proprio i tempi lunghi, gli immensi spazi senza fine ma anche senza vita, e tutti quei silenzi irrigiditi. Forse bisognava passare attraverso un anno di lockdown per capire il senso profondo di quest'opera, oppure superare i quarant'anni nell'attesa che qualcosa succedesse, per accorgersi che non è successa e forse non succederà. Tutto ci fa credere che siamo di fronte alla fine di un'epoca e da questa fine i più vecchi verranno travolti. Io, è vero, sono ancora giovane, ma allo stesso tempo sono troppo vecchio per non sentirmi ormai in ritardo sul futuro; sto esattamente come Drogo, in attesa non di un ritorno alla normalità, che in ogni caso non avrebbe nulla da offrirmi, ma di una rivoluzione talmente violenta da sconvolgere tutto, da giustificare il mio senso di vuoto. Ma temo che, se anche verrà, non farò in tempo a vederla. Questa mattina ho letto della morte di Franco Cassano, autore grandissimo, celebre fra le altre cose per aver codificato il pensiero meridiano, quest'inno alla dignità di una filosofia di vita, di un modo di occupare il tempo e lo spazio tutto nostro. L'ho trovato quasi in linea col senso ultimo del film. C'è dignità estrema anche nella lentezza, nell'osservazione profonda, nell'attesa. La speranza è di riuscire a non farsi sopraffare dal vuoto.

sabato 20 febbraio 2021

non è niente

«Lo so cos’è questo libro. Quando siamo arrivati da New York c’era un signore con noi che scriveva delle cose così, non so che fine abbia fatto. La gente vive in quartieri maledetti e finisce per uccidersi. […] Sì perché è gente che scrive delle cose incomprensibili. Adesso lo so. Una volta la chiamavano poesia. Credono che siano dei segreti, e alla fine non è niente».

Jean-Luc Godard, Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution (1965)

opera

Guardo Bersani in TV che per affrontare un discorso cita, metaforicamente, alcune opere del repertorio operistico. Dieci minuti dopo arriva Maria Giovanna Maglie che commenta dicendo che di quello che ha detto Bersani ha capito una parola su cinque, a causa proprio di quelle citazioni, e confonde anche un titolo (parla di Don Giovanni invece del Barbiere di Siviglia). Ecco, oggi ci si stupiva che la Meloni citasse Brecht. Il problema non è la Meloni che cita il poeta Brecht, il problema è che dietro la Meloni ci sono centinaia di persone come la Maglie – ma ce ne sono a centinaia anche a sinistra – che a teatro non ci vanno, lo considerano una cosa astrusa, e l’hanno condannato alla chiusura ben prima della pandemia.

lungimiranza

Qui finisce che, a fronte del disastro della Scuola, il più lungimirante sono stato io che non ho avuto figli.

venerdì 19 febbraio 2021

fondali

Faccio mea culpa verso tutti coloro che ogni volta mi chiedono, quando pubblicizzo un libro: "Bello! Dove lo posso trovare?" Infatti mi sono appena reso conto che anche io, se un giorno decidessi di mettermi a fare immersioni subaquee probabilmente, di fronte all'immagine di una bombola di ossigeno o di una muta, direi: "Bella! Dove la posso trovare?" E così da qualche parte ci sarà un esperto in immersioni che mi potrebbe dire: "Idiota, è facilissimo! Basta andare lì!" solo perché lui sa dove andare e io no. Bisogna restare umili, perché ognuno conosce (solo) i fondali suoi.

giovedì 18 febbraio 2021

ansia

Pronto, parlo con Pietre Vive, sì?
Sì, sono io, dica.
Salve, sono *** le ho mandato un manoscritto lunedì scorso.
Ah sì, certo, mi ricordo di lei.
Si ricorda di me? Bene, è un buon segno!
Mi ha chiamato anche lunedì! Mi dica.
Sì, ecco, magari è un po’ presto, ma volevo sapere se c’erano novità.
Assolutamente no, mi deve dare il tempo di leggere.
Sì, ma ho sperato che magari nel frattempo avesse dato un’occhiata.
Senta, non voglio essere cattivo, ma le ho detto come funziona, non mi deve chiamare, se la ricontatto io è per una proposta, altrimenti il silenzio è da considerarsi come un rifiuto.
No, questo lo so, ma deve capire, questo silenzio mi crea un sacco di ansia!
Non so come aiutarla.
Sì, senta, lei è tanto gentile, me lo fa un piacere? La posso richiamare ogni tanto, sì? Così parliamo un po’ e mi passa l’ansia…

mercoledì 17 febbraio 2021

isola


Ci sono questi due ragazzi, Jajko e Kometa (che detti così sembrano usciti da una canzone dei Blur), che mi hanno scritto un po' di tempo fa per chiedermi se volevo scrivere qualcosa per il loro blog-progetto, chiamato La Zattera, e tutto basato sull'immaginare la propria Isola (a cui far approdare). Io ho detto subito ok, poi sono scomparso per qualche settimana con loro che mi lasciavano messaggi in segreteria per chiedermi dove mi fossi cacciato, e poi l'altra mattina ho fatto un sogno e ho scritto questa piccola cosa, che va abbinata a un certo quadro di Magritte chiamato Invenzione collettiva (sopra). Il sito lo linko qui, così potete visitarlo. La poesiola invece è questa:

Volevo essere uguale.
Ma l’isola me li tiene distanti.
Più vedo gli altri
che nuotano liberi in mare
più mi sento spiaggiato mirando
la cima dell’isola
che mai salirò
perché privo di gambe.
Sto qui come un pesce che muore
a metà di qualcosa in un sogno
senza più un orizzonte
una fine. Da solo.

il male necessario

Sono due ore che, avvilito, provo, per una nota che sto scrivendo, a capire quando è morto il poeta sudanese Abdel Wahab Yousif, annegato nel Meditterraneo presumibilmente fra il 16 e il 20 agosto 2020. E mi accorgo che è impossibile arrivarci, recuperarlo al mare, perché c'è troppa confusione della stampa a riguardo, perché ci sono obiettivamente troppi morti. Solo in quei cinque giorni di metà agosto ci sono state quattro stragi in mare al largo della costa libica, quasi 300 persone fra scomparsi o ammazzati, in primis dalla guardia costiera libica che nel silenzio-assenso di tutta l'Europa, e in particolare dello Stato italiano, ha attaccato le barche dei migranti, ha sparato sulle persone inermi, poi ha dato fuoco alle barche e ha lasciato affogare i migranti. Molti di quelli che si sono salvati sono finiti nella carceri libiche e non si può più dire se se sia stato un bene o un male sopravvivere. Ma noi, che abbiamo i nostri problemi, abbiamo anche il coraggio di chiamarlo un male necessario, perché certo qui che ci vengono a fare? Proprio come nei versi di una poesia di Carlo Levi:

Soffre chi s'offre al rituale coltello.
Chi s'offre soffre a sgozzare l'agnello.

martedì 16 febbraio 2021

italia nostra

Vogliamo i colonnelli, del 1973, è uno dei film più rappresentativi (e meno trasmessi) del periodo d'oro di Monicelli. Nel film un gruppo di cialtroni di stampo neofascista, guidati da un Tognazzi che parla toscano, organizza un golpe che finisce nel nulla, favorendo però con la loro azione un secondo golpe da parte di insospettabili Democristiani. Nel finale del film, in una Italia ritornata all'ordine militare, Tognazzi, ora a capo di un gruppuscolo politico ribattezzato Italia Nostra, si arrabatta per vivere provando a vendere piani insurrezionali a piccoli dittatori del terzo mondo. In questa scena viene costretto ad allontanarsi dalla polizia dal tavolo delle trattative (in un bar del centro di Roma) perché nel frattempo il Governo ha dichiarato il divieto di assembramento, aggravato dalla diversità di colore della pelle. O tempora o mores.

 

rosso su bianco

Ecco, messo rosso su bianco, uno dei punti dove mi sento più discriminato in Italia. Una volta, quando ero ragazzino, si diceva che l'Italia finisce a Bari. Crescendo siamo un po' saliti con la linea, siamo tornati ai vecchi confini borbonici, e ora l'Italia finisce a Napoli (per la cronaca il treno Bari-Napoli, che prima c'era, è stato inspiegabilmente eliminato negli ultimi anni). Hanno buttato per anni i soldi per il controverso progetto della TAV quando in tutto il centro-sud non c'era un treno degno di questo nome. Il Recovery Plan se non serve almeno a questo, a livellare questa diseguaglianza palese che penalizza noi, ma non solo noi, allora per me non serve a nulla. E ovviamente a risanare l'Ilva.


 

lunedì 15 febbraio 2021

volevo sapere

Pronto? Parlo con Pietre Vive, sì? Vi chiamo perché volevo capire quali sono le vostre condizioni. No, perché dal sito non è chiaro. Sì, certo, volevo sapere, se pubblico il mio libro con voi che mi date?

vantaggio

 Rispetto alla polemica nata negli ultimi giorni da parte delle donne del PD che si sono risentite per essere state escluse da incarichi di Governo, polemica a cui molti (uomini) hanno risposto che parlare di "quote rosa" non è dignitoso per una donna e ogni persona deve costruirsi la propria posizione da sé, mi viene da dire che in effetti il problema è sempre di chi ce l'ha. A me capita di continuo quando parlo del fatto che il mio vivere al Sud mi penalizza come editore. Molti editori del Nord mi rispondono che il mio è un falso problema che mi creo da solo, oppure i più scafati mi dicono che la colpa è tutta mia che non mi trasferisco al Nord; quindi non risolvendo i motivi della disparità all'origine, ma imponendomi, in nome della mia stessa dignità, di fare il doppio degli sforzi (rispetto a quelli che fanno loro) per aggirare i limiti e pareggiare i loro dieci punti di vantaggio.

domenica 14 febbraio 2021

cercasi luca disperatamente

Squilla il telefono.
Pronto, parlo con Luca di Pietre Vive?
No, sono Antonio Lillo.
Ah, ma lo conosce o no, Luca?
Io un Luca lo conosco, ma dipende se è lo stesso Luca che sta cercando lei.
Senta, se vede Luca, gli può dire di rispondermi al telefono quando lo chiamo? Gli dica di rispondermi, ha capito? Guardi che è urgente! Glielo dica subito.
Sì, ho capito, appena sento Luca, se è la persona che sta cercando lei, glielo dico. Ma prima mi deve dire con chi sto parlando, e perché lo vuole.
Io non le dico proprio nulla. Tanto lo sa già. La finisca di fare finta! Lo sappiamo tutti e due che Luca è lei! Si vergogni!
Ma mi sta coglionando? Io sono Antonio Lillo di Pietre Vive Editore, non sono Luca. Lei, invece, chi cazzo è?
Si vergogni! Si vergogni!
Chiude.

sabato 13 febbraio 2021

ma i leghisti che dicono?

Tutti che parlano da giorni della spaccatura avvenuta nei 5 stelle, soprattutto alla base, dopo l'ennesimo voltafaccia dei loro rappresentanti politici. E io mi chiedo, ma i Leghisti che dicono? I bravi vecchi leghisti che per anni gli hanno raccontato che Roma ladrona, terroni di merda, “Senti che puzza, scappano anche i cani: stanno arrivando i napoletani”, e poi l'euro ci affama, i nigger ci stuprano le donne, l'Europa ci odia, i cinesi ci portano il virus in casa, Draghi è il capo della mafia delle banche, che nel 2019 volevano la secessione dall'Italia ecc. ecc. ecc. Ecco, tutti quei bravi poveri leghisti incazzati col mondo, ma nulla nulla hanno da dire ai loro capi? Hanno capito tutto, ogni singola parola? Hanno compreso? O hanno detto e detto male, come sarebbe anche giusto, e nessuno ha riportato i loro insulti sui giornali? O sono tutti morti per lo choc?

venerdì 12 febbraio 2021

stupendo

È stupendo leggere i commenti di tutti, dopo ieri. Quelli di sinistra ce l'hanno per il ripescaggio dei berlusconiani Brunetta e Gelmini, e della Lega. Quelli di destra ce l'hanno per la riconferma di Speranza, Di Maio e Franceschini. Da destra e da sinistra si sprecano le battute su Brunetta. Sgarbi che è di destra ce l'ha perché c'è anche la Carfagna che è una donna e gli ha risposto male. Le donne ce l'hanno perché ci sono poche donne. I meridionali ce l'hanno perché c'è Giorgetti allo Sviluppo economico e una marea di lumbard con lui, e quindi ancora una volta prima gli italiani da Trieste in su. I dragoniani invece, pochi ma buoni, sono contenti, perché Draghi ha sistemato le cose in modo da azzoppare tutti (pur dando loro lo zuccherino) e avere il pieno controllo di ogni cosa. Infatti quelle persone prenderanno uno stipendio d'oro per i prossimi due anni per non fare niente, se non darci l'illusione che ci sia ancora qualcosa di rappresentativo in Italia, ma in fondo è questa la democrazia baby. A tal proposito credo che alle prossime elezioni voterò Meloni. Renzi è soddisfatto ma risentito per la immeritata campagna d'odio mediatico che si è scatenata contro di lui, e io con stupore scopro che molti degli haters che lo perculano sono amici miei.

mercoledì 10 febbraio 2021

pensierino delle 4

Sento per caso in TV che qualcuno dice "il vero amore è esserci sempre e comunque". Ecco io, mi accorgo, non ci sono mai stato, mai. Pure quando amavo, anzi, più amavo e meno c'ero, quasi scomparivo, al punto che delle volte, ricomparendo senza preavviso e come se nulla fosse, mi facevo quasi odiare.

martedì 9 febbraio 2021

il brivido

Quei momenti rari ma per questo eccezionali che leggi un manoscritto e ti viene il brivido, ti piace l'idea, ti piace la scrittura, persino il titolo, quel momento in cui lo leggi, lo leggi nei tempi di una sensata risposta, e man mano che prosegui ti convince sempre più, lo leggi fra altri 200 che ti sono arrivati, lo leggi e lo rileggi e ti dici che bello, mi piace, e piace anche al comitato di lettura che non è cosa scontata che piaccia proprio a tutti, a me per primo che non mi piace quasi nulla, lo leggi e ti dici questo lo pubblico ho deciso, ecco uno di quei momenti che lo leggi e ti dici questo è perfetto, ora gli scrivo, ora gli propongo un contratto, e proprio in quel momento scopri che l'autore ha pubblicato il libro, nel frattempo, con un altro.

come apre bocca...

Ed ecco infatti succede quello che doveva succedere. Arriva Draghi, venuto ad aggiustare le cose che prima erano gestite male. Come apre bocca, la prima cosa che dice si incazzano gli insegnanti. Io aspetto adesso di vedere chi si incazzerà alla seconda cosa che dice.

altri tempi, altri sogni

Ieri sera ho visto Sing Street e mi sono ritrovato col magone a ricordare che anche io una volta ero capace di ascoltare musica per ore, dondolando sulla sedia, e perduto nelle scene alternative immaginarie che mi avrebbero cambiato la vita. Invece non mi è cambiato niente, nemmeno scegliendo di volta in volta la giusta colonna sonora. Quella capacità di sognare l'ho persa, di un pezzo apprezzo l'estetica, mi lascio andare all'atmosfera, ma lo schermo dietro gli occhi è nero. Persino la battuta più bella del film: una donna non potrà mai amare un uomo che ascolta Phil Collins, l'ho scritta a mia nipote che mi ha risposto: Chi è Phil Collins? Altri tempi richiedono altri sogni.

lunedì 8 febbraio 2021

la cicuta

Io trovo straordinario come ci sia anche gente che discute da giorni sulla figura di Renzi, se abbia avuto lungimiranza politica o se sia stato arrogante o autolesionista, se abbia fatto male o bene per il Paese, un Bruto che accoltella Cesare in nome della Repubblica oppure uno Iago che fa tutto ciò che fa per il sottile piacere di chi vuole eternamente il male. Il punto, secondo me non è nei risultati ottenuti, ma nei metodi usati, nella totale mancanza di limpidezza delle sue azioni, tanto che ancora nessuno ne ha capito i veri motivi e si aggrappa alle più varie ipotesi. Ecco, in tutto questo, io che non so nulla più tutti gli altri, penso solo a Gaber, a Gaber che cantava “Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona” e ancora “Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona”. Entrambi, sia Berlinguer che Andreotti hanno fatto politica in nome dello Stato ma con metodi diversi. Io non posso dire che Renzi abbia fatto diversamente da loro due, non posso nemmeno dire che lo Stato debba o non debba essergli grato, non ho questa conoscenza; posso solo dire che, se dovessi fidarmi di una canzone e fare un semplice paragone coi versi della canzone di Gaber, Renzi sta più vicino ad Andreotti, con le sue trame e sottotrame (ma senza l’uguale eleganza), che a Berlinguer. Per tutto questo, secondo me, Renzi sarà di sicuro un genio, chi lo nega?, ma non è “una brava persona”, non una persona di cui ci si possa fidare, non uno che inviteresti a cena senza la paura che, mentre ti dice stai sereno, ti mette la cicuta nel bicchiere se gli stai scomodo. Ed è anche questo, la morte per avvelenamento, un motivo del suo 2%. Però io continuo a stare a sinistra perché da qualche parte c'è uno come lui.

domenica 7 febbraio 2021

la povertà

Stamattina ho capito concretamente come sta cambiando il mondo quando ho visto una barbona, arrivata da chissà dove con tutto il suo carico di buste e stracci, i giornali intorno ai piedi, seduta sulla porta del mio studio. Per uno che vive in città forse non è nulla di speciale, ma per me che vivo in provincia, nella provincia ricca e risparmiatrice d'Italia, è qualcosa che capita di rado. Qui anche i poveri li conosci uno per uno, sono poveri rassicuranti come le macchiette di paese. Mentre questa è la povertà vera e anonima, la povertà che puzza e che si muove e viene a cercarti sottocasa. Ed è talmente inaspettata che le persone in auto rallentavano apposta per guardarla.

venerdì 5 febbraio 2021

wyatt

 

anche se scrivi

Mio padre, che da tempo è preoccupato per me, cerca di procacciarmi un lavoro serio ogni volta che gli capita l’occasione. Così, passando dalla ferramenta, chiede se hanno bisogno di una mano. Il padrone della ferramenta dice a mio padre: «Ma quello è giornalista!» – perché qui chiunque scrive è “giornalista”, cioè scrive per uso pratico: i poeti non scrivono, sono “filosofi”, si nutrono d’aria –. «E tu che gli hai detto?» chiedo a mio padre, imbarazzato, quando me lo racconta. Mio padre gonfia il petto, fiero di me: «Gli ho detto la verità, che anche se scrivi sei intelligente e impari presto».

giovedì 4 febbraio 2021

resteranno i mostri

Non sono passate nemmeno ventiquattro ore dalla sua sostituzione e già si assiste alle prime prove del processo di ridimensionamento della figura di Giuseppe Conte, il quale fino all’altro giorno era per qualcuno addirittura “pericoloso”, e di cui già ieri si diceva in TV che alla fin fine non ha avuto alcun vero peso nelle trattative europee del 2020, dove se l’abbiamo spuntata è stato tutto merito dell'Italia stessa che ha un certo peso internazionale e/o sta peggio degli altri paesi europei, ovvero del contributo dietro le quinte degli esponenti del PD (!). Al di là dei meriti o demeriti politici di Conte, penso, menomale che ho visto coi miei occhi questi tempi e alcuni dei tanti fatti dietro le storie che ora ci stanno raccontando per confondere le acque. Perché la memoria è corta, e alla fine sono convinto che tempo un anno, due al massimo, del governo Conte e della parata di mostri che ha portato allo scoperto non si ricorderà più nessuno. Resteranno i mostri, meglio mimetizzati ma pur sempre al loro posto, ma gli unici Giuseppe Conte a contare ancora qualcosa nelle nostre vite saranno Giuseppe Conte poeta e il mio amico Pepecchio. E menomale che ci sono.

mercoledì 3 febbraio 2021

zombie

Oggi leggevo che, stando alle percentuali, in Brasile l'11% degli omicidi commessi nel paese (il quinto del mondo per estensione, dopo modelli illuminati di democrazia e uguaglianza come Russia, Cina, e Stati Uniti) sono attribuibili alla polizia. Più di 6000 persone ammazzate a forza di botte solo nel 2018. In molti in Europa si sono appassionati alle altrettanto vergognose vicende USA, che sono meglio diffuse in TV, ma se unisci queste a quelle e ancora a tutto quello che quotidianamente succede in quasi ogni angolo del pianeta, ne viene fuori un quadro talmente nero e sconfortante che l'unica domanda che puoi farti, kafkianamente, è quando verranno a prenderti.

 

carneficina

Una cosa bella che ho imparato da Sciascia è che si può leggere e interpretare i fatti, la nostra storia spicciola, usando il filtro dei libri. Per dire, lui leggeva i fatti del ‘900 alla luce di Voltaire e di Manzoni. Che è un modo per dare un altro valore a ciò che si legge: non leggere soltanto per vivere infinite vite nella nostra sola (Eco) o perché i classici non finiscono mai di informarci del loro messaggio (Calvino), ma leggere per leggerci meglio dentro e per leggere quello che ci circonda e di cui siamo, nostro malgrado, personaggi. Io ho più scrupoli di Sciascia, nel senso che a volte ho il sospetto che la realtà non sia all’altezza della letteratura, che lì dove la letteratura ha perlomeno un senso estetico se non morale, la realtà sia solo brutta e insensata, oltre che profondamente immorale. Ma in tal senso, proprio alla maniera di Sciascia, leggevo i fatti di ieri col filtro di un libro che ho preso di recente, il testo del riadattamento teatrale che il regista tedesco Heiner Müller ha fatto a metà degli anni ’80 del Tito Andronico di Shakespeare: Anatomia Tito Fall of Rome. Un commento shakespeariano (tradotto da Francesco Fiorentino per L’Orma). E che comincia così: «una nuova vittoria devasta roma la capitale/ del mondo due figli di un imperatore morto/ ognuno seguito dalla sua truppa di picchiatori/ avanza pretese sul trono vacante/ l’uno per il suo diritto di primogenito/ l’altro insistendo sui propri meriti tra loro/ sta nella debole mano la corona imperiale/ il tribuno più anziano fratello del generale/ tito andronico che da dieci anni/ fa guerra contro i goti che premono dalla foresta…». «Un testo sull’irruzione del terzo mondo nel primo mondo» lo definiva il suo autore, perché partiva (nel 1984) dalla preoccupazione per quella che considerava la più grossa tragedia dei prossimi cent’anni, quella della violenta immigrazione a cui stiamo assistendo anche in questi giorni, e che però – come in ogni opera che si rispetti – si presta a diverse chiavi di lettura, dalla caduta della DDR e poi del comunismo alle ultime notizie di ieri. Ma proprio come nell’originale di Shakespeare, dopo una lunga, immorale e insensata serie di vendette e tradimenti, alla fine del testo di Müller tutto si traduce (prevedibilmente) in una carneficina.

martedì 2 febbraio 2021

per il lupo

 Ho saputo ora della morte di Leonardo il lupo che non vedevo più da tanto. Il lupo aveva un mobilificio in piazza e ha dedicato tutta la sua vita al suo lavoro, non aveva famiglia, e per questo aveva orari ed abitudini tutte sue, una fra le tante che mi ricordo è che mangiava solo pesce, o che portava tutto l'anno dei vestiti leggerissimi, anche col freddo più tremendo. Il tavolo bianco che ho al centro del mio studio me lo ha fatto lui su misura e credo sia stato uno dei suoi ultimi lavori. Era uno che parlava tantissimo, logorroico come pochi, ma aveva girato mezzo mondo e aveva tanto da raccontare. A mio fratello, per sfotterlo, l'aveva ribattezzato Masulìn (Mussolini). Di lui, però, più di tutto mi è rimasta impressa questa cosa un po' triste, che ha passato una vita intera arredando le case degli altri e mettendo da parte per sistemarsi una casa proprio come la voleva lui, in campagna, e ne andava anche fiero, tanto che ti invitava apposta per mostrartela; poi quando l'ha finita, visto che nel frattempo era diventato vecchio e solo, l'ha dovuta vendere per prendersi una stanzetta in paese.