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mercoledì 6 luglio 2022

mare nostrum

I giornali pubblicano la foto di un ragazzo in mare, venuto dal Togo, che salva un bambino dall’annegamento. Molti dubitano che sia vera. Novelli CSI non li convince la posizione del ragazzo in acqua, il fatto che dall’aspetto non sembri un morto di fame venuto dall’Africa e il grado di umidità della maglietta del bambino, molto sospetto. Poi questo fotografo che fa le foto invece di aiutarlo. Molto sospetto. Li leggo e mi stupisco di tanta sagacia. Io nella foto vedevo solo uno di quei ragazzi in mare, come ce ne sono a migliaia, che lottano per non affogare. Invece loro mi insegnano che il mondo si è talmente complicato che le notizie ormai vanno passate al microscopio, altrimenti i media ci faranno il lavaggio del cervello. Se impari a dubitare, invece, potrai anche arrivare a credere non soltanto che non ci sono morti in mare, ma anche che non c’è nessun mare in cui morire. E che persino tu che leggi non esisti. Proprio come in Matrix.

venerdì 8 ottobre 2021

chiudere la bocca

In pratica nello stesso giorno arrivano le notizie contrastanti che da una parte riaprono cinema e teatri al 100% e discoteche al 50% (ma solo per chi ha il green pass, vero o falso che sia) e contemporaneamente in Europa ben 12 paesi della comunità europea, praticamente tutto l'est Europa (quello di Kafka, Màrai e della Szymborska, di Schiele, Kokoshka e Klimt, di Fritz Lang e Billy Wilder), chiedono di usare i fondi Europei per erigere muri di filo spinato contro i migranti. 12 paesi sono il 30% della comunità europea, è un terzo dell'Europa, è una cosa enorme, è come dire che un cittadino su tre di questo continente ti sta dicendo qualcosa di brutto e tu non puoi chiudere le orecchie e far finta di nulla. Ma tu a queste persone, questi europei proprio come te, cosa puoi rispondere? Che non sono democratici né accoglienti? Che non sono brave persone? Che non hanno diritto di stare in Europa come ne hai diritto tu perché non condividono la tua visione delle cose? Che sono in minoranza democratica e allora devono accettare le cose e stare zitti? Mi fa molta paura questa cosa. Il fatto che un cittadino europeo su tre abbia questi sentimenti in corpo e il fatto che due cittadini su tre possano chiudergli bocca in virtù del loro più forte potere economico.

mercoledì 17 febbraio 2021

il male necessario

Sono due ore che, avvilito, provo, per una nota che sto scrivendo, a capire quando è morto il poeta sudanese Abdel Wahab Yousif, annegato nel Meditterraneo presumibilmente fra il 16 e il 20 agosto 2020. E mi accorgo che è impossibile arrivarci, recuperarlo al mare, perché c'è troppa confusione della stampa a riguardo, perché ci sono obiettivamente troppi morti. Solo in quei cinque giorni di metà agosto ci sono state quattro stragi in mare al largo della costa libica, quasi 300 persone fra scomparsi o ammazzati, in primis dalla guardia costiera libica che nel silenzio-assenso di tutta l'Europa, e in particolare dello Stato italiano, ha attaccato le barche dei migranti, ha sparato sulle persone inermi, poi ha dato fuoco alle barche e ha lasciato affogare i migranti. Molti di quelli che si sono salvati sono finiti nella carceri libiche e non si può più dire se se sia stato un bene o un male sopravvivere. Ma noi, che abbiamo i nostri problemi, abbiamo anche il coraggio di chiamarlo un male necessario, perché certo qui che ci vengono a fare? Proprio come nei versi di una poesia di Carlo Levi:

Soffre chi s'offre al rituale coltello.
Chi s'offre soffre a sgozzare l'agnello.

mercoledì 23 settembre 2020

morirai in mare

Nella foto Abdel Wahab Yousif, poeta sudanese morto il 20 agosto 2020 nel Mediterraneo, insieme ad altri 45 migranti. Di seguito la traduzione di una una delle sue ultime poesie, in cui esorcizzava la paura del viaggio. 

Morirai in mare.
La testa sbattuta dalle onde assordanti,
il corpo trascinato nell’acqua,
come una barca fallata.
Te ne andrai nel pieno della tua giovinezza,
timido nei tuoi trent’anni.
Andarsene presto non è una cattiva idea;
ma lo è di certo se muori solo,
senza che nessuna donna ti reclami al suo abbraccio:
«Lascia che ti stringa al mio petto,
ho tantissimo spazio.
Lascia che ti lavi dall’anima l’unto della miseria».

sabato 23 marzo 2019

rivendicazioni

Stamattina ripensavo, a freddo, alla vicenda del bus dirottato. Al di là della dinamica che ricalca alla perfezione la sceneggiatura di un film d’azione americano – negli Stati Uniti starebbero già firmando il contratto per la cessione dei diritti sulla storia – l’attentato di Ousseynou Sy dimostra come la visione politica di Salvini e di chi lo segue sia del tutto fuori fuoco e incapace di capire come non solo la storia non si possa fermare, ma sia già andata oltre le sue aspettative. L’uomo, senegalese ma con cittadinanza italiana, squilibrato o meno che sia (come stanno cercando di provare), depresso o meno che sia, non ha agito in nome di rivendicazioni islamiche, quindi in nome di un terrorismo “straniero” che Salvini paventa da sempre ai suoi elettori, ma in quanto emigrato amareggiato e deluso dal “sogno italiano” – in altre parole, a scatenarlo è stata la presa di coscienza che l’Italia non è l’America di inizio ‘900, non porta lavoro né fortuna, cosa che molti nativi italiani sarebbero pronti a giurare con lui –, ma ancora più Ousseynou ha agito (dice) per vendicare i bambini africani morti nel Mediterraneo, estrema follia – questa sì di matrice terroristica, ma più vicina a quella palestinese che islamica – e denuncia dell’inadeguatezza delle politiche protezionistiche adottate dall’Italia e da tutta Europa contro lo sbarco dei migranti. Quella inadeguatezza nel gestire i flussi umani ha generato un tale odio e sentimento di vendetta da provocare una reazione esasperata, che non ha basi ideologiche ma emotive e che può quindi ripetersi in qualsiasi altra persona che ritenga di aver subito una ingiustizia sociale da parte di uno Stato più forte e vessatorio: basta un cedimento, una scintilla di follia. Proprio come succede negli Stati Uniti, che non a caso sdoganano e stemperano tali paure sociali attraverso la spettacolarizzazione cinematografica coi classici buoni e cattivi, ma in cui i buoni sono sempre americani. Questo perché, in simili dinamiche si genera un sentimento di colpa collettivo in cui la spunta chi rinuncia per primo alla propria umanità. Tu, a uno che va fuori di testa e si vendica su dei bambini per vendicare altri bambini morti in mare, cosa dici? Che è un bastardo perché i nostri bambini vengono prima di quelli neri morti in mare? Che è meglio non prendersela coi vivi, perché per i morti non c’è più niente da fare? E se sì, non stai anche tu rinunciando alla tua umanità? Non è già questo il segno di un cinismo senza pari? Ancora, per unire la beffa al danno, proprio il bambino che ha sventato l’attentato, Ramy Shehata (l’eroe del giorno) è figlio a sua volta di immigrati e ora, in virtù di quel gesto, suo padre rivendica per lui una cittadinanza che prima non aveva. Gli italiani, che avrebbero dovuto venire per primi in questa storia, come in ogni storia che accade sul sacro suolo italiano, sono relegati sullo sfondo, semplice coro in una vicenda che ha giù tutto il sapore speziato dell’internazionalità. In entrambe le storie, quella di Ousseynou e quella di Ramy, le rivendicazioni di un luogo a cui appartenere sono il succo (causa scatenante e premio) di una vicenda che un semplice spettatore come l’italiano medio che guarda la storia al Tg non può capire.

domenica 20 gennaio 2019

fame nera

Ieri notte ho visto una volpe. Una piccola volpe che si aggirava svelta dietro casa, sul limitare del paese, in cerca di cibo. Ho temuto per i miei gatti, che potesse attaccarli o ucciderli mentre, a loro volta, seguivano l’istinto della caccia e dei duelli notturni. Ma non è successo nulla. In compenso i gatti, in preda alla loro natura, hanno fatto strage di un pettirosso che da giorni scendeva a beccare semi sotto l’albero della magnolia, lasciando parte del corpicino straziato sulla porta. È la fame che regola il mondo, mi convinco stamattina, mentre guardo un video ambientalista in cui una mandria di vacche prosciugate dalle mungitrici viene trascinata sulle zampe malferme, dopo gli anni trascorsi nelle gabbie, verso il macello dall’altra parte della strada. Un viatico di fame. È fame che spinge i migranti in mare, fame quella dei pesci che consumeranno i loro corpi a piccoli morsi voraci, fame quella di chi non li vuole e difende il proprio piatto dal loro arrivo, per non spartirlo cristianamente, per non soccombere al loro appetito. Perché il Papa sbaglia, il Vangelo è falso se nega che la fame è più forte di tutto, Gesù non ha mai conosciuto la fame. Fame di chi prende e fame di chi vuole prendere ma muore prima. Non c’è altro. Vince chi ha più fame, chi ha più denti o più salute, chi sa piangere e masticare insieme. Non c’è da temere, i ristoranti sono pieni. La nostra fame è immensa.

sabato 22 luglio 2017

è inaccetabile



di Padre Alex Zanotelli

È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.
È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur.
È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni.
È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa.
È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai.
È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera.
È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi.
Èinaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa, soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi.
È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia , Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU.
È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile.
È inaccettabile il silenzio sulla vendita italiana di armi pesanti e leggere a questi paesi che non fanno che incrementare guerre sempre più feroci da cui sono costretti a fuggire milioni di profughi. (Lo scorso anno l’Italia ha esportato armi per un valore di 14 miliardi di euro!).
Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi.
Questo crea la paranoia dell’“invasione”, furbescamente alimentata anche da partiti xenofobi.
Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i migranti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact , contratti fatti con i governi africani per bloccare i migranti.
Ma i disperati della storia nessuno li fermerà.
Questa non è una questione emergenziale, ma strutturale al sistema economico-finanziario. L’ONU si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa. Ed ora i nostri politici gridano: «Aiutiamoli a casa loro», dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati e continuiamo a farlo con una politica economica che va a beneficio delle nostre banche e delle nostre imprese, dall’ENI a Finmeccanica.
E così ci troviamo con un Mare Nostrum che è diventato Cimiterium Nostrum dove sono naufragati decine di migliaia di profughi e con loro sta naufragando anche l’Europa come patria dei diritti. Davanti a tutto questo non possiamo rimane in silenzio. (I nostri nipoti non diranno forse quello che noi oggi diciamo dei nazisti?).

sabato 13 aprile 2013

migrazioni

Tornano i grillai da queste parti
riprendono possesso della chiesa
la parte alta che tocca il cielo
ricacciano i palombi sulla terra, col pollame.