Visualizzazione post con etichetta democrazia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta democrazia. Mostra tutti i post

venerdì 8 ottobre 2021

chiudere la bocca

In pratica nello stesso giorno arrivano le notizie contrastanti che da una parte riaprono cinema e teatri al 100% e discoteche al 50% (ma solo per chi ha il green pass, vero o falso che sia) e contemporaneamente in Europa ben 12 paesi della comunità europea, praticamente tutto l'est Europa (quello di Kafka, Màrai e della Szymborska, di Schiele, Kokoshka e Klimt, di Fritz Lang e Billy Wilder), chiedono di usare i fondi Europei per erigere muri di filo spinato contro i migranti. 12 paesi sono il 30% della comunità europea, è un terzo dell'Europa, è una cosa enorme, è come dire che un cittadino su tre di questo continente ti sta dicendo qualcosa di brutto e tu non puoi chiudere le orecchie e far finta di nulla. Ma tu a queste persone, questi europei proprio come te, cosa puoi rispondere? Che non sono democratici né accoglienti? Che non sono brave persone? Che non hanno diritto di stare in Europa come ne hai diritto tu perché non condividono la tua visione delle cose? Che sono in minoranza democratica e allora devono accettare le cose e stare zitti? Mi fa molta paura questa cosa. Il fatto che un cittadino europeo su tre abbia questi sentimenti in corpo e il fatto che due cittadini su tre possano chiudergli bocca in virtù del loro più forte potere economico.

sabato 12 giugno 2021

democrazia

Sto leggendo “Il cinema di Orson Welles” di Peter Bogdanovich (Il Saggiatore, 2016), una sorta di lunga intervista a puntate, registrate anche a molti anni di distanza l’una dall'altra, che offrono la più completa autobiografia del regista. Questa struttura, che per certi versi segue l’andamento rapsodico ed estemporaneo dell’ultima fase produttiva di Welles, ha la capacità di mostrare le tante contraddizioni dell’uomo, o come possa cambiare nel tempo il suo punto di vista su fatti e persone. Si sprecano le battute fulminanti e gli aneddoti di Welles che era letteralmente due cose: un genio e un grandissimo affabulatore. La cosa ancora più straordinaria, però, deriva dal rendersi conto, leggendo, come negli Stati Uniti il primo aspetto non sia quasi stato percepito, anzi è stato spesso minimizzato, rimosso, o addirittura negato a più riprese fino al punto di ridurre Welles al suo opposto, a un ladro di idee altrui o a una fortunata macchietta. Lo stesso Welles con le sue risposte prova a dare varie motivazioni per questo trattamento, dalla persecuzione maccartista alle invidie o inimicizie dell’ambiente cinematografico, fino a tirar fuori le proprie pantagrueliche intemperanze umane. Poi, a un certo punto, si toglie la maschera da uomo di mondo, e la mette sul piatto in maniera molto pratica: probabilmente è vero che sono un genio, ma un genio che non sbanca il botteghino, il che a Hollywood è come dire che sei un signor nessuno proprio come tutti gli altri. Ecco esplicitata, in tutta la sua pienezza, la celebrata democrazia americana.

giovedì 5 luglio 2018

#bogtitudine


Con Bogdan sul corso. Passa un noto esponente della storia politica locale. Per sfotterlo gli dice: "Ecco che passa la Democrazia Cristiana!" Bogdan gli risponde: "Ecco che passa la coglionaggine italiana!"

lunedì 2 luglio 2018

democrazia

Ma Pontida non è, come molti scrivono, la fine della democrazia. Pontida è ancora democrazia, quando si dà la parola agli altri, a quelli che, in nome della democrazia, vorremmo vedere estinti.

sabato 2 giugno 2018

festa della repubblica (e si vede)

Dopo la sollevazione nazionale sul caso Mattarella, registriamo al 2 giugno come il primo assoluto atto di questo nuovo Governo che avrebbe dovuto essere perlomeno di rottura, sia l’aver preso l’amante di uno dei suoi due leader per metterla a lavorare in Rai, canale di Stato per cui si pagano le tasse. Il tutto alla luce del sole, con la sfacciataggine e l’arroganza di chi ha il potere in mano. Ci voleva dunque la Lega per ribadire questa sostanziale verità che si fa biglietto da visita del nuovo corso politico italiano: se vuoi un lavoro figo devi darla al Capo! Ancora peggio, l’assoluta naturalezza con cui tutti hanno preso la notizia, fra scrollatine di spalle e qualche battutina sconcia, dopo mesi di scassamento di coglioni delle femministe per cui tutto è un attentato ai diritti della donna meno darla al capo per un lavoro, non ci lascia presagire nulla di buono per quello che verrà, ma non dall’alto quanto piuttosto dal basso, dai soliti assuefatti al potere, a tal punto da non vedere più, non indignarsi per i micro attentati alla democrazia che si ripetono ogni giorno intorno a noi: quelli dove c’è una persona che ha una posizione privilegiata rispetto alla tua non perché sia più brava ma perché va a letto col Capo. Cosa c’è di democratico in tutto questo? Cosa c’è di nuovo? Tutto è cambiato perché non cambi nulla, come diceva qualcuno in un celebre libro, che non cito perché oggi citare i libri è diventato impopolare e demodé.

domenica 18 febbraio 2018

revival

Ma davvero il prossimo governo sarà conteso da Matteo Salvini – razzista e fascista ignorante che nemmeno due mesi fa la magistratura gli ha bloccato i conti del Partito e adesso contende la poltrona a quel vecchio porco di Berlusconi, che se lo scambi con Weinstein non cambi il mondo di un virgola – e da una manica di arrivisti ed ex massoni come il M5S – che dicono di essere fuori dalla politica dei partiti ma fanno esattamente politica di partito modello prima repubblica (o sei allineato o sei fuori)? 
Intanto quel furbissimo di Renzi cambia registro e dice che al Sud bisogna smettere di “essere ideologici” e diventare pratici, ovvero c’è da comprarsi i voti con le promesse elettorali di aiuti per il disastro in cui viviamo – tornando indietro, quindi, ai primi anni ’90, quando il “problema” dell’Italia non era l’immigrazione ma il Sud, proprio lì dove cominciò Salvini definendoci “Terroni, ladri e mafiosi” e dove oggi c’è pure gente che lo vota. 
Franceschini invoca il voto utile: “Votateci ‘contro’ di loro, perché è vero che noi non abbiamo nient’altro da dare, è anche vero che a votar loro si fa peggio. Cosa di cui mi sono convinto. 
Il problema, il vero problema per me, irrisolvibile, è che se votare gli altri è come non andare a votare proprio, visto che non sarebbero “voti utili”, di che stiamo parlando? Non sono gli stessi discorsi che si facevano vent’anni fa, e trent’anni fa e quarant’anni fa? Che cazzo abbiamo fatto fino adesso? Non è come ammettere che in fondo votare non serve proprio a nulla, è solo un gioco inutile, perché non cambia nulla e siamo già in piena oligarchia. Non sarebbe forse ora di crescere e dare il loro nome alle cose? Non si farebbe prima a dire: Vedetevela voi direttamente perché alla fine io non ho voce in capitolo? O veramente si pensa che la democrazia vincerà? O che il Pd possa vincere? Certo è che in questo Paese c’è sempre posto per i miracoli, o per quella che Manzoni chiamava Provvidenza: per quanto il mondo possa andar male, ci sarà sempre qualcuno che scenderà dal cielo, anzi dalle stelle, e lo aggiusterà per te. Funziona così, ce lo ha detto il Papa. 
Ecco, in pieno 2018 in Italia stiamo ancora parlando di Manzoni, Chiesa, Fascismo, Berlusconi, mafia e terroni. C’è da stare allegri. In tutto questo revival, se fino a ieri credevo che la cosa eticamente più giusta fosse l’astensionismo, il non sporcarsi le mani con la merda, oggi sono sempre più convinto che la cosa migliore sia la bomba. 
Lo diceva Giorgio Bocca pochi anni fa a proposito di Napoli, ospite di Fazio a Che tempo che fa. “Cosa vuoi salvare?” diceva Bocca sprezzante, con un cinismo che probabilmente avrà terrorizzato la brava Italia dei mediocri che si guarda Fazio. Bombarda, ammazza, radi al suolo, metti a ferro e fuoco, sbriciola e bonifica ogni cosa, poi ricostruisci. Bocca si era limitato. Io estenderei la proposta all’intero Paese.

lunedì 19 gennaio 2015

critica della ragion impura

Comincio a pensare che così come si fanno le recensioni dei libri, si dovrebbe cominciare a fare anche la recensione delle recensioni. Visto che negli ultimi anni e soprattutto con internet, si è venuta a creare una sorta di nuova critica "democratica", aperta cioè a tutti, persino a chi non ha i mezzi tecnici per farla, ma la fa uguale in base al principio che se compro il libro allora posso esprimere un giudizio di valore sullo stesso, allora è anche giusto che la critica si assuma la responsabilità di ciò che dice e di come lo dice. Dico libri, perché è il campo che preferisco, ma si può applicare anche alla musica, al cinema, ecc.
Oggi ad esempio mi è capitato di leggere la recensione abbastanza stupida di una ragazza, che premettendo di non amare assolutamente il genere dei racconti, per tutta una serie di motivi che non ho capito, si mette a recensire un libro di Carver. Analizza i racconti uno per uno, spoilerandone il contenuto, per poi dire, alla fine di ogni analisi, quale racconto le è piaciuto e quale no. Sapete quanti racconti le sono piaciuti dell'intero libro? Nessuno. E sapete perché? Perché sono racconti e i racconti non le piacciono, ma del resto lo aveva già detto nella premessa. La mia domanda è: ma perché, se proprio non ti piacciono i racconti, ti vai a comprare un libro di Carver?

venerdì 8 agosto 2014

democrazia

Sono uno di quelli che pensa che la democrazia se n'è andata a quel paese, un qualsiasi altro paese che non è l'Italia. Si può anche discutere se questo è stato fatto per il bene del paese o meno, se era necessaio o meno, se sarà utile o meno. Ognuno ha il suo punto di vista a proposito e non è detto che il mio sia quello giusto. Ma quello a cui stiamo assistendo in questi giorni non è un processo democratico, e se qualcuno sostiene il contrario, o sta mentendo o deve andare a cercarsi la definizione di "democrazia" sul vocabolario. Si sostiene sempre che nel gioco politico il cinismo è un elemento indispensabile, ma diamo almeno alle cose il loro nome. L'unico aggettivo che mi viene in mente per il nostro scenario politico è "machiavellico", non certo "democratico". La democrazia se n'è andata altrove.