In pratica nello stesso giorno arrivano le notizie contrastanti che da una parte riaprono cinema e teatri al 100% e discoteche al 50% (ma solo per chi ha il green pass, vero o falso che sia) e contemporaneamente in Europa ben 12 paesi della comunità europea, praticamente tutto l'est Europa (quello di Kafka, Màrai e della Szymborska, di Schiele, Kokoshka e Klimt, di Fritz Lang e Billy Wilder), chiedono di usare i fondi Europei per erigere muri di filo spinato contro i migranti. 12 paesi sono il 30% della comunità europea, è un terzo dell'Europa, è una cosa enorme, è come dire che un cittadino su tre di questo continente ti sta dicendo qualcosa di brutto e tu non puoi chiudere le orecchie e far finta di nulla. Ma tu a queste persone, questi europei proprio come te, cosa puoi rispondere? Che non sono democratici né accoglienti? Che non sono brave persone? Che non hanno diritto di stare in Europa come ne hai diritto tu perché non condividono la tua visione delle cose? Che sono in minoranza democratica e allora devono accettare le cose e stare zitti? Mi fa molta paura questa cosa. Il fatto che un cittadino europeo su tre abbia questi sentimenti in corpo e il fatto che due cittadini su tre possano chiudergli bocca in virtù del loro più forte potere economico.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
venerdì 8 ottobre 2021
sabato 12 giugno 2021
democrazia
Sto leggendo “Il cinema di Orson Welles” di Peter Bogdanovich (Il Saggiatore, 2016), una sorta di lunga intervista a puntate, registrate anche a molti anni di distanza l’una dall'altra, che offrono la più completa autobiografia del regista. Questa struttura, che per certi versi segue l’andamento rapsodico ed estemporaneo dell’ultima fase produttiva di Welles, ha la capacità di mostrare le tante contraddizioni dell’uomo, o come possa cambiare nel tempo il suo punto di vista su fatti e persone. Si sprecano le battute fulminanti e gli aneddoti di Welles che era letteralmente due cose: un genio e un grandissimo affabulatore. La cosa ancora più straordinaria, però, deriva dal rendersi conto, leggendo, come negli Stati Uniti il primo aspetto non sia quasi stato percepito, anzi è stato spesso minimizzato, rimosso, o addirittura negato a più riprese fino al punto di ridurre Welles al suo opposto, a un ladro di idee altrui o a una fortunata macchietta. Lo stesso Welles con le sue risposte prova a dare varie motivazioni per questo trattamento, dalla persecuzione maccartista alle invidie o inimicizie dell’ambiente cinematografico, fino a tirar fuori le proprie pantagrueliche intemperanze umane. Poi, a un certo punto, si toglie la maschera da uomo di mondo, e la mette sul piatto in maniera molto pratica: probabilmente è vero che sono un genio, ma un genio che non sbanca il botteghino, il che a Hollywood è come dire che sei un signor nessuno proprio come tutti gli altri. Ecco esplicitata, in tutta la sua pienezza, la celebrata democrazia americana.
giovedì 5 luglio 2018
#bogtitudine
lunedì 2 luglio 2018
democrazia
sabato 2 giugno 2018
festa della repubblica (e si vede)
domenica 18 febbraio 2018
revival
lunedì 19 gennaio 2015
critica della ragion impura
Oggi ad esempio mi è capitato di leggere la recensione abbastanza stupida di una ragazza, che premettendo di non amare assolutamente il genere dei racconti, per tutta una serie di motivi che non ho capito, si mette a recensire un libro di Carver. Analizza i racconti uno per uno, spoilerandone il contenuto, per poi dire, alla fine di ogni analisi, quale racconto le è piaciuto e quale no. Sapete quanti racconti le sono piaciuti dell'intero libro? Nessuno. E sapete perché? Perché sono racconti e i racconti non le piacciono, ma del resto lo aveva già detto nella premessa. La mia domanda è: ma perché, se proprio non ti piacciono i racconti, ti vai a comprare un libro di Carver?