martedì 31 maggio 2022

ostinarsi coi concorsi

“Ma perché vi ostinate a partecipare ai concorsi di poesia? – scrivono alcuni – I concorsi sono tutti truccati, oppure delle pagliacciate. E i poeti veri i concorsi non li guardano nemmeno, leggono i grandi e scrivono le loro cose per sé.” Sarà così, ma io so che la storia della poesia è piena, da sempre, di concorsi e di liti anche epiche fra i “poeti veri” per i premi in denaro: la mia preferita resta quella di Giorgio Caproni e Giovanni Giudici che al premio Viareggio 1988 contestarono la vittoria di Raffaello Baldini dicendo che la sua, che scriveva in dialetto di Santarcangelo, era una lingua “ignota”. Alla faccia della sportività dei poeti. C’è anche un’acidissima leggenda metropolitana che raccomanda di non partecipare mai a un concorso ogni qualvolta Milo De Angelis pubblica un nuovo libro perché tanto a quel punto li vincerà tutti lui. Uno mi dirà che Milo non ne sa nulla, che è tutta colpa dell’ufficio stampa di Mondadori. Ma io non ho mai sentito di De Angelis abbia che si sia sdegnato della cosa e detto: “Madonna, come li odio questi concorsi letterari, dove mi danno 1000, 2000, 5000 euro per aver scritto il mio libro, nono dateli a un altro, io preferisco restarmene a casa a tradurre Lucrezio.” Scrivo questo post contraddicendomi, perché dopo averli visti/vissuti a me i concorsi stanno mediamente antipatici ma non trovo giusto negarli ai miei autori, anzi di recente me ne sono scordati un paio a cui mandare dei libri e mi sento in colpa. Per fortuna che i concorsi sono sempre lì e li recuperiamo l’anno prossimo, sperando che Milo nel frattempo non pubblichi nulla.

lunedì 30 maggio 2022

la domanda

“Ma tu ci riesci a campare?”.

La domanda che ogni editore fa a un altro editore quando due editori si incontrano.

venerdì 27 maggio 2022

mando il link

Gentile editore, scrivo poesie di genere esistenziale. Sono molto giovane, ma dentro mi sento più grande della mia età. Ho pubblicato un libro con Amazon, ma senza troppo successo. Vi chiedo se può interessarvi pubblicare anche voi lo stesso libro. Ci terrei che venisse proposto come si deve prima di scrivere il prossimo. Vi mando il link [e mi linka la pagina di Amazon per acquistare il libro].

martedì 24 maggio 2022

forza

Oggi ho incontrato un’amica dei miei genitori a cui negli ultimi mesi è morto il marito. Le ho chiesto come sta. Mi ha detto: Dal giorno in cui è morto non so darmi pace, ma ogni mattina mi sveglio e parlo con lui. Gli dico, se mi ami come mi dicevi dammi la forza di andare avanti. Mi amava tanto, infatti sono ancora qui.

ineluttabilità

 Tocchi con mano la tremenda ineluttabilità del tempo quando cominciano ad arrivarti con insistenza i primi messaggi di qualcosa a cui ieri nemmeno pensavi: Hai problemi ad urinare? È ora di pensare alla prostata!

domenica 22 maggio 2022

penna

Salone del libro. Un torinese in perfetto spirito napoletano facendo riferimento a un non specificato stand (punta il dito verso l’orizzonte) mi avvicina con un sorriso e la chiacchiera facile e mi intorta rivendendomi una penna omaggio per 5 euro. Parte dicendo che è un editore in difficoltà, passa a piangere le miserie del mercato, della famiglia e dei figli che deve sfamare, e finisce per chiedermi un’offerta (“quello che vuoi Antò, una pizza e una cocacola”) per sé e i suoi amici, un gruppo di scalcagnati come lui che gli sta dietro, in cambio della penna. Volevo dargli un euro ma era poco, tanto fa che gliene ho dati 5, ma ne voleva 8 (“non sono un bandito, Antò, non ti preoccupare” ripete due volte). La particolarità della penna, vanta, è che ha un calendario incorporato a tendina che puoi tirare fuori all’occorrenza (“così quando ti fai una scopata, Antò, te la puoi segnare qui per ricordarti l'anniversario”). Ma se il calendario è nella penna, come fai a scriverci con la stessa penna? Lui mi guarda furbescamente: è questa la genialata, Antò, che te ne devi prendere un’altra. Quando capisce che non andrò oltre le 5 euro chiude rapidamente e mi saluta. “Mi sei simpatico, Antò, scegli un colore!” Le penne erano rosse, bianche e verdi. Ho scelto verde. Ho pensato che magari mi porta fortuna.

sabato 14 maggio 2022

rose

Mia madre mi ha appena raccontato la storia di una donna che rubava fiori al cimitero e se li portava a casa per adornarla. Tutti sapevano chi era, ma visto che veniva da una famiglia povera la lasciavano stare. Un giorno aveva rubato dalla tomba della mia bisnonna delle rose d’inverno che a mia nonna erano costate lo sproposito di 42.000 lire. Mia nonna ci rimase così male che fece in modo che venisse a sapere da una vicina quanto costavano le rose, sperando che si dispiacesse per quella perdita e le riportasse indietro. Ma la donna, quando seppe, ci rimase anche lei così male di sapersi all’improvviso ricca, che invece di perdere un simile tesoro o di buttarlo via una volta seccati i fiori, se li mangiò.

primo spettacolo

Ieri sera ho visto il mio primo spettacolo in teatro da quando è scoppiata la pandemia. Mi sono accorto così che anche per fare lo spettatore occorre una disciplina che dopo più di due anni a casa va riconquistata. Lo spettacolo, Museo Pasolini di Ascanio Celestini – due ore assai belle ma impegnative, com’è giusto, perché uno spettacolo serio deve dare ma deve anche chiedere – si è trasformato presto in una lotta fra immaginazione e corpo, con la mia immaginazione che spingeva per uscire e sollevarsi e il mio corpo che mi rimproverava, e faceva i capricci, per riprendere peso. Ma quanto è scomoda questa poltrona? Mi fa male la schiena, mi si sta addormentando la gamba! E questa mascherina quant’è odiosa! Mi sembra di portare una museruola! Mi manca l’aria, mi sta salendo il mal di testa, ecco che mi sta pulsando un occhio, è la prova che sta per partirmi un vaso sanguigno, maledetta museruola! Oddio, devo riprendere fiato, mi serve una pausa, fatemi alzare, non riesco più a seguire cosa dice… e se l’abbassassi piano piano sul mento e mi prendessi una boccata d’aria, mi noterà qualcuno? Ma non c’è storia, devo, o quello o vado in ipoventilazione! E così avremo due poeti morti stasera, Pier Paolo Pasolini e Vitantonio Lillo, uno ammazzato dal fascismo e l’altro dalla mascherina. Ma quella che mi scalcia dalla poltrona dietro che vuole, starà soffocando anche lei? Madonna, meglio non pensarci, meglio concentrarsi sulle parole… Ma qui mi sta venendo fame, sono due ore che Ascanio parla di maritozzi nel caffè, di caciare e caciotte, di mangiarsi gli elefanti del circo! E se comincia a brontolarmi lo stomaco si sentirà in sala? Ma come fa a parlare così tanto senza incepparsi? Gli verrà mai sete? E il mal di gola? Si scorderà le parole qualche volta? E con un corpo così piccolo, dove le terrà nascoste?

pigri pregiudizi

Stamattina mi sono svegliato con la notizia del nostro Primo ministro che dice apertamente che la storia del sud è più complicata di quello che ci hanno raccontato, che il sud è stato rovinato dalla cattiva e fallimentare gestione dello Stato italiano, il quale ha messo pezze su questa cattiva gestione coprendosi dietro una serie di “pigri pregiudizi” che sono nella sostanza identici a quelli inventati dal colonialismo: i meridionali, come gli indigeni, sono pigri, ladri e ritardati. Fino al punto di farlo credere anche a noi. Quando se ne lamenta un meridionale gli rispondono che il suo è un pregiudizio al contrario, una forma di vittimismo congenito, perché i meridionali sono anche vittimisti. Ieri però lo ha detto il Primo ministro e io come meridionale la prendo come una ammissione importante da parte dello Stato. Che attenzione, non sta facendo mea culpa per spalate di merda che ci hanno fatto mangiare, ma rilancia i suoi piani per noi, dicendo che ora vuole investire nel Sud, e meglio ancora nella sua riqualificazione energetica! Insomma, lo stesso sud che si affacciava sul Mediterraneo da cui arrivavano i poco graditi migranti, adesso deve accogliere a braccia spalancate i rigassificatori che sostituiranno quelli russi. E ce la fanno passare come una nostra conquista. L’energia ci serve, punto. Ma così è ancora una volta una presa per i fondelli, e c’è sempre la paura che riescano ad attuare quelle porcherie contro cui abbiamo lottato per anni, ovvero costruire impianti in zone naturali o di interesse paesaggistico, come quando volevano fare – perché?! – una centrale nucleare nella riserva naturale di Torre Guaceto. Ma d’altra parte che alternative abbiamo? Cos’altro possiamo inventarci per vivere? Turismo a parte, che certo va bene, ma sempre più mi sembra diventato una forma di colonialismo 2.0. Aspettare i nuovi ricchi del pianeta che vengono qui a rilassarsi con la loro carta di credito e se gli viene voglia ti pisciano sulla porta di casa e tu li ringrazi perché ti stanno pagando per farlo.

giovedì 12 maggio 2022

dalla parte di chi ferisce

Ieri ho visto L'Agnese va a morire di Montaldo, per cui stanotte ho sognato qualcuno che mi sparava in faccia. Stamattina al risveglio lunga telefonata di un autore a terra, per dirmi che forse il libro che voleva fare non si farà più. Perché? Ci sono segni che mi danno cattivi auspici per il futuro, non voglio parlarne, mi viene la nausea solo al pensiero di dovermi spiegare con qualcuno. Questo dopo avermi tenuto un'ora al telefono. Lo consolo come posso, buttando nel cesso giornate di lavoro intorno al suo libro che nessuno mi ripagherà. Alle 12.30 sono già stufo di tutto. Stasera mi guardo Il giocattolo, sempre di Montaldo, magari è la volta che nel sogno cambio punto di vista e sono io che sparo, solo per capire che si prova a stare dalla parte di chi ferisce.


martedì 10 maggio 2022

sonno

Ultimamente mi è cambiato il sonno. Prima facevo tutta una tirata e mi svegliavo presto, usando le prime ore del mattino per leggere. Adesso mi sveglio nel cuore della notte per attacchi di panico che mi tolgono il sonno e mi consegnano al buio e alla paura, alla conta di ogni mio difetto per odiarmi meglio, e riprendo sonno soltanto quando cominciano a cantare gli uccelli, che hanno il potere tranquillizzante e miracoloso di rimettermi in pace con me stesso. Così mi è venuto da pensare a un mio amico falegname che aveva lo stesso problema e si era montato una enorme gabbia per uccelli in un soppalco sopra il letto, piena di esemplari che sollevavano un coro che si sentiva dalla strada. All'epoca mi era sembrata una follia. Ora mi pare di capirlo. Si deve attraversare una soglia di dolore per entrare nelle manie degli altri.

venerdì 6 maggio 2022

l'informazione libera

Oggi ho ripensato a quando facevo il giornalista. Una volta scrissi contro un gruppo neofascista locale, venni minacciato più volte (telefonate notturne, insulti, una volta mi fermarono per strada per menarmi), tutti si indignarono, ma nella sostanza venni lasciato da solo. Un’altra, per difendere un lettore, scrissi una cosa contro un sindaco: questi mi chiamò nel suo ufficio e mi disse che mi avrebbe fatto “cacare sangue” (parole sue): venni lasciato solo. Un’altra volta, durante una conferenza, feci una domanda antipatica a un politico, venni insultato pubblicamente, pretesi delle scuse, il politico si scusò e mi strinse la mano per far pace. Qualcuno ci vide e il giorno dopo si diceva in giro che mi ero fatto comprare. Una volta facemmo col mio giornale, molto prima del processo, un approfondimento sull’Ilva: i lettori ci scrissero lamentandosi che a loro dell’Ilva non gliene fregava nulla, ci dava lavoro, punto, invece volevano notizie dell’assessore pizzicato in un parcheggio con una donna. Un’altra volta parlammo del fallimento poco chiaro di un’azienda che avrebbe lasciato molti col culo per terra. I lettori mi scrissero che ero diventato noioso, che quella era una storia vecchia e l’agricoltura non serviva a nulla, il futuro del territorio era il turismo, come in effetti è stato con esiti a volte discutibili. Questo più di dieci anni fa, prima che mi disgustassi al punto da non volerne sapere più nulla. Ogni tanto leggo qualcuno che si lamenta perché la nostra informazione non è libera. Perlomeno io non sono mai stato ammazzato da nessuno, anche se a volte ho temuto mi ammazzassero il gatto per ripicca. Ma a me pare che spesso non sia libera anche per colpa del pubblico, che è complice. Perché ogni informazione di merda è fatta per il pubblico di merda che si merita. Pubblico che vuole informazione poi vota per vent’anni Berlusconi, che devasta il paese con l’abusivismo edilizio poi si lamenta della volgarità e del gossip. Vogliono vendetta per ogni male, ma ti chiedono di farla per loro (quante “soffiate” che ho ricevuto), ma se appena appena li deludi allora sei un venduto. E se dici loro ciò che sono se la legano al dito, oppure applaudono come se fosse divertente sentirsi dare degli stronzi. Del resto si sa, gli stronzi sono sempre quelli ai lati.

mercoledì 4 maggio 2022

videochat

Oggi in videochat con Stoccolma con una ragazza che mi contatta per farmi delle domande e mi chiede: Lei come si definirebbe in tre parole? Io pronto le rispondo: Provolone di provincia. Lei: Ma è serio o sta scherzando? Sto assolutamente scherzando. Ma scusi, lei dove vive? In Puglia. Ah, è pugliese, ora ho capito tutto.

un vero falso

Devo dire che un po' mi fa sorridere vedere persone che fino a due mesi si indignavano contro di lui e dicevano a voce alta che papa Francesco era un ipocrita e tutti i preti dei pedofili incalliti, che ora condividono i post-santini del papa in cui parla della pace e dicono papa Francesco ha ragione! Qualcuno un po' si vergogna e chiarisce: Se persino uno (falso) come Francesco lo dice, allora deve essere proprio vero!

domenica 1 maggio 2022

disumanità

Ieri leggevo un articolo dove si dice che non è vero che gli ucraini sparano e basta, che in molte città ucraine ci sono persone che stanno facendo resistenza nonviolenta ai russi. Non usano le armi, li rifiutano opponendosi coi corpi rigidi, le mani vuote, gridando che non vogliono Putin e rischiando la pelle esponendosi allo stesso modo dei soldati (molte donne vengono stuprate). Perché i giornali occidentali non ne parlano, si chiedeva il giornalista. Ma io, proprio leggendolo, mi chiedo invece perché abbiamo tolto a quelle persone, persino a quelle che non usano i fucili, il diritto a dire che la loro è resistenza. Non parlo di fare una guerra e nemmeno di riarmo, per cui ho sempre molti dubbi. Per me è una questione morale basata sulla dignità, perché per me la resistenza è prima di tutto un fatto di dignità. Perché questo abbiamo fatto ed è la cosa che più mi dà fastidio. Nella nostra ansia di evitare una escalation militare, di essere giusti e severi, di analizzare il conflitto dall’alto, di distinguere perfettamente il significato delle parole, di togliere qualsiasi giustificazione a quella causa per disinnescarla, abbiamo insinuato e detto e scritto che un intero popolo non avesse diritto a una sua resistenza, che quella resistenza è una menzogna, che non ha giustificazioni, che in Ucraina sono tutte vittime sacrificabili per un bene superiore oppure fascisti che si meritano ciò che stanno subendo oppure burattini nelle mani di un attore e degli americani. Ho letto persone di tutto rispetto che hanno scritto interi trattati contro la Nato, Biden o Putin, contro l’UE e i potenti della terra e non hanno sprecato due righe in più per dire: chissà come reagirei io se un giorno arrivasse qualcuno a stuprare mia figlia o a bruciarmi la casa dicendomi che da quel giorno sono cose sue. E se reagissi, o se anche reagissi disarmato, non avrei diritto a sentirmi dire che sto resistendo come posso a un nemico? Io non capisco niente di politica, vivo in campagna, preferisco gli animali agli uomini e ho una visione limitata delle cose del mondo, ma questa è la cosa che più mi ha fatto male dalla nostra parte: non il fascismo degli altri, ma la disumanità della nostra logica. Detto questo, certamente, nemmeno io voglio la guerra.