Ieri leggevo un articolo dove si dice che non è vero che gli ucraini sparano e basta, che in molte città ucraine ci sono persone che stanno facendo resistenza nonviolenta ai russi. Non usano le armi, li rifiutano opponendosi coi corpi rigidi, le mani vuote, gridando che non vogliono Putin e rischiando la pelle esponendosi allo stesso modo dei soldati (molte donne vengono stuprate). Perché i giornali occidentali non ne parlano, si chiedeva il giornalista. Ma io, proprio leggendolo, mi chiedo invece perché abbiamo tolto a quelle persone, persino a quelle che non usano i fucili, il diritto a dire che la loro è resistenza. Non parlo di fare una guerra e nemmeno di riarmo, per cui ho sempre molti dubbi. Per me è una questione morale basata sulla dignità, perché per me la resistenza è prima di tutto un fatto di dignità. Perché questo abbiamo fatto ed è la cosa che più mi dà fastidio. Nella nostra ansia di evitare una escalation militare, di essere giusti e severi, di analizzare il conflitto dall’alto, di distinguere perfettamente il significato delle parole, di togliere qualsiasi giustificazione a quella causa per disinnescarla, abbiamo insinuato e detto e scritto che un intero popolo non avesse diritto a una sua resistenza, che quella resistenza è una menzogna, che non ha giustificazioni, che in Ucraina sono tutte vittime sacrificabili per un bene superiore oppure fascisti che si meritano ciò che stanno subendo oppure burattini nelle mani di un attore e degli americani. Ho letto persone di tutto rispetto che hanno scritto interi trattati contro la Nato, Biden o Putin, contro l’UE e i potenti della terra e non hanno sprecato due righe in più per dire: chissà come reagirei io se un giorno arrivasse qualcuno a stuprare mia figlia o a bruciarmi la casa dicendomi che da quel giorno sono cose sue. E se reagissi, o se anche reagissi disarmato, non avrei diritto a sentirmi dire che sto resistendo come posso a un nemico? Io non capisco niente di politica, vivo in campagna, preferisco gli animali agli uomini e ho una visione limitata delle cose del mondo, ma questa è la cosa che più mi ha fatto male dalla nostra parte: non il fascismo degli altri, ma la disumanità della nostra logica. Detto questo, certamente, nemmeno io voglio la guerra.
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