sabato 14 maggio 2022

primo spettacolo

Ieri sera ho visto il mio primo spettacolo in teatro da quando è scoppiata la pandemia. Mi sono accorto così che anche per fare lo spettatore occorre una disciplina che dopo più di due anni a casa va riconquistata. Lo spettacolo, Museo Pasolini di Ascanio Celestini – due ore assai belle ma impegnative, com’è giusto, perché uno spettacolo serio deve dare ma deve anche chiedere – si è trasformato presto in una lotta fra immaginazione e corpo, con la mia immaginazione che spingeva per uscire e sollevarsi e il mio corpo che mi rimproverava, e faceva i capricci, per riprendere peso. Ma quanto è scomoda questa poltrona? Mi fa male la schiena, mi si sta addormentando la gamba! E questa mascherina quant’è odiosa! Mi sembra di portare una museruola! Mi manca l’aria, mi sta salendo il mal di testa, ecco che mi sta pulsando un occhio, è la prova che sta per partirmi un vaso sanguigno, maledetta museruola! Oddio, devo riprendere fiato, mi serve una pausa, fatemi alzare, non riesco più a seguire cosa dice… e se l’abbassassi piano piano sul mento e mi prendessi una boccata d’aria, mi noterà qualcuno? Ma non c’è storia, devo, o quello o vado in ipoventilazione! E così avremo due poeti morti stasera, Pier Paolo Pasolini e Vitantonio Lillo, uno ammazzato dal fascismo e l’altro dalla mascherina. Ma quella che mi scalcia dalla poltrona dietro che vuole, starà soffocando anche lei? Madonna, meglio non pensarci, meglio concentrarsi sulle parole… Ma qui mi sta venendo fame, sono due ore che Ascanio parla di maritozzi nel caffè, di caciare e caciotte, di mangiarsi gli elefanti del circo! E se comincia a brontolarmi lo stomaco si sentirà in sala? Ma come fa a parlare così tanto senza incepparsi? Gli verrà mai sete? E il mal di gola? Si scorderà le parole qualche volta? E con un corpo così piccolo, dove le terrà nascoste?

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