Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
venerdì 7 febbraio 2025
tette e corpi
sabato 14 maggio 2022
primo spettacolo
sabato 30 gennaio 2021
arti
Qualche settimana fa leggevo un articolo (su Internazionale) in cui Robert Wyatt diceva che più ancora della caduta dalla finestra che lo ha reso paralitico, a causargli qualcosa di simile alla sindrome dell’arto fantasma era stata la cacciata dai Soft Machine, la band di cui era stato cofondatore. I Soft Machine, da allora, passano sempre per i cattivi della situazione, ma se vai a vedere le date avevano tutti fra i 25 e i 28 anni, erano giovanissimi, e rigidi idealisti. La cosa straordinaria, secondo me, viene fuori proprio confrontando le date. Ti accorgi che sia Soft Machine che Wyatt, per i successivi trent’anni, andranno avanti per la loro strada, spesso al singhiozzo e senza più una formazione definita, seguendo percorsi quasi perfettamente paralleli, persino nelle pause e nei silenzi discografici. Come se l’uno non potesse muoversi senza il riflesso dell’altro, proprio come fanno appunto due arti, per quanto separati, dell’identico corpo.
giovedì 9 luglio 2020
mantenere la giusta distanza
di me stesso
tenendomi a adeguata distanza
dal corpo
una parte di me mi diceva
vien qua fatti avanti
stringiti pure a me se hai paura
l’altra
si rifiutava di obbedire
come si fa con un genitore assillante
o con un amante
che ci ha troppo deluso
siamo ancora assuefatti al suo corpo
un fringuello di terra
la sua ombra.
sabato 4 aprile 2020
bisogni
mercoledì 11 settembre 2019
da che parte sto
venerdì 9 giugno 2017
il corpo di chi scrive
[Alessandro Carrera, I poeti sono impossibili, Sossella 2016]
mercoledì 3 agosto 2016
la grinza
S’accocchia con le altre nella rete
di tutti quei sorrisi silenziati
per troppa timidezza a dirsi vivi.
S’accocchia e mette un soldo
dentro gli anni che invecchiano
pian piano negli affanni del corpo
che non più riconosco se lo vedo
maneggiato dal tempo senza cura
e dagli schianti del cuore. Ancora mio
e non proprio mio se lo ricordo
quando speravo di potermi poi salvare.
Mai stato mio quando realizzo
di non essere mai stato salvato.
venerdì 22 gennaio 2016
pensiero di mezzanotte sulle tette
martedì 8 ottobre 2013
tenersi in luce
che regge di quest’acqua il peso. A due a due
a tre a quattro vengono come sull’arca
a ripararsi gli insetti, invadono il tetto
dal giardino, intasano le porte le finestre
aperte. Spalanco le mie braccia come posso
muri per difenderli dal tempo dalla storia
che impietosa li guarda trascinarsi sul ventre
zampettare verso l’asciutto, tenersi
il più possibile in luce per non venir pestati.
lunedì 27 maggio 2013
la conta
l’appetito dalle ossa scricchiolanti
il mignolo amputato e il calore dalla guance
poi la ragione ma non il sentimento
non il dolore quando lo voltiamo
sul fianco per lavarlo
se il suo corpo si scioglie nel panno
come l’uovo di cioccolato.
martedì 21 maggio 2013
quando muore un poeta
ogni amore
ogni sospiro o malanno
ogni dubbio o illuminante passione
ogni malumore
ogni voce o quell’unico grande sorriso
il suo braccio armato di penna
lo stesso suo viso immaginato
il riflesso di chi lo ha fissato
e toccato nel buio profondo del cuore
nel suo corpo-poesia
negli anni forgiato a piccoli morsi
del mondo
il suo corpo che tutto ha mangiato
ogni briciola lasciata nel bosco
a salvarla.
venerdì 15 febbraio 2013
per una bibliotecaria, il 13 febbraio
iniettandomi in pancia un nodo duro
d’invidia – grosso quanto una noce –
per chi t’ama
straordinaria ragazza che mi guidi
fra corridoi e scaffali verso i bagni
per sederci infine a una finestra
a mangiare cioccolato. Fuori
in un grande prato verde
sta un albero isolato
ignaro del tempo del destino
suo di re senza un abbraccio.
Eccoci lì noi due – io re
e tu mio prato non arato – domani
la vita ci ritrova sempre uguali
non cambia. Ma oggi ti canto
del nostro anticipato
San Valentino. – Mi sciolgo d’amore
nell’ultimo bacio negato
all’orecchio lucido puntato come radar
delle tue colleghe ficcanaso.
Mi sciolgo d’amore per te
punito perché il solo toccarti
mi altera il corpo mi uccide
se mia non posso dirti. Oppure
Dio chissà vuole purgarmi.
mercoledì 5 dicembre 2012
da domani ci stanno le ore...
Da domani ci stanno le Ore a dar significato al tempo/mondo.
Unico punto fermo è l’esistenza del CORPO.
Esistono corpi senza ragione ma esistono. Sono corpi umani
che nel mare del nulla si ostinano ad essere: assurdo!
Da domani si muovono verso quel punto (che) da domani
possono anche/non sempre/comprendere.
mercoledì 7 novembre 2012
strano come il corpo assuma propria vita...
e si muova lentamente contro l’io
si sbricioli in pezzetti e come mine vaganti
si sparpagli a colpirsi a
autodistruggersi pian piano
attraverso le fessure i nascondigli
le zone franche o di pudore
sgherro del tempo o di un caso
feroce intriso di dolore.
domenica 8 aprile 2012
segnalazione
Ho riletto di recente “L’innocenza del male” di Antonio Lillo, edito da Lietocolle nel 2009.
Lillo è un poeta non laureato, per dirla alla Montale, ma è anche un poeta che utilizza i mezzi espressivi dei maestri del secondo Novecento con impeccabile padronanza. Operazione condotta con consapevolezza e sfacciataggine, come quando ad esempio Lillo rivela il rapporto con la poetica di Vittorio Sereni, soprattutto. Ma sono tanti i contatti “nobili”, espliciti e non, come con Pasolini, Fortini, Penna, Pagliarani, lo stesso Montale e la cosiddetta Linea Lombarda.
Nel solco di questa tradizione, accade che i sentimenti, nominati, prendano invece la forma immaginifica del verso, come la sofferenza, che, “caricandosi, s’aggruma a tappo in gola”. È come se il reale, attraverso l’azione, e, soprattutto, attraverso la parola, e grazie alla parola, prenda realmente corpo, al punto da pensare che prima della parola ci sia solo il nulla. Così l’amore “si / presenta tuo durante il bacio / in ascensore. Poi sparisce all’ora di / sciacquare / i peli caduti sul fondo della doccia”. Pare essere questa la conclusione umana e poetica del poeta di Locorotondo: “E se / la poesia la politica il semplice fare / non fossero altro che un esserci in fondo?”
È il movimento delle cose, degli oggetti, degli animali prima che delle persone, l’azione insomma, che rivela l’esistenza, come il semplice incresparsi della carta, o la fuga terribile di un ratto che scava gallerie dentro il corpo, e al poeta non resta che cercare di lasciare un’impronta nell’altro. In fondo, l’azione poetica, atto solitario, rivive solo nel momento in cui stabilisce un contatto con l’altro. Lillo è infatti anche un poeta narcisista, che si compiace del suo modus vivendi et scribendi, ma al tempo stesso ha l’umiltà di non prendersi troppo sul serio, come quando semplicemente scrive “Forse mi do troppa importanza”. Se il soggetto dominante infatti è l’io, non mancano molte forme impersonali, e soprattutto, spesso sono gli animali (ratti, cani, gatti, anitre, canarini, pesci), le piante, o altre volte anonimi vicini di casa, o pescatori, o clandestini, a occupare cinematograficamente la scena poetica.
Sul piano del predicato invece, è frequente l’uso dell’imperfetto o del passato remoto, ma pare trattarsi solo di un espediente stilistico o retorico, perché domina appunto l’azione, lenta, lentissima, ma continua, sulla stasi, quasi che il poeta viva un eterno presente, tempo per attualizzare il passato e immaginare il dispiegarsi del futuro. Lo spazio in cui il fare, la vita, trionfano, è la provincia, con la sua incantevole distanza e indifferenza dal e al potere, e questo spiega anche l’uso frammentario di un dialetto che dà voce a personaggi buffi ed eroici, come nel cinema felliniano: un poeta che suona nella banda ai funerali, o il soggetto stesso che si ritrova chiuso in un portone assolato ad aspettare un amico e il mondo intero.
“L’innocenza del male” è un libro che, nella sua ricercata disomogeneità, si rivela in continuo movimento, in costante tensione estetica e umana, a significare un crescente, incontenibile, innamoramento per la vita: “balliamo sgraziati / da lento fuoco / abbracciati”.
Ma se qualcuno chiedesse all’autore il motivo per cui scrive, Lillo, col suo cinico romanticismo, risponderebbe che conta solo di conquistare qualche bella ragazza, magari citando Simone Cattaneo.
(Vito Russo)