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domenica 29 settembre 2019

la domandona domenicale

La figlia della mia macellaia, che mi vende di solito bistecche molto tenere, ha avuto da svolgere in classe un tema su una mia poesia. Poesia che le è sembrata subito difficile, da intendere a da approfondire. Tanto che la povera bambina ha preso quattro. Perché mai – è la domanda ironica e incazzata della macellaia – il signor poeta a cui vendo bistecche di primo taglio e scelta, da parte sua non sa fornire ai ragazzi, quindi anche alla mia bambina, una poesia che si possa cuocere e masticare con altrettanta facilità? Senza farsi saltare via i denti? Perché la poesia deve essere difficile e involuta? 

(Roberto Roversi, La poesia, il critico e la bistecca, in appendice a Dal fondo. La poesia dei marginali, a cura di Carlo Bordini e Antonio Veneziani, Avagliano, 2007)

giovedì 6 giugno 2019

le cose

– Quando sono in accordo con le cose, – disse il signor Keuner, – non sono io a capire le cose, sono le cose che capiscono me. 

(Bertolt Brecht, Storie del Signor Keuner, Einaudi 2008)

lunedì 4 marzo 2019

comprensione

La mia gatta, osservando me, si è sollevata a un livello superiore di comprensione dei bisogni comuni. Infatti non fa più i suoi bisogni nella volgarissima terra del giardino, ma direttamente nel vaso. Il problema adesso è farle capire la differenza fra il vaso innocuo dei gerani e quello meno innocuo del basilico o del prezzemolo o della salvia.

martedì 24 febbraio 2015

anche

Certe volte leggo alcuni scrittori pluripubblicati, pluripremiati dalla critica, plurivenduti, e non capisco una mazza di cosa hanno scritto, o faccio una fatica incredibile per capirlo. E mi chiedo se capita anche agli altri di non capirli, o se capita anche con me, che uno delle volte non mi capisce. E mi chiedo anche come fanno a vendere tanto.

lunedì 23 febbraio 2015

l'anno prossimo

Sto pensando che ho 38 anni appena compiuti, nessun lavoro certificato, nessuna possibilità di andare in pensione. L'anno prossimo nel mio paese ci sono le elezioni. Quasi quasi faccio come tutti e mi candido. Ai miei eventuali elettori prometto che con me i consigli diventeranno comprensibili a un italiano medio.

venerdì 9 gennaio 2015

dieci

Allora, sono d'accordo che la laurea non è una cosa necessaria, sono d'accordo che vivere, viaggiare, far esperienze sia fondamentale alla crescita, sono d'accordo che solo provando, e sbagliando, s'impara; ma non credo né crederò mai che una persona che in vita sua non ha letto nemmeno un libro possa avere maggiore comprensione dei meccanismi del mondo di una persona che di libri ne ha letti dieci, o cento, o mille. E credo che chi lo dice non ha capito nulla, o se ha capito qualcosa, di certo non ha capito il mondo, ma solo una sua piccola parte.

lunedì 6 ottobre 2014

per le rime

Mai più mi abituerò a un addio
in un giorno di pioggia
come adesso che scavo coi polsi
fin dentro le rime. Dura la tua:
«l’amante/ è andante». Ma dove?
«In culo!» a citare il poeta.
Qui piove. E non offre riparo
un balcone, un ombrello
appena un ricordo che già dici
passato. A che serve? Non sai.
Anche oggi rimetto sul piatto
(di nuovo) quel vecchio vinile:
Just Friends. Rifiuto – mi dici –
testardo, di volerti capire.

martedì 27 agosto 2013

indifferenza e solitudine

Leggo una notizia su la Repubblica riguardante il papa che chiama una ragazza argentina vittima di stupro. Più della notizia, però, mi stupiscono i commenti dei lettori, che fanno a gara a chi dice la cosa più sarcastica o cattiva possibile contro il papa e quel suo gesto. Mi irrita qualcosa di questi commenti, perché partono tutti da una premessa di fondo, in cui il papa è in malafede e non gliene frega nulla della ragazza. Il punto è che, nella loro ansia di colpire Lui, anche loro rivelano una totale indifferenza verso la ragazza. Alla fine, insomma, fra giusti e corrotti, di questa poveretta violentata da un poliziotto e che ha chiesto conforto a Francesco scrivendogli una lettera, pare non importare proprio nulla a nessuno. E questo mi infastidisce non tanto per il papa, che in buona o cattiva coscienza almeno la cornetta l'ha sollevata, mi irrita perché il nuovo pubblico della Sinistra (che poi chiede a gran voce prese di posizione forti per i gay o l'aborto, ma in nome di chi?) si rivela in tutto e per tutto quello che è: cinico, furbo e non poco stronzo verso il prossimo, il che personalmente me lo fa sentire lontano. Ho sempre pensato che l'essenza del socialismo fosse la fratellanza, l'amicizia. Invece più vado a Sinistra e più mi sento solo. C'è qualcosa che non va.

mercoledì 5 dicembre 2012

da domani ci stanno le ore...

                                                                               A Claudio Catalano
 
Da domani ci stanno le Ore a dar significato al tempo/mondo.
Unico punto fermo è l’esistenza del CORPO.

Esistono corpi senza ragione ma esistono. Sono corpi umani
che nel mare del nulla si ostinano ad essere: assurdo!

Da domani si muovono verso quel punto (che) da domani
possono anche/non sempre/comprendere.

giovedì 29 novembre 2012

i colori dei precipizi

Mi punge nell’occhio
uno spino di luce sfuggito
al gran male del mondo.

*

La primavera indossa il vespero più bello
mi crescono sulle unghie lune amare
anche un minuto solo di tregua
la mia miseria è farmi uccello
che canta all’alba
la sua vita in un pugno di piume.

*

Tu non sapevi scrivere
ma quante cose avresti voluto lasciare
parlavano i tuoi occhi azzurrissimi
i segni sul viso a contenere vite

le tue mani grandi tenevano fermo il mio corpo
non la morsicatura alla lingua

soltanto erano più bianchi i tuoi capelli
pallidi e trasparenti gli occhi
ma ancora belli e profondi
stille di olio Santo nel letto della tortura

un bacio sospeso al mio male
nei tuoi pugni quella sera ho messo il mio cuore

e una lettera
(tu non sapevi leggere…)


Le poesie che pubblico vengono da I colori dei precipizi, poemetto del 2011 di Michelangelo Camelliti sulla malattia che crea distanza, e che tanto mi ricorda certe mie ricerche (e vicende) attuali.
Ho incontrato Camelliti una sola volta nella mia vita, a Roma nel 2007, gli avrò parlato meno di cinque minuti. Era l’8 dicembre e lui era vestito di bianco, con una bella sciarpa di seta viola e portava i sandali. Aveva la barba lunga ma curata, e io pensai che fosse il classico poeta radical-chic. Un anno dopo, tramite un comune amico, è diventato l'editore del mio primo libro. L’ho sentito al telefono per concludere l’accordo e, a distanza, era già una persona più seria, pratica, parlava con disinvoltura di soldi. Per la verità all’inizio mi ha scambiato per un altro, Lillo Gullo, famoso poeta siciliano, e io pensai chissà, mentre mi parlava, forse vuole Gullo e non me, ha fatto il numero sbagliato e ora mi pubblica per non ammettere l’errore. Il dubbio mi è rimasto, anche perché altri, poi, mi hanno assicurato che è un gran distratto.
Ora lo ritrovo qui, fra queste righe dedicate a suo padre, accomunato da una tristezza che conosco bene ma che in fondo non è la mia, perché, per quanto se ne dica, ognuno è solo nel proprio dolore. E anche se troviamo qualcuno, per scelta o per caso, con cui riusciamo ad aprirci ed esprimere così l’un altro dei sentimenti che sembrano simili, fraterni, è solo roba di poco, un’ora, un istante di pura comprensione, perché le immagini non combaciano mai perfettamente. Per questo di tali istanti dobbiamo essere grati, sono beni preziosi.