La figlia della mia macellaia, che mi vende di solito bistecche molto tenere, ha avuto da svolgere in classe un tema su una mia poesia. Poesia che le è sembrata subito difficile, da intendere a da approfondire. Tanto che la povera bambina ha preso quattro. Perché mai – è la domanda ironica e incazzata della macellaia – il signor poeta a cui vendo bistecche di primo taglio e scelta, da parte sua non sa fornire ai ragazzi, quindi anche alla mia bambina, una poesia che si possa cuocere e masticare con altrettanta facilità? Senza farsi saltare via i denti? Perché la poesia deve essere difficile e involuta?
(Roberto Roversi, La poesia, il critico e la bistecca, in appendice a Dal fondo. La poesia dei marginali, a cura di Carlo Bordini e Antonio Veneziani, Avagliano, 2007)
1 commento:
Ecco, perché non alimentare anima e mente in modo digeribile?
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