lunedì 29 ottobre 2018

storia del mio lunedì

Oggi, come sempre, dovevo lavorare a un sacco di cose. Però, fra i vari impegni, avevo anche da scrivere, per dicembre, un raccontino di tre-quattro paginette per una rivista. Così, stamattina, mi sono svegliato presto con questa idea in testa, e mi sono detto: ho una mezz'ora di tranquillità, butto giù l'idea per il racconto e poi comincio col lavoro serio. Da allora, sto ancora sul racconto, che nel frattempo è diventato talmente lungo da essere ormai inutile per la rivista. Insomma, mi sono chiesto poco fa, ho perso una giornata di lavoro per cosa? Poi ho visto il tempaccio di fuori e mi sono ricordato dell'eterno Fortini: Nulla è sicuro ma scrivi! Perché scrivendo vedrai che forse non oggi, forse non domani, ma un giorno la butterai nel culo anche agli dei. Parola di poeta.

sabato 27 ottobre 2018

gli amici

A fine mese esce la raccolta di tutte le poesie di Valerio Magrelli per Einaudi. Titolo: Le cavie. Per una volta sono contento di non aver dato retta al mio istinto, e invece di aver comprato negli anni tutti i suoi libri (spendendo assai di più di quello che farò adesso), averli presi in prestito agli amici, ché gli amici servono sempre, soprattutto per leggere poesie a sbafo.

venerdì 26 ottobre 2018

i morti

Nel pomeriggio mi è salita la febbre, una febbriciattola stupidissima. E visto che mi sentivo stanco ho pensato bene di mettermi a letto e tanto per passare il tempo mi sono messo a leggere La pelle di Malaparte. Non l'avessi mai fatto, ho cominciato a sentirmi morto anche io come tutti i protagonisti delle sue pagine. A un certo punto ho preso sonno e nel dormiveglia mi sentivo i vermi che mi strisciavano addosso, sotto le coperte, ho cominciato ad avere paura, finché non ho sentito un gran bruciore alla gamba, ed era il gatto che si era infilato sotto la coperta, fra le mie gambe e unghiava perché ho cominciato a scalpitare e gli ho messo paura. Proprio come fanno i morti quando cominciano a muoversi.

da un qualunque venerdì

Ma il levante adolescente
lui rimane dalla parte del sangue
spingendo il cappero alla conquista dei castelli
di origano c’inonda di pasque e di limoni
convince il fico a riaprire il dolce sesso
l’aglio ad essere soprattutto se stesso.

È così
che da un qualunque venerdì
spunta la Festagrande del dolore
le litanie diventano linguine
e fiumi scorrono di cere e di rosolii
in memoria di quando si sognava a due colori
che bastava un fischietto a battezzarci uomini.

Lino Angiuli, Giorni di festa, Schena

giovedì 25 ottobre 2018

lo spettacolo sociale

Ripensavo a ciò che mi ha detto ieri un ragazzo, che le tematiche sociali ormai hanno fatto il loro tempo, annoiano, e che bisognerebbe puntare maggiormente sulla fiction. Per certi versi concorda, per altri si allontana con quanto osservavo stamattina: la diffusione di un video virale realizzato da This is Racism contro la politica discriminatoria della Lega, e il recente successo del film su Stefano Cucchi. In altre parole, non è vero che in Italia il discorso sociale sia superato o non si possa affrontarlo artisticamente, però lo si può affrontare nella sola misura in cui se ne può fare un film. Insomma, forse è vero: per parlarci dei nostri problemi servono meno scrittori e più sceneggiatori, così come avevano già intuito personaggi come Pasolini o Elio Petri nel suo sodalizio con Sciascia. Mi chiedevo perché succede, e la prima risposta che mi è venuta in mente, ma potrei sbagliarmi, è che è un retaggio della cultura della Chiesa in cui siamo cresciuti, quella in cui si allevava il popolo analfabeta alla Parola non attraverso la lettura della messa (che era in latino fino a metà del secolo scorso) ma attraverso gli affreschi nelle chiese, che ricordiamo stanno lì non per fare arredo, ma per istruire attraverso la “messa in scesa” di alcune storie. Mi pare lo stesso concetto, lo stesso tipo di cultura visiva. Lì dove mancano i mezzi o la voglia necessari al lavoro di astrazione che ti può richiedere un testo, lì arriva il cinema, il video, che quel lavoro lo fa a monte, sintetizzando il tutto in poche immagini precise ed emotivamente coinvolgenti: perché, si sa, il tema sociale, per essere uno spettacolo efficace, prima di indignare deve soprattutto commuovere.

mercoledì 24 ottobre 2018

la nuda verità

Un ragazzo che scrive (ma al quale, puntualizza, non importa nulla di pubblicare) mi dice senza peli sulla lingua: “Non ci trovo nulla di speciale nel tuo concorso. La pubblicazione gratuita dovrebbe essere garantita a prescindere da un editore serio, e la tematica sociale è scontata, lo fanno tutti, basta col sociale, non se ne può più! Che stanno tutti male lo sappiamo già. Dovresti pensare ad altro, secondo me.” Tipo? “Pensa ai nuovi linguaggi, il libro ormai è un oggetto superato, la poesia è obsoleta, è roba per vecchi. Io al posto tuo farei un concorso per scrittori di fiction o di anime, e metterei in palio, per cominciare, quattro o cinquemila euro. Così diventa un concorso serio.”

lunedì 22 ottobre 2018

delegittimare

Ne parlavo l’altra sera con un amico. Con buona pace di molti, uno degli aspetti più seri della crisi editoriale italiana è che, venuto meno, o meglio ancora delegittimato qualsiasi apporto critico alla questione letteraria, dunque rimanendo in questa sorta di limbo dove tutto è, o potrebbe essere, letteratura, si finisce per affidarsi a dei modelli certi, precostituiti, l’usato sicuro. Dunque non si cerca più la Letteratura, ma il Letterario, non più la Poesia, ma il Poetico. Si rischia, così, non solo di premiare il già detto, promuovere la fuffa, contribuendo alla diseducazione del pubblico, e quindi all’abbassamento culturale del Paese, ma anche di promuovere un tipo di ricerca stilistica in cui la novità non solo è inibita o guardata con sospetto, ma addirittura osteggiata con uguale forza delegittimante. Che poi sarebbe un modello attualizzato della Critica comunista, ma senza alcun alibi ideologico.

mercoledì 17 ottobre 2018

dall'oblio

Come credo succeda ai tanti romantici innamorati degli sfigati del rock, ho sempre avuto un debole per quelli che, pur avendo “tutte le carte in regola per essere un artista”, per vari motivi, sfortuna o una fragilità estrema, non ce l’hanno fatta, hanno inciso un disco o due poi sono tornati nell’ombra o si sono completamente autodistrutti, lasciando dietro di sé solo delle tracce del loro passaggio. Alcuni, come Nick Drake o Bill Fay, verranno riscoperti e poi osannati come geni incompresi, ma dei tanti altri passati e dimenticati senza speranza, i vari Judee Sill, Karen Dalton, David Wiffen, Jackson C. Frank o Jake Holmes, che sarà mai? La storia non fa giustizia di nulla e di nessuno, però, come scriveva Montale, lascia “sottopassaggi, cripte, buche e nascondigli”. Proprio oggi ho scoperto l’esistenza di Tia Blake, folksinger americana giramondo che incide il suo primo disco quasi per caso, a Parigi, dà un solo concerto, poi sparisce nel nulla. Di lei resta quest’unica incisione che è una raccolta di undici standard folk nel solco del primo Dylan, ma chiaramente influenzati nel suono dalla nascente scena del folk revival inglese. Non è un album rivoluzionario, ma è abbastanza luminoso e piacevole da volerne condividere un pezzo, stasera, prima di farla ritornare nell’oblio.

martedì 16 ottobre 2018

la cosa più vicina...

Pensavo che alla fine, per molti di voi, sono la cosa più vicina a un poeta che vi capiterà mai di incontrare. Poteva andarvi peggio. Poteva andarvi anche meglio, però.

lunedì 15 ottobre 2018

il testamento dell’avvelenato

Una delle sorprese più belle derivate dalla lettura di Bob Dylan, pioggia e veleno di Alessandro Portelli (Donzelli 2018), è stata scoprire come l’archetipo più antico della celebre A Hard Rain’s A-Gonna Fall di Bob Dylan non sia, come credevo, Lord Randal, ballad scozzese le cui tracce arrivano ai primi del ‘700, ma una canzone italiana più vecchia di circa un secolo, chiamata Il Testamento dell’avvelenato, da cui Lord Randal e decine di varianti sparse per l’Europa derivano a loro volta. La prima testimonianza scritta del Testamento risale alla Verona dei primi del ‘600, ma la canzone potrebbe essere ancora più vecchia. Nella stessa si narra l’ultimo drammatico dialogo fra una madre e suo figlio, avvelenato dalla donna che ama. Il figlio, che è evidentemente il signore della casa, viene interrogato perché faccia testamento e indichi cosa lascerà a lei e ai suoi fratelli prima di morire. Qui è cantata da Sandra Mantovani.

faccia tosta

La faccia tosta di Salvini che parla al tg della lotta ai "furbetti" che frodano le mense scolastiche, quando la Lega si è imboscata 49 milioni di euro alla luce del sole, giuro non finisce mai di scandalizzarmi.

il poeta disperato

Viene a trovarci il giovane poeta disperato. Ci dice: sono depresso, la vita è un inganno, tutto è dolore, non ci salveremo. Lo ripete così tante volte che la simpatia umana a un certo punto di trasforma in fastidio e noia. No, non ho detto gioia (volesse mai il cielo che, disperato com’è, si offenda), ma noia noia noia! Con finto pudore ci passa le sue poesie, disperate come poche, aggiunge. Sono degne di essere pubblicate, ci dice, anche se forse nemmeno voi potrete capirmi, del resto chi può? Mio fratello, che è lì con me e non ama la poesia, ma a furia di frequentarmi qualcosa ne ha capito, dà loro un’occhiata, sbuffa, poi di scatto si alza, afferra una raccolta di Pessoa che è sul tavolo, gliela mette in mano e gli dice: Tieni, leggilo, vergognati di te stesso, e ripassa fra dieci anni.

sabato 13 ottobre 2018

mi dà fastidio se dici «poeta»

Mi dà fastidio se dici «poeta»
con l’ironia che batte
affettuosa e puntuale sul dente.
Mi appare desueta
formula di perdono
a ribadire ciò che non sono
più per te: un uomo la cui parola
ti ha portato fortuna.

venerdì 12 ottobre 2018

cos'hanno da dire


A mio padre manca il senso della nostalgia, gli piace perdersi in aneddoti, ma solo per il gusto di raccontare, di fatto gli frega poco o nulla di storie sepolte, vecchie amicizie o perduti amore. Lui guarda avanti. È uno di quelli che, per dire, se passano in Tv un vecchio film in bianco e nero, subito comincia a sbuffare perché si cambi canale. Non importa che sia bello, magari un classico, che vinca nel confronto con la più stupida commedia a colori dell’anno scorso o con la serie Tv del momento. Lui dice sempre: «Sono morti, sono tutti morti, basta con questa roba antica, troviamo qualcosa di nuovo». Spesso glielo rinfaccio: «Vedi che ci sono dei film che saranno pure roba antica, ma vincono su tutto, sono senza tempo». Lui, barricato sulle sue convinzioni, mi risponde così: «Lo sai, a furia di star dietro ai morti, certe volte smetti di ascoltare cos’hanno da dirti i vivi».

scandalo

Tutti a parlare dell'acqua della Ferragni che costa 8 euro ed è uno scandalo. Per me lo scandalo vero è che i miei libri costano uguale ma nessuno li compra perché sono troppo impegnati a vedere cosa farà la Ferragni.

mercoledì 10 ottobre 2018

dopo un sogno

«Rapita da un altro in mongolfiera
ti ho vista volare lontano».
«È evidente, non mi tenevi la mano.
Non devi nemmeno stringerla forte».

sabato 6 ottobre 2018

la poesia è una terra straniera

Ne parlavo poco fa con un amico, uno che legge un sacco peraltro. Gli dicevo: “possiamo parlarne quanto vogliamo ma credo sia pacifico che le opere letterarie più alte e innovative del ‘900 in Italia sono state dei libri di poesia, sono pochissimi i romanzi – due, tre? – che stanno alla pari con Le occasioni, Gli strumenti umani, Il franco cacciatore oppure Onore del vero, per dire i primi che mi vengono in mente”. “Sarà sicuramente vero, mi risponde, però io non ne ho letto nessuno”. Ed ecco il problema, il motivo per cui ho già perso in partenza la mia battaglia, perché per quanto meraviglioso possa essere il campo in cui mi muovo, è come se fosse una terra straniera: un territorio esplorato, raccontato con accenti meravigliati, ma nella sostanza ceduto da tempo ai barbari. È come parlare latino a scuola, o come venire a vivere qui dal Sudamerica decantando gli scrittori migliori di quel continente in un paese per cui alla fine sono soltanto dei nomi esotici.

venerdì 5 ottobre 2018

l'abbandono

Da quando gli è morta la moglie
di Martino in campagna non si vede più traccia.
Una volta accudiva gli alberi come dei figli
dall’alba fino all’ora di pranzo e poi rientrava
traboccante di mele. Adesso ha scelto
di accudire il silenzio della casa
nel ricordo un po’ spaesato del suo amore
ma tornare alla vita gli costa troppo.
Ammettere che la vita può riprendere
sarebbe tradire la memoria della donna.
Lei che vive in lui che muore in lei
un giorno alla volta. Chi è vedovo dei due? Fuori
restano le mele che cadono e fermentano, marciscono
imbevendosi di piogge sulla terra indurita.
Risplendono nei colori autunnali con una tale gioia
che ti stringe il cuore. Ma nemmeno i poveri
si prendono la briga di raccoglierle.
Una mela è frutto del passato.
E soltanto mio padre quando passa
ne riempie una piccola cesta con discrezione
ché si addolora per tanto spreco.

io sto con la carfagna (?)

Mi è appena successo di vedere questo video di un bisticcio di un paio di giorni fa fra la Carfagna e Salvini con la prima che, da vicepresidente della Camera, riprende il secondo che fa ironia tendenziosa sul Parlamento (e a proposito, è una cosa lecita?). E mentre lo vedevo mi sono accorto di parteggiare per lei, di stare dalla sua parte contro di lui. In tutto questo ho realizzato di essere entrato ormai nel paradosso politico (o compromesso morale) che per oppormi a una forza assolutamente negativa come per me è Salvini, mi può capitare di schierarmi dalla parte di una forza altrettanto negativa o comunque non positiva come per me è la Carfagna. Non è per niente una bella sensazione.

giovedì 4 ottobre 2018

fellare

Capire di non aver capito nulla. Io pensavo che "lesbica" fosse una cosa, invece scopro che era esattamente il suo contrario. Per fortuna che ci sono i libri per tirarci fuori dall'oscurità dei nostri luoghi comuni. (Nello specifico: Bruno Gentili, Poesia e pubblico nella Grecia Antica, Feltrinelli)

post scriptum

Qualcuno gode nell’orto
la sua ora di delizia,
qualcuno forsennato
scrive versi tra le ceste di noci,
qualcuno raschia il tartaro dalle botti
nei sottani. A mezza età
il poeta sopravvive. La sua fortuna
durò un soffio, un lampo
la sua grazia.

Leonardo Sinisgalli

mercoledì 3 ottobre 2018

incazzarsi

Quando uscì la mia ultima racconta di poesie, due anni fa, in molti mi dissero che non capivano tutta quella rabbia, quella acredine. A me, ogni volta che guardo un tg (ieri era l'arresto di Lucano, oggi l'ergastolo per sei giornalisti in Turchia e Traini che dice che lui non è razzista, sono gli altri a essere negri), a me ogni volta piglia l'identica rabbia di allora, sono dieci anni che mi incazzo e mi faccio il sangue amaro per tutto, senza speranza di migliorare, e non capisco come faccia a non incazzarsi chi si informa anche solo un minimo su come vanno le cose.

martedì 2 ottobre 2018

ambizione

Dovrei essermi abituato ormai, ma ci resto sempre male quando, soprattutto i più giovani che mi contattano, non capiscono perché rifiuto i loro manoscritti consigliandoli di aspettare a pubblicare. Ogni volta ringraziano a denti stretti e qualche volta, delusi, nemmeno rispondono, però finiscono sempre per pubblicare con qualcun altro di lì a poco. E si rifiutano di capire che se non li pubblico, ma perdo tempo a scrivergli, non è per infierire sui loro difetti, ma per dinfenderli da persone che potrebbero approfittarsi di loro facendo leva sulla loro ambizione che, posso dirlo per esperienza, raramente li porterà da qualche parte.

per lucano

Salvini dice: "Chissà cosa diranno adesso i buonisti". Io che sono buonista, dico che fra molti anni, quando chi è al Governo e chi lo segue sarà nulla più che un brutto ricordo, Mimmo Lucano verrà ancora considerato uno dei veri eroi di questo Paese. Perlomeno uno che ha indicato una alternativa concreta al problema dell'immigrazione, ai tanti che non fanno che lamentarsi ma il cui unico sforzo è quello di ringhiare e mordere come fanno i cani contro chi pensano gli ruberà l'osso. Da politico, lotta a modo suo per eliminare la povertà con più convinzione e meno slogan dei tanti legiferanti. Da uomo, accoglie anche l'ultimo dei poveri, si batte per lui o per lei con un coinvolgimento personale di cui non sono capace, ma che gli ammiro. Coinvolgimento che poi è il vero messaggio del Vangelo: in uno stato cattolico com'è il nostro, Lucano è più italiano di molti italiani.

una foto di maurizio martorana