Ne parlavo l’altra sera con un amico. Con buona pace di molti, uno degli aspetti più seri della crisi editoriale italiana è che, venuto meno, o meglio ancora delegittimato qualsiasi apporto critico alla questione letteraria, dunque rimanendo in questa sorta di limbo dove tutto è, o potrebbe essere, letteratura, si finisce per affidarsi a dei modelli certi, precostituiti, l’usato sicuro. Dunque non si cerca più la Letteratura, ma il Letterario, non più la Poesia, ma il Poetico. Si rischia, così, non solo di premiare il già detto, promuovere la fuffa, contribuendo alla diseducazione del pubblico, e quindi all’abbassamento culturale del Paese, ma anche di promuovere un tipo di ricerca stilistica in cui la novità non solo è inibita o guardata con sospetto, ma addirittura osteggiata con uguale forza delegittimante. Che poi sarebbe un modello attualizzato della Critica comunista, ma senza alcun alibi ideologico.
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