martedì 31 marzo 2020

e-book e pandemia

Da una parte te li lanciano in faccia o a prezzi stracciati.
Dall'altra quelli che mi interessano davvero costano quanto i cartacei.

lunedì 30 marzo 2020

ignoranza

Ogni sera sento tutti questi politici che gridano indignati che dare 600 euro a un cittadino per il bonus è un’elemosina, e ogni volta che li sento penso a mio nonno che era contadino e si è spaccato la schiena tutta la vita per un padrone che non gli segnava le giornate. Mio nonno di euro ne prendeva 500, ma mai nessuno che abbia detto: “poverino, tu prendi un’elemosina,” ma tutti sempre invece: “è la tua pensione questa, non sei contento che la prendi?” Mio nonno era ignorante e stava zitto, e così si prendeva quello sputo e andava avanti come poteva, senza accendere la luce o portando il cappotto in casa per risparmiare. Poveri pensionati da 500 euro al mese, penso, che sono abituati all’elemosina, ma ora si sentono anche sputare in faccia ogni sera.

domenica 29 marzo 2020

jannacci e il sistema

Sette anni fa (già sette anni?) se ne andava Enzo Jannacci che è forse il mio cantante italiano preferito, e il giorno dopo di lui lo seguiva il Califfo. Di Jannacci si ricordano sempre o il lato dada oppure quello disperato. Io qui linko una sua canzone minore, Il metrò, scritta da Bruno Lauzi, da un suo disco mai ristampato in CD (come tanti), in cui viene fuori un suo lato più pop, molto british nell'arrangiamento. Parla di un amore mai nato in metrò… perché lei "non ha capito il sistema" e alla fermata è andata via con un altro. Storie di tutti i giorni per noi vecchi romantici dall'amore facile. 

sabato 28 marzo 2020

bud in bob

Il titolo del nuovo pezzo di Dylan viene da Shakespeare, Amleto. Io aggiungo una cosa sull'ultima citazione nel brano (Play "Love Me Or Leave Me" by the great Bud Powell). Che io sappia (ma ho chiesto anche a Sergio Pasquandrea per conferma), Bud Powell non ha mai inciso una sua versione di "Love Me or Leave Me". Ne ha fatto una riscrittura che si chiama "Get It" (in "Swingin' with Bud"), cioè ha preso la melodia originale dello standard e l'ha riscritta per farne una canzone sua... pratica per cui lo stesso Dylan, da buon folksinger, è famoso, o famigerato, e spesso viene accusato di plagio. La domanda è: lo ha fatto apposta, o è stato un caso ben riuscito?

un ricordo nella morte

«Tersa morte dovresti averlo.
Sarà l’ultimo suo libro, è certo.
Mario dal buio non ritorna».
Me lo diceva una ragazza in libreria
riparati dietro uno scaffale.
Io di lui non conoscevo quasi nulla e
m’informavo. Ma più acuto mi rimane
il richiamo di quei seni vivi, osceni.
Sussultavano violenti e non d’amore
per difendersi da me che sorridevo
e dai molesti assalti. Esternava
Bendetti per difendersi, Tersa morte
a scoraggiarmi: l’ho capito tardi,
di lì a un mese. Resta limpida d’allora
questa cruda opposizione: la morte
già fitta nel suo nome e il muro della carta
la fame intrecciata alla rabbia di chi
subisce attenzione e poi, servita fredda,
la colpa che ci macchia. Quel giorno
il libro non l’ho comprato.

venerdì 27 marzo 2020

analogia

Ho letto adesso che questa mattina è morto il poeta Mario Benedetti e ho trovato un'assurda analogia fra questa notizia arrivata nel silenzio quasi totale (ho cercato notizie in rete e non se ne fa un cenno) e l'immagine del papa che questo pomeriggio pregava all'imbrunire in una piazza vuota e avvolta dalla pioggia. Come se la parola ormai non servisse più a nulla.

homo novus

Rivedendo oggi al Tg la notizia dello scontro avvenuto ieri fra Giuseppe Conte e il resto degli stati dell'unione europea con Conte che rifiutava i “vecchi” meccanismi politici, ho pensato a come si sia avverata in lui quella che in fondo era l’ambizione romantica del M5S, ovvero che il cittadino potesse sostituirsi ai partiti nella gestione della cosa pubblica se animato da un sentimento sincero e dai giusti mezzi per sopperire al suo compito. Conte, che in altri tempi si sarebbe detto un homo novus, non piace a tutti, anzi; in molti gli rimproverano degli errori, ma va detto che, da perfetto homo novus, si è preso in prima persona le responsabilità, non solo politiche e morali, ma anche storiche, di questo periodo. E devo aggiungere con sincerità, pensare che al posto suo potesse esserci un Salvini adesso, che della parola “responsabilità” non conosce nemmeno il significato sul dizionario, mi fa venire i brividi. A Conte però non va riconosciuta solo la spregiudicatezza unita a una misura che molti definiscono, credo con ragione, di marca democristiana, ma anche il fatto, come dicevo sopra, di avere i mezzi. Perché Conte, non va scordato, è anche un professore*. Ed è in questo che ha superato nei fatti le stesse premesse del M5S, la cui ansia di apertura pseudo-democratica (ma fortemente qualunquistica) si è scordata una cosa fondamentale: che per fare politica, ancora di più senza partiti alle spalle, e specie a determinati livelli, serve non solo l’onestà degli intenti, oppure una naturale astuzia, ma anche la statura, la preparazione culturale. Non basta volere, bisogna studiare! Non basta dire che tutti possono fare tutto perché lo si vuole e poi arrangiarsi, che è un modo di fare le cose molto italiano; ma per arrivare a fare bene qualcosa, occorre rimboccarsi le maniche e applicarsi! Che è una lezione vecchia come il cucco, ma facilissima da dimenticare, se non quando c’è da rimproverarla a Di Maio, facendo finta che non ci riguardi tutti. 

*Nella classifica di molti studenti quello del professore è uno dei mestieri più da sfigati in assoluto.

una canzone inedita

Stamattina, a poche ore dagli annunci in cui si diceva che gli USA avrebbero creato delle liste di proscrizione per le cure mediche dei cittadini in base a delle discriminanti odiose, mi sono risvegliato con questo nuovo brano di Bob Dylan che parla dell'assassinio di Kennedy, guarda caso il presidente americano "simbolo" di una più ampia apertura sociale e ucciso da un complotto di Stato (business is business and it's murder most foul). Scrive Dylan a proposito: "Questa è una canzone inedita che abbiamo registrato qualche tempo fa che potreste trovare interessante. State al sicuro, state attenti e che Dio sia con voi." Non è proprio una canzone in effetti, ma una spoken word, ovvero una canzone parlata o se si preferisce una poesia recitata con la musica in sottofondo. Dylan si accompagna al piano, come nel discorso musicato per il Nobel. Forse è troppo lunga per essere goduta appieno, almeno senza il testo, che però contiene alcuni bellissimi versi e una lunga coda in cui Dylan rievoca, con amarezza, affetto o malinconia, un'intera stagione della sua vita attraverso opere, canzoni e artisti che l'hanno segnata (play Love Me or Leave Me by the great Bud Powell, play the bloodstained banner, play murder most foul). 

mercoledì 25 marzo 2020

dantedì

Da una parte il papa prega.
Dall'altra si legge la divina Commedia.

meccanismi

Chissà per quali particolari meccanismi di un autore ti innamori e di un altro resti solo amico, qualcuno te lo porti a letto e qualcun altro in bagno... Me lo chiedevo proprio stamattina, con un libro in mano.

martedì 24 marzo 2020

levi

Domani parte la Legge Levi sui libri e devo dire che peggio non poteva capitare come tempistica. Non lo dico per le librerie che hanno anche i loro diritti, ma perché credo che se già la gente comprava poco fino a ieri, dopo questo periodo di fermo lavorativo, mancava solo l'annullamento delle scontistiche (max 5%) per dare al mercato del libro la più violenta mazzata economica dai tempi della seconda guerra mondiale. Leggevo oggi che già si stimano quasi 19.000 titoli in meno pubblicati quest'anno. Che forse è un modo per ripulire il mercato da tanta paccottiglia: come si dice sempre, si pubblica troppo in Italia. Però dietro un libro non ci sono soltanto gli editori e i librai (che soffrono) gli autori e i lettori, ma anche tante altre figure intermedie (editor, grafici, illustratori, traduttori, tipografie, uffici stampa, agenti, i famigerati distributori, ecc.) che se non si vendono libri e non entrano soldi semplicemente finiranno senza lavoro in un settore che già così stenta a riprendersi.

carlo bordini legge fine della tragedia

domenica 22 marzo 2020

high water everywhere

tre

Nonostante il brutto momento che stiamo vivendo, ieri, guardando una diretta di Serena Di Lecce, mi sono accorto di come questo 2020 è cominciato con la pubblicazione di ben tre capolavori: due indiscutibili, in quanto nati già come classici, cioè le opere complete di Leonardo Sinisgalli (Mondadori) e di Ferruccio Benzoni (Marcos y Marcos); e uno che a mio avviso lo diventerà, Addizioni di Lino Angiuli (Aragno). In particolare le prime due pubblicazioni si muovono nel solco di una più ampia azione di riscoperta, recupero e riproposta emersa negli ultimi anni (vedi Salvia, Di Ruscio, Cattafi, Riviello, Scotellaro) che non solo è giusta, ma anche necessaria: c’è un’intera generazione di autori che è andata completamente perduta, cancellata, ignorata per ragioni di mercato, di rifiuto o di censura, o semplicemente per pura indifferenza, e la cui assenza è ora avvertita da molti come una carenza, una violenza, un furto. E se è vero che autori come De Angelis, Magrelli o la Cavalli sono fondamentali, è anche vero che non possiamo ridurre cinquant’anni di poesia italiana (dagli anni ’70 ai giorni nostri) a tre o quattro nomi, non fosse altro che quei tre o quattro nomi si sono mossi in un contesto letterario assai più ampio, fervente e seminale, a cui hanno dato ma da cui hanno anche attinto. Sarebbe un’ingratitudine immensa, oltre che una falsità critica, sottostimare quel contesto fino al punto (com’è successo purtroppo) di saltarlo a piè pari e fermare gli orologi del ‘900 agli anni ’70 o a Castelporziano, come vuole Mazzoni. Perciò, nonostante siamo in piena emergenza, non solo faccio un plauso per questi libri agli editori sopra citati, ma spero che continuino nell’opera, e per questo invito chiunque possa farlo ad acquistate e leggere questi autori, non solo per sapere che ci sono stati, ma anche per scoprire che ci sono ancora.

sabato 21 marzo 2020

qualcuno ha suonato?

A tutti gli amici come me in isolamento dedico questa poesia del poeta bosniaco Izet Sarajlić, non perché oggi è il 21 marzo, ma perché la poesia, sempre, ci faccia sentire un po' meno soli. Soprattutto di sera.

Eravamo rassegnati ormai a non veder venire più nessuno
né con la slitta
né con la carrozza del vento,
quand’ecco che ha suonato qualcuno.

Zelja con il suo Klaudije?
Čedo?
I Radonic?

Zeliko non poteva venire.
Sono già tre mesi
che lo punzecchiano con le iniezioni
laggiù in ospedale.

Ivan Ivanovic non viene da tempo
benché dica sempre
vengo domani.

Eppure qualcuno ha suonato.
Si è visto bene che anche Puskin nello scaffale
si è rianimato tra i libri.

Forse è qualcuno che ama i giambi?
Forse qualcuno che la sa lunga sulle donne?

Va bene,
ma davanti alla porta non c’è nessuno.

Comunque io scriverò
“Qualcuno ha suonato”.
Perché anche i versi sono contenti
quando la gente si incontra.

storia di ogni poeta

Io ero un professore ed insegnavo in una scuola. Mi chiamano da Roma perché avevan letto un mio libretto di poesie, e così sono venuti per far questa sceneggiatura che si svolgeva in Romagna. Il mio stipendio era di 39.000 lire. Il produttore mi dice se vieni a Roma te ne do 300.000. Ho lasciato la scuola, sono andato a Roma, e ho fatto dieci anni la fame. 

(Tonino Guerra)

poesia necessaria

venerdì 20 marzo 2020

cogliere l’attimo

Pensavo che è straordinario come nel giro di appena due settimane siamo vorticosamente passati dalla lotta per eliminare le scontistiche sui libri (per dare fiato alle librerie indipendenti) agli editori che vista la situazione ti regalo gli e-book, da quelli che “devi stare a casa e allora approfittane per leggere” a quelli che “aspetta, ti faccio il collegamento video così il mio libro te lo racconto io in diretta”. Ultimamente il mio schermo è pieno di gente che parla di libri dalla mattina alla sera e confesso che a furia di sentirne parlare h24 a me di leggere sta quasi passando la voglia. Perché anche se il mercato dice il contrario e i libri ormai si vendono più per un fatto relazionale che qualitativo, la lettura il più delle volte è un gesto privato, più sono da solo e meglio è. Ancora, nel pieno della crisi editoriale, dove sono tutti fermi in attesa (le librerie, le tipografie, persino l’Agenzia delle Entrate) non ho mai ricevuto così tante proposte editoriali o telefonate da gente che non sa nemmeno chi sono, ma vuole capire come funziona per farsi pubblicare un libro. Ieri mi ha mandato il suo un autore che lo ha scritto in circa un giorno e mezzo, lo ha cominciato martedì mattina e l’ha finito mercoledì nel primo pomeriggio, poi me l’ha spedito senza nemmeno rileggerlo, perché quando la musa arriva bisogna cogliere l’attimo.

crash

Leggevo stamattina che Internet potrebbe non reggere e crashare sotto il peso di tutti quelli che sono connessi a Netflix e PornHub. A me una volta capitò di avere problemi e restare senza linea per sei mesi e posso dire che il primo mese è come disintossicarsi, hai solo voglia di menare la testa contro i muri. Lì vi voglio vedere, Internet che crasha, lo stronzo di turno (non io) che vi dice che questa è una buona occasione per cominciare a leggere e voi che non avete nemmeno un libro in casa e vi dovete arrangiare con Topolino rubato a vostro figlio.

giovedì 19 marzo 2020

rumore

Stanotte ho sognato Martino Fumarola. Mi ha chiamato per suonare l'organo a canne in chiesa. Io gli ho detto: Martino, io non lo so suonare l'organo. E lui: Quante storie che fate voi giovani, se non sai fare una cosa, la impari! E io gli ho detto: Martino io non sono più giovane, ho 40 anni... E lui: E non sei contento? finalmente hai smesso di fare rumore...

mercoledì 18 marzo 2020

pensiero sui poveri

Continuo a leggere post, anche parecchio sarcastici, su come “Il papa ha dato i soldi a se stesso!” in merito alle donazioni fatte alla Caritas (anche se forse “donazione” non è la parola più esatta in questo caso) e mi fanno specie non tanto per il disprezzo e l’ostilità mostrate verso la Chiesa (ostilità e disprezzo che la Chiesa si è attirata da sé coi propri errori) ma per il fatto che commenti del genere evidenzino spesso la più totale mancanza di conoscenza di come funziona la Caritas, che non è una banca in cui depositi o investi denaro, ma usa quei soldi per distribuire beni di prima necessità a famiglie povere o indigenti, attraverso mense, dormitori, centri di accoglienza, che hanno dei costi. La Caritas ovviamente non è perfetta, anzi, ma non la fa il papa, la fanno le parrocchie ed è una delle poche realtà a sostegno delle fasce sociali più deboli che funziona in Italia, assai più dello Stato. Quindi, sinceramente, o si pensa che quei soldi destinati ai poveri non arriveranno mai a destinazione (com’è successo con le raccolte fondi per i terremotati), oppure chi ci sputa sopra lo fa perché la sua antipatia per il papa è più forte della sua pietà per i poveri. La cosa tristemente ironica in tutto questo è che ci lamentiamo dalla mattina alla sera di non lavorare e ci chiediamo dove andremo a finire se questa stasi economica continuerà, ma quelli che trovano sbagliato donare soldi alla Caritas dicendo: “Il papa dia quei soldi a chi davvero ha bisogno” non hanno ancora capito come, se questa crisi degenera, quando i risparmi finiranno alla Caritas potrebbero andarci anche loro.

lunedì 16 marzo 2020

cento anni di tonino guerra

Cento anni fa di oggi nasceva Tonino Guerra, che è uno dei pochi poeti che ho amato veramente, tanto più perché, persino nei suoi versi, dovendo scegliere se piangere o sorridere lui sceglieva sempre di sorridere, e non è dono di tutti. 

Tonino, le tue storie più belle 
sono quelle che rimangono sognate 
o appena disegnate 
come ragnatele nella luce.


non riconosce più nulla

La foto del papa che cammina per le strade di Roma in preghiera e fa esattamente quello che, stando al suo ruolo e alla sua fede, dovrebbe fare un papa in questo momento: ovvero pregare per tutti restando "in mezzo agli uomini" anche lì dove c'è pericolo di contagio (per lui per primo, vista l'età); e i commenti a quella foto di chi gli risponde piccato: "Ok, mi sei anche simpatico, ma dovresti stare a casa (proprio come faccio io!) e dare il buono esempio, tu per primo", mi fanno davvero pensare che il senso del religioso, persino di fronte alla malattia e all'incertezza, è davvero finito; non serve più nemmeno a confortare chi ha paura, ma non riconosce più nulla alla chiesa, nemmeno la possibilità di un esempio che possa convivere col laico.

domenica 15 marzo 2020

fratelli d'italia

Anche qui è arrivato Fratelli d'Italia. È la prima volta che lo sento cantare spontaneamente a Locorotondo da che mi ricordo. Prima da casa mia si sentiva solo Faccetta nera, quando la cantava Nannino il brasiliano la domenica mattina, anche lui dal balcone di fronte. Poi Nannino è morto e c'è stato silenzio. Ora #andràtuttobene però, sono convinto.

sabato 14 marzo 2020

senza strafare

Nemmeno un mese fa, quando si cominciarono a condividere in Italia i video dei poveri cinesi in quarantena che, da soli o in coro, cantavano dai loro appartamenti il loro inno nazionale, in Italia a commento di quei video si sprecarono le definizioni, passando dalla commozione alla pietà, dalla presa per il culo più o meno feroce al compiacimento, dalla paura alla visione "apocalittica" di quello che ci aspettava di lì a poco. Ora io mi chiedo, ma i video in cui sono i nostri adesso che cantano dai loro balconi, da soli in coro, esattamente in cosa sono diversi da quelli dei poveri cinesi in quarantena? E cosa penseranno quelli che li guarderanno domani? Altra cosa, ho letto adesso una poesia sul Coronavirus scritta da un noto poeta italiano in cui cercando delle rime nuove e propositive con la malattia si inventa: "Diamocilamanus", "Chebelloiltuovisus" e "Coronasorrisus". Ora io lo so che lo ha fatto apposta, però, per favore, cercando di far del bene non rendiamoci la vita peggiore di quello che è già. Casomai, senza strafare, chi vuole, mi trovi delle rime serie e proviamo a farne qualcosa che rimane.

venerdì 13 marzo 2020

l'intuizione era giusta

Sto leggendo in questi giorni Giardino della gioia di Maria Grazia Caladrone, un libro di quasi 200 pagine, suddiviso per suite, in cui si mischiano vari registri, generi e linguaggi: poesia e diario, prosa d'arte e giornalismo, con veri e propri innesti di cronaca nera e attingendo persino allo spam. Vi ho ritrovato, insomma, la stessa struttura di un mio libro di alcuni anni fa, Bestiario Fiorito, che non ebbe molta fortuna e anzi fu criticato un po' da tutti per questa sua promiscuità di toni. La differenza fra i due libri la fa la calma luminosità dell'opera della Calandrone rispetto alla mia che invece era nervosa, in chiaroscuro. Ma oggi vedere la stessa struttura nell'opera di una scrittrice assai più importante di me mi dà un grande piacere. Come se avessi avuto conferma che l'intuizione era giusta, per quanto nelle mani sbagliate.

boccaccio 2.0

Stamattina pensavo che ai tempi di Boccaccio, con la peste ci si chiudeva in casa a raccontarsi storie. Oggi i più romantici raccomandano di leggere i libri. Ma è, per certi versi, romanticismo appunto, che non tiene conto dell’evoluzione dei tempi, dei media. Se è vero che il libro non è morto, è anche vero che ormai il fabbisogno di narrazioni, di storie, mai sopito nell’uomo, assume altre forme, passa da altri canali. Quasi tutti i miei amici che hanno, come chiunque, la necessità di narrazioni per combattere la noia, infatti, spesso non hanno libri in casa, ma passano le giornate guardando fiction su Netflix (che è un’evoluzione del romanzo a puntate, o d’appendice). Già oltre la televisione, altro che libri! Oppure, i più colti, da un paio di giorni stanno su PornHub che per venire incontro alla crisi, nella più grande campagna promozionale che ci si potesse inventare con la peste, per imbonire futuri abbonati ha messo a disposizione gratuitamente la versione Premium del suo canale. Che a me pare l'estrema evoluzione, ai tempi del 2.0, del boccaccesco (istinto vitale, e dunque sensuale, contro istinto morte), anche a scapito dello stesso Boccaccio (autore raffinato di storie non solo licenziose), ma dubito che qualcuno noti la differenza.

mercoledì 11 marzo 2020

contro la maniera (nota su ezio sinigaglia)


La grandezza di uno scrittore si misura anche dalla sua capacità di rinnovarsi di opera in opera, non solo nella storia narrata, ma anche nella ricerca linguistica e strutturale, e pur rimanendo fedele alle proprie ossessioni. In tal senso Ezio Sinigaglia, che ad oggi ha pubblicato tre romanzi dall’indiscutibile carattere “sinigagliano”, è per me uno scrittore grandissimo. In particolare, l’ultimo libro (L’imitazion del vero) è esattamente l’opposto del primo (Il pantarei), entrambi pubblicati da TerraRossa. Lì dove Il Pantarei è cerebrale, notturno, pieno di dubbi, pentimenti, divagazioni, aperture, L’imitazion del vero è all’opposto fisico, solare, gioiosamente amorale, lineare e immediato per quanto altrettanto ricercato sul piano linguistico, con la sua bella calata in un italiano pseudo-boccaccesco. Ed è giustamente segnalato allo Strega, ma credo c’entri qui la dignità di autore che Ezio si è conquistato negli anni, pur restando ai margini del mercato editoriale. Leggendo questi due libri e il centrale Eclissi (editore Nutrimenti), nessuno potrà mai accusare Sinigaglia di essersi ripetuto, di aver ammiccato ai gusti del pubblico, ma anzi ha avuto la forza e il coraggio di proporre delle opere sempre complesse e sempre diametralmente diverse tra loro per quanto assolutamente personali. In questo senso Sinigaglia non è solo autore da scoprire e riscoprire – insieme a Carlo Bordini, altro grande outsider – ma credo che la sua fama nei prossimi anni crescerà ancora, come figura di grande integrità artistica e impossibile da incasellare nell’odierno panorama editoriale, che predilige invece opere dalla scrittura solida ma tutta uguale, plastica ma intercambiabile, irrisolta nell’identità così come nella maturità dei propri autori, insomma livellata su uno standard che è già quasi maniera (maniera TQ).

martedì 10 marzo 2020

cattività

Io sto a casa senza problemi, ma ad esempio i miei genitori chiusi in casa senza uscire 24 ore su 24, al terzo giorno che stanno isolati già si lanciano le cose addosso perché non si sopportano più. Secondo me, fino al 3 aprile, se non li ammazza il virus ci riuscirà la cattività forzata...

lunedì 9 marzo 2020

confesso che sono morto dal ridere


"Ci sono anche gli ottimisti, dicono: finalmente una buona occasione per leggere… Per capire che è bello leggere occorre avere la peste! Fuori c’è la peste, non so che cazzo fare, non posso andare al cinema… e quindi leggo un libro!" 

(Vittorio Sgarbi)

domenica 8 marzo 2020

lo spirito civico

Chi scappa dalle zone rosse è stupido, è vero, ma io vorrei capire come si fa a parlare adesso di senso civico se da quando mi ricordo non è stato mai promosso il minimo tentativo di creare uno spirito e una unità nazionale. Se viviamo in una cultura e in un paese che ha sempre messo davanti a tutto il privato, l'autonomia, il campanilismo, l'abusivismo, il "penso prima a me stesso che agli altri", come si fa adesso a pretendere che da un momento all'altro venga fuori questo senso civico che non è mai stato seminato prima? Così come per i tagli alla Salute, si raccoglie quello che si semina. Ieri, guardando il video della stazione di Milano assaltata, ho pensato che molte di quelle persone che scappano così stupidamente sono meridionali emigrati per lavoro, che cercano di tornarsene a casa perchè sono da soli e hanno avuto paura. Io ne conosco un sacco di persone così. Il punto è che ormai, così come non sono a casa loro a nord, spesso non sono più a casa loro nemmeno a sud. Qui non li vogliono. Da stamattina mi arrivano in chat petizioni più o meno estreme di meridionali che invocano perché quei fuggiaschi vengano ricacciati indietro o fermati subito e messi in quarantena. E mi piacerebbe credere che sia lo spirito civico a muovere queste richieste, invece a me pare solo una paura altrettanto forte, che è sempre frutto di uno spirito civico che non c'è mai stato.

sabato 7 marzo 2020

qualcosa sta cambiando

Viviamo in un periodo talmente assurdo e per certi versi orribile ed estremo che, mentre da una parte si invoca l’asetticità dei rapporti – stare a un metro di distanza gli uni dagli altri per evitare il contagio, stare chiusi in casa esasperando la propria dipendenza dal PC, evitare assembramenti pubblici o qualsiasi tipo di socialità in nome del bene comune, e già detto così fa fantascienza (basta leggere uno dei romanzi di John Brunner per capire come andrà a finire) – dall’altra, a poche centinaia di chilometri da casa, sul confine greco-turco ci si massacra in battaglia con le pietre e con gli idranti, a mani nude, per impedire ai fuggiaschi siriani di passare il confine, nell’indifferenza o nell’ostilità dell’Europa. La Grecia, che fa la cattiva, è lo stato più povero dell’Unione: ribadendo come quella in atto sia una guerra fra poveri e come, dove c’è povertà, c’è odio. Qualcosa sta cambiando a livello radicale nel mondo, e se c’è una cosa che questo virus ci sta dimostrando, ma si era già visto pochi mesi fa con Greta Thunberg, è che noi non siamo pronti al cambiamento, anche se ci rendiamo conto del suo estremo bisogno. Qualcuno si opporrà e qualcuno sfrutterà le cose a suo vantaggio, ma come già cantava Dylan nel 1963, quelli che non capiranno in tempo cosa succede, quelli che non si adatteranno al cambiamento, quelli verranno lasciati indietro, abbandonati per strada senza pietà.

giovedì 5 marzo 2020

pandemia poetica

Il primo giorno di allerta mi sono arrivate sette (!) raccolte di poesie. La più onesta è stata una ragazza, universitaria, che mi ha scritto: Visto che ero a casa senza niente da fare, oggi ho pensato che era tempo di mettermi al lavoro sulle mie poesie e di inviarle all’attenzione di un editore. Non oso immaginare che sarà di me fra dieci giorni.

pasolini giornalista

Ieri ho letto questo pezzo uscito su Pangea in cui l'autore, Luigi Mascheroni, discutendo questa tesi, peraltro interessante, che alcuni dei più bei libri pubblicati in Italia, e specie negli ultimi anni, sono opere di nofiction o autofiction scritte da giornalisti, cita vari esempi, a cominciare da Malaparte in copertina; fino al punto di inserire nella lista il Pasolini "giornalista" di Scritti corsari, essendo (dice) i romanzi illeggibili, le poesie illeggibili e cariche di ideologia, i film inguardabili ecc. E qui, secondo me, l'autore ha detto due fesserie in una. La prima perché Scritti corsari non è l'opera di un giornalista che prova a strutturarsi narrativamente, ma all'opposto è il libro di un poeta che prova a fare il giornalista: tutto il libro è montato intuitivamente come una raccolta di poesie in prosa, e resta ancora affascinante non per la sua attualità (quella sì superata dalla storia e dalla cronaca), ma per la fortissima sensibilità poetica sottesa al testo (Io so, L'articolo delle lucciole, persino il brutto articolo sui capelloni, sono ancora capaci di "illuminare" il lettore non certo per il "fatto" che raccontano, ma per la lingua e per lo sguardo utilizzati, che sono lingua e sguardo del poeta); e la seconda fesseria perché quella degli Scritti corsari è l'identica sensibilità poetica che fa da filtro, senza distinzioni, a tutti i lavori di Pasolini, alcuni più riusciti altri meno. E per cui, molte sue raccolte in versi, anche le più ideologiche, anzi soprattutto quelle, sono ancora leggibilissime (come dice Bordini, Trasumanar e Organizzar è la più autenticamente "dantesca" delle opere pasoliniane); e di sicuro tutti i suoi film sono guardabilissimi e a volte addirittura straordinari (a cominciare, per me, dal visionario e ideologico Porcile).

mercoledì 4 marzo 2020

lontano dagli occhi

Lontano dagli occhi di Paolo Di Paolo (Feltrinelli), per certi versi è quello che in altri tempi si sarebbe detto exempla, una raccolta di storie verosimili tese a illustrare qualcosa che va oltre i fatti narrati e da cui dipende la propria salvezza e la salvezza dell’anima. Detto in maniera più colloquiale, Lontano dagli occhi è un libro fatto di storie, tutte in sospeso, i cui protagonisti, descritti con delicatezza e partecipazione umana, ci mostrano tutta la fragilità, la debolezza e il senso di solitudine che può portare due persone a interrogarsi sulla responsabilità di essere genitori, dubbio che potrebbe portarli a operare una scelta drastica. Ne risulta un’opera agrodolce nel sentimento, per i tanti interrogativi che provoca nel lettore, mitigata in parte dalla voglia di vivere di chi potrebbe più patire tali scelte, in parte dalla decisione dell’autore di affrontare un tema così delicato da un punto di vista aperto, non moralizzante; e riscattata sempre dall’altissima qualità di scrittura di Di Paolo.

martedì 3 marzo 2020

traffico

Qualcosa è cambiato nel traffico della mia casella di posta elettronica. Nel giro di pochi mesi sono passato dai tentativi di ricatto per la mia vergognosa attività su youporn a informazioni necessarie per combattere le vene varicose e gli attacchi di trombosi. Insomma, qualcuno da qualche parte sta cercando di mandarmi un segnale, ma non ho ancora capito quale.

domenica 1 marzo 2020

post

Oggi ero in chiesa, in una delle chiese più fredde d'Italia, e avvolto in tutto quel freddo da cella frigorifera, nella mia rigidità pre-mortem, mi sono immaginato come sarà dopo, quando non ci sarò più, cioè tutto uguale a prima, e ho pensato che vorrei finire almeno come Giorgio Caproni, poeta che in vita se lo sono filato in nove-dieci lettori, ma dopo morto è diventato un classico a sua insaputa. Spero cioè di non restare solo uno da nove-dieci lettori in vita e basta. Se mi riesce chiederò al comune di dare il mio nome a una delle strade intorno a casa mia, al posto di via Evola o Almirante (ma ce ne sono tante fra cui scegliere); così almeno diamo a una nostra strada il nome di uno che non ha mai fatto male a nessuno, o al massimo a nove-dieci persone.

immortalità

Sono al mio terzo funerale in una settimana. E tutti affollati! Con gente che vista la stagione tossisce, si soffia il naso, si schiarisce la gola, poi ti saluta, ti stringe la mano, ti bacia... Se non mi sono preso alcun virus finora, penso, allora sono immortale. O così spero.