«Tersa morte dovresti averlo.
Sarà l’ultimo suo libro, è certo.
Mario dal buio non ritorna».
Me lo diceva una ragazza in libreria
riparati dietro uno scaffale.
Io di lui non conoscevo quasi nulla e
m’informavo. Ma più acuto mi rimane
il richiamo di quei seni vivi, osceni.
Sussultavano violenti e non d’amore
per difendersi da me che sorridevo
e dai molesti assalti. Esternava
Bendetti per difendersi, Tersa morte
a scoraggiarmi: l’ho capito tardi,
di lì a un mese. Resta limpida d’allora
questa cruda opposizione: la morte
già fitta nel suo nome e il muro della carta
la fame intrecciata alla rabbia di chi
subisce attenzione e poi, servita fredda,
la colpa che ci macchia. Quel giorno
il libro non l’ho comprato.
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