La grandezza di uno scrittore si misura anche dalla sua capacità di rinnovarsi di opera in opera, non solo nella storia narrata, ma anche nella ricerca linguistica e strutturale, e pur rimanendo fedele alle proprie ossessioni. In tal senso Ezio Sinigaglia, che ad oggi ha pubblicato tre romanzi dall’indiscutibile carattere “sinigagliano”, è per me uno scrittore grandissimo. In particolare, l’ultimo libro (L’imitazion del vero) è esattamente l’opposto del primo (Il pantarei), entrambi pubblicati da TerraRossa. Lì dove Il Pantarei è cerebrale, notturno, pieno di dubbi, pentimenti, divagazioni, aperture, L’imitazion del vero è all’opposto fisico, solare, gioiosamente amorale, lineare e immediato per quanto altrettanto ricercato sul piano linguistico, con la sua bella calata in un italiano pseudo-boccaccesco. Ed è giustamente segnalato allo Strega, ma credo c’entri qui la dignità di autore che Ezio si è conquistato negli anni, pur restando ai margini del mercato editoriale. Leggendo questi due libri e il centrale Eclissi (editore Nutrimenti), nessuno potrà mai accusare Sinigaglia di essersi ripetuto, di aver ammiccato ai gusti del pubblico, ma anzi ha avuto la forza e il coraggio di proporre delle opere sempre complesse e sempre diametralmente diverse tra loro per quanto assolutamente personali. In questo senso Sinigaglia non è solo autore da scoprire e riscoprire – insieme a Carlo Bordini, altro grande outsider – ma credo che la sua fama nei prossimi anni crescerà ancora, come figura di grande integrità artistica e impossibile da incasellare nell’odierno panorama editoriale, che predilige invece opere dalla scrittura solida ma tutta uguale, plastica ma intercambiabile, irrisolta nell’identità così come nella maturità dei propri autori, insomma livellata su uno standard che è già quasi maniera (maniera TQ).
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
mercoledì 11 marzo 2020
contro la maniera (nota su ezio sinigaglia)
La grandezza di uno scrittore si misura anche dalla sua capacità di rinnovarsi di opera in opera, non solo nella storia narrata, ma anche nella ricerca linguistica e strutturale, e pur rimanendo fedele alle proprie ossessioni. In tal senso Ezio Sinigaglia, che ad oggi ha pubblicato tre romanzi dall’indiscutibile carattere “sinigagliano”, è per me uno scrittore grandissimo. In particolare, l’ultimo libro (L’imitazion del vero) è esattamente l’opposto del primo (Il pantarei), entrambi pubblicati da TerraRossa. Lì dove Il Pantarei è cerebrale, notturno, pieno di dubbi, pentimenti, divagazioni, aperture, L’imitazion del vero è all’opposto fisico, solare, gioiosamente amorale, lineare e immediato per quanto altrettanto ricercato sul piano linguistico, con la sua bella calata in un italiano pseudo-boccaccesco. Ed è giustamente segnalato allo Strega, ma credo c’entri qui la dignità di autore che Ezio si è conquistato negli anni, pur restando ai margini del mercato editoriale. Leggendo questi due libri e il centrale Eclissi (editore Nutrimenti), nessuno potrà mai accusare Sinigaglia di essersi ripetuto, di aver ammiccato ai gusti del pubblico, ma anzi ha avuto la forza e il coraggio di proporre delle opere sempre complesse e sempre diametralmente diverse tra loro per quanto assolutamente personali. In questo senso Sinigaglia non è solo autore da scoprire e riscoprire – insieme a Carlo Bordini, altro grande outsider – ma credo che la sua fama nei prossimi anni crescerà ancora, come figura di grande integrità artistica e impossibile da incasellare nell’odierno panorama editoriale, che predilige invece opere dalla scrittura solida ma tutta uguale, plastica ma intercambiabile, irrisolta nell’identità così come nella maturità dei propri autori, insomma livellata su uno standard che è già quasi maniera (maniera TQ).
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