Nemmeno un mese fa, quando si cominciarono a condividere in Italia i video dei poveri cinesi in quarantena che, da soli o in coro, cantavano dai loro appartamenti il loro inno nazionale, in Italia a commento di quei video si sprecarono le definizioni, passando dalla commozione alla pietà, dalla presa per il culo più o meno feroce al compiacimento, dalla paura alla visione "apocalittica" di quello che ci aspettava di lì a poco. Ora io mi chiedo, ma i video in cui sono i nostri adesso che cantano dai loro balconi, da soli in coro, esattamente in cosa sono diversi da quelli dei poveri cinesi in quarantena? E cosa penseranno quelli che li guarderanno domani? Altra cosa, ho letto adesso una poesia sul Coronavirus scritta da un noto poeta italiano in cui cercando delle rime nuove e propositive con la malattia si inventa: "Diamocilamanus", "Chebelloiltuovisus" e "Coronasorrisus". Ora io lo so che lo ha fatto apposta, però, per favore, cercando di far del bene non rendiamoci la vita peggiore di quello che è già. Casomai, senza strafare, chi vuole, mi trovi delle rime serie e proviamo a farne qualcosa che rimane.
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