Stamattina pensavo che ai tempi di Boccaccio, con la peste ci si chiudeva in casa a raccontarsi storie. Oggi i più romantici raccomandano di leggere i libri. Ma è, per certi versi, romanticismo appunto, che non tiene conto dell’evoluzione dei tempi, dei media. Se è vero che il libro non è morto, è anche vero che ormai il fabbisogno di narrazioni, di storie, mai sopito nell’uomo, assume altre forme, passa da altri canali. Quasi tutti i miei amici che hanno, come chiunque, la necessità di narrazioni per combattere la noia, infatti, spesso non hanno libri in casa, ma passano le giornate guardando fiction su Netflix (che è un’evoluzione del romanzo a puntate, o d’appendice). Già oltre la televisione, altro che libri! Oppure, i più colti, da un paio di giorni stanno su PornHub che per venire incontro alla crisi, nella più grande campagna promozionale che ci si potesse inventare con la peste, per imbonire futuri abbonati ha messo a disposizione gratuitamente la versione Premium del suo canale. Che a me pare l'estrema evoluzione, ai tempi del 2.0, del boccaccesco (istinto vitale, e dunque sensuale, contro istinto morte), anche a scapito dello stesso Boccaccio (autore raffinato di storie non solo licenziose), ma dubito che qualcuno noti la differenza.
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