mercoledì 18 marzo 2020

pensiero sui poveri

Continuo a leggere post, anche parecchio sarcastici, su come “Il papa ha dato i soldi a se stesso!” in merito alle donazioni fatte alla Caritas (anche se forse “donazione” non è la parola più esatta in questo caso) e mi fanno specie non tanto per il disprezzo e l’ostilità mostrate verso la Chiesa (ostilità e disprezzo che la Chiesa si è attirata da sé coi propri errori) ma per il fatto che commenti del genere evidenzino spesso la più totale mancanza di conoscenza di come funziona la Caritas, che non è una banca in cui depositi o investi denaro, ma usa quei soldi per distribuire beni di prima necessità a famiglie povere o indigenti, attraverso mense, dormitori, centri di accoglienza, che hanno dei costi. La Caritas ovviamente non è perfetta, anzi, ma non la fa il papa, la fanno le parrocchie ed è una delle poche realtà a sostegno delle fasce sociali più deboli che funziona in Italia, assai più dello Stato. Quindi, sinceramente, o si pensa che quei soldi destinati ai poveri non arriveranno mai a destinazione (com’è successo con le raccolte fondi per i terremotati), oppure chi ci sputa sopra lo fa perché la sua antipatia per il papa è più forte della sua pietà per i poveri. La cosa tristemente ironica in tutto questo è che ci lamentiamo dalla mattina alla sera di non lavorare e ci chiediamo dove andremo a finire se questa stasi economica continuerà, ma quelli che trovano sbagliato donare soldi alla Caritas dicendo: “Il papa dia quei soldi a chi davvero ha bisogno” non hanno ancora capito come, se questa crisi degenera, quando i risparmi finiranno alla Caritas potrebbero andarci anche loro.

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