Guardate che la distribuzione – che certe volte pare la sola cosa che interessi agli autori che mi chiamano per avere informazioni sulla casa editrice – è importante, ma non è che Magrelli o De Angelis vendano più copie perché pubblicano con Einaudi o Mondadori, casomai è il contrario, sono Einaudi e Mondadori che vendono più copie perché pubblicano Magrelli o De Angelis. Poi certo, se hai Messaggerie dietro, è più facile trovare i volumi in giro e acquistarli. Ma se ti chiami Gigetto Strabuzzi e ti pubblica Mondadori e ti distribuisce Messaggerie, non credo proprio che tu possa vendere chissà quante più copie di prima. Anzi, se arrivi lì e non vendi a un certo standard, le prime che ti bruciano sono proprio loro, le case editrici diranno che sei un investimento a perdere e non ti pubblicherà più nessuno a quel livello. Certe volte, allora, quando mi chiedono questa cosa della distribuzione, soprattutto gli esordienti, mi verrebbe da rispondere, come fece una volta Patti Smith a chi le chiedeva come si fa a diventare un’artista: “fatevi una reputazione, lavorate alla vostra opera, crescete come persone, non venite a compromessi che vi possono svilire, e allora, se avete qualcosa di serio da dire, a un certo punto saranno gli altri a cercarvi”, cioè con un po’ di fortuna – che serve almeno quanto il talento – sarà Mondadori a venire da voi e non il contrario. Ma prima di tutto la reputazione, quella e il lavoro che siete disposti a fare. Persino il tanto criticato Arminio, per arrivare lì dove sta, si è costruito una reputazione, si è fatto un mazzo tanto come tutti e molto più di altri. Non sta lì per i suoi versi che possono piacere o no, sta lì perché sta sempre in giro da anni, a promuoversi, non snobba nessuno, nemmeno l’ultima libreria del paesino più infimo. Mentre ci sono persone che ancora non hanno pubblicato un libro e già si lamentano che gli editori non coprono loro le spese del prossimo tour di presentazioni in giro per l’Italia. Ma va.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
sabato 23 dicembre 2023
giovedì 20 luglio 2023
il lavoro editoriale
Ogni tanto qualcuno mi dice: “Eh, ma che ci vuole? Dai un’occhiata ai primi due o tre testi e lì capisci subito se è un buon lavoro o meno”. Va bene, ma dopo che hai fatto questo e ti restano scremati 52 libri dignitosi di persone che sanno scrivere, tu che fai? Li pubblichi tutti? Alcuni editori farebbero così, chiedendo all’autore di contribuire alle spese di stampa e addio remore selettive e problemi di natura economica (peraltro sono buoni libri, quindi non si parla nemmeno di pubblicare scartini). Altri preferiscono rileggerli per bene per farsi un’idea migliore del progetto, puntando su quanto gli piace il libro più ancora che sul suo potere di marketing. Per arrivarci, però, quando hai 52 manoscritti davanti, anche a leggerne uno al giorno per valutarli con la giusta attenzione e poi metterli a confronto, non servono forse due mesi di lavoro? Per arrivare a cosa? A sceglierne 3 o 4 da pubblicare (scatenando spesso il risentimento degli altri 48 scartati) che, se anche andrà bene, non venderanno mai abbastanza copie da compensarti per tutto questo tempo speso a sceglierli e per tutto il tempo dopo utilizzato per trasformare un’idea in un oggetto commerciale senza mercato? Davvero, certe volte penso che il lavoro editoriale sia qualcosa a metà tra K. (colpevole e pieno di rimorsi per qualcosa che non ha saputo fare, ma nemmeno lui sa definire) e Tafazzi, con la prevalenza del secondo sul fronte economico.
mercoledì 21 dicembre 2022
il comune amico ciccio
Ciao, mi ha dato il tuo contatto il nostro comune amico Ciccio. È un po' di giorni che ci ho il pensiero che devo pubblicare un libro e lui mi ha detto che sei bravo. Ti posso chiedere delle informazioni? Per prima cosa mi puoi gentilmente spiegare come si produce un manoscritto?
lunedì 24 gennaio 2022
il genio
Quello che ti manda il suo manoscritto mettendo come destinatario un altro editore e rifilando te (e chissà quanti altri) in copia nascosta. Glielo scrivi. E quello: Az mi ha scoperto.
martedì 9 febbraio 2021
il brivido
Quei momenti rari ma per questo eccezionali che leggi un manoscritto e ti viene il brivido, ti piace l'idea, ti piace la scrittura, persino il titolo, quel momento in cui lo leggi, lo leggi nei tempi di una sensata risposta, e man mano che prosegui ti convince sempre più, lo leggi fra altri 200 che ti sono arrivati, lo leggi e lo rileggi e ti dici che bello, mi piace, e piace anche al comitato di lettura che non è cosa scontata che piaccia proprio a tutti, a me per primo che non mi piace quasi nulla, lo leggi e ti dici questo lo pubblico ho deciso, ecco uno di quei momenti che lo leggi e ti dici questo è perfetto, ora gli scrivo, ora gli propongo un contratto, e proprio in quel momento scopri che l'autore ha pubblicato il libro, nel frattempo, con un altro.
domenica 3 gennaio 2021
primo post editoriale dell'anno
Periodicamente c’è qualche amico che mi dice: «Anto’, ma se non vuoi che ti mandino i manoscritti basta scriverlo sul sito o in un bel post, la gente capisce e smette». Così, periodicamente, io scrivo questo post, la gente capisce per due o tre settimane, poi ricomincia a inviare decine di manoscritti come se non avessi avvertito che è meglio di no e ignorando bellamente le istruzioni del sito. Mi scrivono o peggio mi chiamano a qualsiasi ora – l’ultima mi è capitata la sera del 31, che giuro mi hanno chiesto se potevano mandarmi un manoscritto, perché siamo chiusi in casa e allora tanto vale approfittarne. Del resto, pensavo stamattina, se tutti i siti per aspiranti scrittori consigliano (consiglio che io stesso ho seguito a suo tempo): «Se vedete scritto che una casa editrice non accetta manoscritti voi comunque provate, non arrendetevi, siate affamati e folli, siate audaci, e prima o poi sarete premiati», io con chi me la devo prendere? Con Steve Jobs?