lunedì 23 settembre 2019

coyote

Stamattina, ascoltando questa canzone, ho ripensato a una intervista rilasciata da Joni Mitchell qualche anno fa. Era una intervista piena di amarezza in cui tirò fuori una polemica feroce contro Bob Dylan, dicendo che era un pessimo uomo (poco igienico anche) e un pessimo artista (un plagiario della peggior specie) che non si meritava il successo che aveva avuto più di lei, infinitamente più brava di lui ma messa da parte perché donna. Di recente, con l’ultimo film di Scorsese sulla Rolling Thunder Revue, è venuto fuori il video qui sotto, dove loro due suonano insieme Coyote a metà degli anni ’70, mettendo da parte, nel nome di una vecchia amicizia, quell’intervista e quella rivendicazione. Però, mentre un certo punto di Chronicles Vol. 1, o forse in una intervista (non ricordo di preciso), qualcuno chiede a Dylan se ci sono dei giovani che gli piacciono, che hanno raccolto la sua eredità, e Dylan parla a lungo – stupendo l’intervistatore – della nuova scena rap americana, dice che gli piace l’uso che fanno della parola questi ragazzi e il modo in cui la usano per rapportarsi col mondo; nella succitata intervista alla Mitchell qualcuno le fa la stessa domanda, e Joni risponde che no, non le pare dopo di lei qualcuno abbia fatto qualcosa di altrettanto bello o di paragonabile al suo lavoro con Mingus. Ecco, leggendo tale risposta ho pensato che sia una cosa veramente triste da dire, e piena di egocentrismo – molto più egocentrica di qualsiasi Dylan, e ce e vuole! Dà l’idea di una persona che si sente molto sola, non perché lo sia davvero, ma perché proprio non riesce a vedere chi c’è intorno.

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