Ho letto che quest'anno al Salone ci sono stati 222.000 visitatori e ho pensato che, esclusi i torinesi, di questi almeno 111.000 erano scrittori, amici o parenti di scrittori che presentavano il libro (come una coppia siciliana incontrata in treno, salita apposta per vedere il figlio che presentava il suo libro al Salone, manco si stesse laureando), o aspiranti scrittori che sognano un giorno di passare il varco col pass degli addetti ai lavori che non ti dà diritto a niente a parte saltare la fila all'ingresso. 55.500 di loro li conoscevo di persona e ci salutavamo fra di noi ammiccando, come i membri di una banda di carbonari. Uno di loro ero io. (Ironia della sorte, o segno dei tempi: alla fine l'autore più venduto del Salone non è stato nemmeno uno scrittore ma un fumettista, Zerocalcare: come se io andassi al Lucca Comics e sbancassi con le mie poesie).
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
martedì 14 maggio 2024
domenica 12 maggio 2024
salone e abbraccio
È inutile, io più divento vecchio e meno reggo il Salone del Libro e situazioni simili. So che a qualcuno piace oltremodo perché è effettivamente divertente (per una giornata in gita), ma c'è pure chi lo definisce un tempio della cultura e lì ci andrei piano. Il simbolo maggiore di cosa è diventato o sta diventando il Salone per me lo dà la mappa ai padiglioni e agli stand, da cui mancano completamente i nomi degli editori, sostituiti dalle pubblicità, tutte di alto profilo intendiamoci, ma che la rendono una tovaglia colorata e perfettamente inutile se non puoi abbinare un nome al quadratino giallo che rappresenta lo stand. I telefoni ieri erano in tilt per un sovraccarico della rete, per cui senza internet e senza mappa la gente si aggirava sperduta per i corridoi, e questo non è stato un gran servizio né per i lettori né per gli editori, soprattutto quelli più piccoli che hanno bisogno di essere cercati, perché non hanno gli stand sovradimensionati dei big. Molti di loro qui si sentono carne da macello, sacrificati all'evento spettacolare da cui non ci si può sottrarre, ma senza voce in capitolo, anche se pagano pure l'aria che respirano per essere qui (qualcuno recuperando le spese e qualcuno no) e senza nemmeno ricevere troppa attenzione o rispetto nel modo in cui vengono serviti per quello che pagano. Questo ovviamente dietro le quinte della gran festa che viene dipinta dalle storie su IG. Io ieri ho trovato un Salone molto caotico, bulimico e a tratti respingente — come quando sono andato a sentire Stefano Dal Bianco e mentre leggeva delle poesie la sua voce era coperta dal rumore, un continuo frastuono che sembrava venuto fuori da un film di Antonioni e che poi è stato sostituito dalle canzoni sarde che arrivavano dallo stand di fronte, altro che Paradiso — se non per il fatto di avervi ritrovato vecchi amici che non vedevo da anni, da quel punto di vista menomale che c'è il Salone. La parola più ascoltata però non è stata cultura né libro, ma fila: quella lunghissima per i bagni. Aldo Nove qualche giorno fa ha scritto che trova assurdo che ci sia gente che paghi il biglietto per entrare al Salone a comprare libri invece di andare in libreria. Ecco, ieri una mia amica libraia, dall'unica libreria indipendente che in otto anni che ci lavoro mi fa puntuali rendiconti trimestrali, mi ha detto che sta lottando per non chiudere. Il mio abbraccio più grande va a lei.
sabato 11 maggio 2024
domenica 5 maggio 2024
festakkione
Oggi mi è venuto da pensare che in fondo andare al Salone del Libro di Torino è per certi versi il corrispettivo di quando, ai tempi in cui ero ragazzo, si andava al Concerto del Primo Maggio a Roma. C'era l'idea di fare qualcosa che aveva un fondamento etico (ma ben sponsorizzato) mentre di fatto si andava tutti al festakkione dell'anno. Più o meno la sensazione di stupore euforico è sempre quella, ma visto che siamo adulti con molte meno canne in giro.
mercoledì 19 aprile 2023
due buoni motivi per andare al salone
Sono talmente incasinato in questi giorni con la chiusura di un lavoro che mi sono appena ricordato che non ho fatto nessun post per dire in maniera elegante simpatica e ganza che quest'anno non sarò al Salone del Libro come quasi sempre faccio, anche perché a me del Salone del Libro in generale mi frega poco e nulla. Salvo che poi mi sono anche ricordato che io al Salone del Libro ci vado eccome ma non come editore, da privato, e soltanto per incontrarci una ragazza. Anche perché diciamocelo, gli unici due motivi buoni per andare al Salone del Libro sono: 1) farsi dei selfie fighi per dire che sei al Salone del Libro e 2) incontrare persone sessualmente interessanti. In tal senso gli scrittori/scrittrici del Salone del Libro sono molto più sessualmente interessanti degli editori, perché gli scrittori sono lì in vacanza, gli editori ci stanno per lavoro e dopo una certa ora puzzano anche di sudore.
domenica 22 maggio 2022
penna
Salone del libro. Un torinese in perfetto spirito napoletano facendo riferimento a un non specificato stand (punta il dito verso l’orizzonte) mi avvicina con un sorriso e la chiacchiera facile e mi intorta rivendendomi una penna omaggio per 5 euro. Parte dicendo che è un editore in difficoltà, passa a piangere le miserie del mercato, della famiglia e dei figli che deve sfamare, e finisce per chiedermi un’offerta (“quello che vuoi Antò, una pizza e una cocacola”) per sé e i suoi amici, un gruppo di scalcagnati come lui che gli sta dietro, in cambio della penna. Volevo dargli un euro ma era poco, tanto fa che gliene ho dati 5, ma ne voleva 8 (“non sono un bandito, Antò, non ti preoccupare” ripete due volte). La particolarità della penna, vanta, è che ha un calendario incorporato a tendina che puoi tirare fuori all’occorrenza (“così quando ti fai una scopata, Antò, te la puoi segnare qui per ricordarti l'anniversario”). Ma se il calendario è nella penna, come fai a scriverci con la stessa penna? Lui mi guarda furbescamente: è questa la genialata, Antò, che te ne devi prendere un’altra. Quando capisce che non andrò oltre le 5 euro chiude rapidamente e mi saluta. “Mi sei simpatico, Antò, scegli un colore!” Le penne erano rosse, bianche e verdi. Ho scelto verde. Ho pensato che magari mi porta fortuna.
giovedì 21 ottobre 2021
a ciascuno il suo
Non so quella degli altri (perché ognuno in fondo c'ha la sua) ma la mia Legge di Murphy è relativa al fatto che per una volta nella vita che NON vado al Salone del libro e quell'anno dicono c'è stata la migliore edizione da anni (cioè da tutti quegli anni in cui ci sono andato). Ergo, o è il mio esistenzialismo esasperato che a naso mi spinge a tirarmi fuori da ogni festa per starmene in disparte a guardare il muro, oppure più semplicemente il sistema è sempre quello ma dove passo io si guasta il vino.
mercoledì 6 ottobre 2021
compà
Io quest’anno al Salone non ci vado proprio. Non ci vado né in esposizione e nemmeno a farmi un giro. Mi dispiace pure, perché anche se alla fine non ti cambia un piffero nella vita – se non prenderti un sacco di soldi – mi ci diverto, ne riconosco l’importanza, e poi soprattutto ci si fanno incontri interessanti, ad esempio una volta ci ho incontrato Vivian Lamarque che mi ha scritto una lettera da consegnare ai miei gatti. Ai lettori ovviamente fregherà un ciufolo di tutto questo perché tanto chi ci va lo fa per vedere i mega scrittori stellari, mica per noi poveri scribacchini in versi. Però confesso che mi sento in colpa verso gli autori, perché comunque per un autore poter dire di esserci col proprio libro è importante, e io tutti gli anni a modo mio – fra il rocambolesco, l’arrangiato e il ridicolo – ci ho provato a farli girare. Una volta per dare una copia di un libro a Villalta mi sono sorbito un’intera presentazione in friulano dove per un’ora non ho capito una sola parola di quanto veniva detto e mi sono sentito come uno straniero in patria. Quest’anno però non ci riesco proprio ad andarci e in tutto questo, lo devo dire, la cosa che più mi ha commosso sono stati i messaggi di spinta e incoraggiamento di alcuni amici editori con cui mi incontro lì tutti gli anni. È una bella sensazione sapere che c’è qualcuno che fa il tuo stesso lavoro e invece di pensare “ecco uno stronzo di meno con cui dover combattere” ti scrive “Oh, cerca di esserci, compà, senza di te non sarebbe la stessa cosa”. Soprattutto il compà mi ha commosso.