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martedì 11 aprile 2023

vorrei che volo

Ieri ho visto “Vorrei che volo”, documentario girato da Ettore Scola nella Torino del 1982 che è il seguito di un film di 10 anni prima, “Trevico-Torino” in cui si parla della condizione degli emigrati meridionali arrivati a cercare lavoro nella Fiat. Una delle due interviste che più mi hanno colpito è quella riferita a un matrimonio “misto” fra un meridionale e una settentrionale, dove questa unione viene non solo mal vista dalla comunità, ma descritta con gli stessi toni che se fosse l’unione di una italiana con un extracomunitario, un “mangiasapone” come venivano spregiativamente chiamati i meridionali all’epoca, perché si diceva che il sapone erano più abituati a mangiarlo che a usarlo per lavarsi. Peggio ancora, sposare un meridionale operaio era come se oggi si volesse sposare un bracciante agricolo nero o proveniente dall’Europa dell’est, ovvero abbassarsi al gradino socialmente ed economicamente più infamante. L’altra intervista, invece, riguarda una ragazza madre, sola, che lavora in fabbrica e per questo lascia suo figlio piccolo in un istituto. Ogni sera, dopo il lavoro, prende i mezzi e fa un viaggio di circa 90 minuti con tre cambi soltanto per vedere suo figlio per un’ora, prima del rientro per la cena. La ragazza confessa di sentirsi preoccupata perché il figlio, vedendola per così poco tempo ogni giorno, non riesce a riconoscerla come sua madre. Questo succedeva nel lontano 1982. Poi senti la storia del piccolo Enea e le discussioni che innesca la scelta sofferta di sua madre e cominci a pensare che tanto lontani da quel 1982 non si è andati.

mercoledì 6 ottobre 2021

compà

Io quest’anno al Salone non ci vado proprio. Non ci vado né in esposizione e nemmeno a farmi un giro. Mi dispiace pure, perché anche se alla fine non ti cambia un piffero nella vita – se non prenderti un sacco di soldi – mi ci diverto, ne riconosco l’importanza, e poi soprattutto ci si fanno incontri interessanti, ad esempio una volta ci ho incontrato Vivian Lamarque che mi ha scritto una lettera da consegnare ai miei gatti. Ai lettori ovviamente fregherà un ciufolo di tutto questo perché tanto chi ci va lo fa per vedere i mega scrittori stellari, mica per noi poveri scribacchini in versi. Però confesso che mi sento in colpa verso gli autori, perché comunque per un autore poter dire di esserci col proprio libro è importante, e io tutti gli anni a modo mio – fra il rocambolesco, l’arrangiato e il ridicolo – ci ho provato a farli girare. Una volta per dare una copia di un libro a Villalta mi sono sorbito un’intera presentazione in friulano dove per un’ora non ho capito una sola parola di quanto veniva detto e mi sono sentito come uno straniero in patria. Quest’anno però non ci riesco proprio ad andarci e in tutto questo, lo devo dire, la cosa che più mi ha commosso sono stati i messaggi di spinta e incoraggiamento di alcuni amici editori con cui mi incontro lì tutti gli anni. È una bella sensazione sapere che c’è qualcuno che fa il tuo stesso lavoro e invece di pensare “ecco uno stronzo di meno con cui dover combattere” ti scrive “Oh, cerca di esserci, compà, senza di te non sarebbe la stessa cosa”. Soprattutto il compà mi ha commosso.

giovedì 10 maggio 2018

réclame

Il dovere mi impone di ricordare che domani a quest’ora: 16.15, c’è la presentazione del mio nuovo libro al Salone Internazionale del Libro di Torino, Pad 2 Stand K18 (quello della Regione Puglia). Ne parliamo con Giovanni Turi che mi ha fatto da editor. Giovanni lavora con Stilo Editrice, la casa editrice che mi ha pubblicato, e ne gestisce una tutta sua (TerraRossa Edizioni), ma io stesso sono editore (lo sapete) e l’intero stand della regione è pieno di altri editori molto bravi e competenti che sono anche amici miei e saranno lì. Per cui se proprio non volete venire per me, potreste anche farlo per lui/loro così, mentre fate finta di interessarvi al mio, gli proponete a tradimento il vostro libro usandomi come testa d’ariete. Tanto la capa è dura. E poi mi sembra uno scambio equo per ottenere il mio quarto d’ora di celebrità.
[Scrivo questo e intanto continuo a leggiucchiare I detective selvaggi, e sono più o meno al punto in cui il poeta Ulises Lima parte per una presentazione a Managua (Nicaragua) e lì sparisce nel nulla...]

lunedì 7 maggio 2018

torino oppure le patatine

Non ho molti amici a Torino e dintorni, però se qualcuno ci fosse oppure si trovasse a passare di lì venerdì 11, alle 16.15, allo Stand della Regione Puglia (Padiglione 2 – Stand K18) facciamo la prima presentazione ufficiale di La nostra voce non si spezza, questo libro che mi ha pubblicato Stilo Editrice con grande sprezzo del pericolo. L’editing è di Giovanni Turi, che lo presenta con me. La copertina è di Lucia Lodeserto. Dopo quella c’è già una data prenotata a Bari. Dopo Bari ce ne sarà forse una a Locorotondo, da decidere. Però sono anche disponibile a presentazioni in casa, a pranzo o a cena, per una tisana, o meglio ancora sul divano, con la birra. Voi chiamatemi, che io porto le patatine.

martedì 2 maggio 2017

al salone, al salone

Per la seconda e forse ultima volta saremo al prossimo Salone. Saremo piccolini e in disparte ma saremo, come vermi nella mela. Il programma, ho visto, è pieno di poesia, compresi incontri su Bob Dylan, compreso Paolo Nori, e Francesco Piccolo che legge i poeti contemporanei, e Milo de Angelis e Rondoni e Franco Arminio. Quindi consiglio di andare a cercarla la poesia, perché se la cerchi la trovi, bisogna insistere e prima o poi qualcuno te la dà. In mezzo alla poesia ci saremo anche noi di Pietre Vive Editore, ma in incognito, con quell'atteggiamento di chi dice: ma mi si nota di più se me ne sto nell'angolo in disparte o se vado a vedere la Ciabatti, con grazia pop di chi non se la tira con la storia che la poesia è superiore? Ma superiore a chi, a che cosa? E dove? Ecco, se vedete uno scemo con la barba che ride in mezzo a una massa di scemi che discettano di quanto sono fighi i poeti contemporanei estinti, quello sono io. Oppure è Guido Catalano, uno dei due.