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sabato 24 giugno 2023

ironico

Trovo estremamente ironico che dopo tanto parlare delle mire espansionistiche Nato, ad oggi il pericolo più grande mai corso dall'imperatore Putin venga dai suoi stessi mercenari. Faccio mia a proposito una bellissima citazione dal Vangelo usata pochi giorni fa da Sandro Veronesi in un articolo scritto per la morte di Berlusconi: “non è quello che entra nell’uomo che corrompe l’uomo, ma quello che esce da lui”.

lunedì 12 giugno 2023

per berlusconi

Nel 1994 Indro Montanelli scriveva: “L’Italia di Berlusconi finirà male, malissimo, nella vergogna e nella corruzione. E sarà stato inutile avere ragione” e aggiungeva che ogni seria persona di destra, dopo Berlusconi, si sarebbe vergognata di dichiarare la propria fede politica. Oggi, a trent’anni da quel giorno, Montanelli passa per un immondo stupratore di minorenni e a Berlusconi nel giro di pochi mesi verranno bonariamente perdonate tutte le orge fatte in casa, le puttane minorenni, il machismo esasperato, la volgarità, la corruzione, i voltafaccia, le menzogne e gli spergiuri, l’opportunismo col sorriso, l’ignoranza al potere, i rapporti con la criminalità organizzata, l’aver sdoganato i fascisti al potere, perché quelli che adesso sono al Governo (opposizione compresa) sono tutte creature sue, insomma l’aver dato il suo nome a tutto quel sistema di pensiero che chiamiamo “berlusconismo” e è che nella sostanza l’esaltazione dei nostri peggiori istinti. Io vedo persone che già scrivono, come se fosse un’assoluzione, “ha fatto la storia”. Si può fare la storia in tanti modi, e purtroppo quelli che si ricordano per lo più sono legati a guerre, fatti di sangue e accordi di potere. Poi certo, Berlusconi era anche simpatico, chi lo nega. E Mussolini ha scritto anche poesie.

sabato 2 giugno 2018

festa della repubblica (e si vede)

Dopo la sollevazione nazionale sul caso Mattarella, registriamo al 2 giugno come il primo assoluto atto di questo nuovo Governo che avrebbe dovuto essere perlomeno di rottura, sia l’aver preso l’amante di uno dei suoi due leader per metterla a lavorare in Rai, canale di Stato per cui si pagano le tasse. Il tutto alla luce del sole, con la sfacciataggine e l’arroganza di chi ha il potere in mano. Ci voleva dunque la Lega per ribadire questa sostanziale verità che si fa biglietto da visita del nuovo corso politico italiano: se vuoi un lavoro figo devi darla al Capo! Ancora peggio, l’assoluta naturalezza con cui tutti hanno preso la notizia, fra scrollatine di spalle e qualche battutina sconcia, dopo mesi di scassamento di coglioni delle femministe per cui tutto è un attentato ai diritti della donna meno darla al capo per un lavoro, non ci lascia presagire nulla di buono per quello che verrà, ma non dall’alto quanto piuttosto dal basso, dai soliti assuefatti al potere, a tal punto da non vedere più, non indignarsi per i micro attentati alla democrazia che si ripetono ogni giorno intorno a noi: quelli dove c’è una persona che ha una posizione privilegiata rispetto alla tua non perché sia più brava ma perché va a letto col Capo. Cosa c’è di democratico in tutto questo? Cosa c’è di nuovo? Tutto è cambiato perché non cambi nulla, come diceva qualcuno in un celebre libro, che non cito perché oggi citare i libri è diventato impopolare e demodé.

lunedì 31 ottobre 2016

americanizzati

Rispetto a queste mode stupide o finto stupide (nel senso che uno fa finta che siano stupide per non dire che gli piacciono) tipo Halloween mi ricordo c’era un mio amico, Nannino il brasiliano, che liquidava tutti con una parola: «Americanizzati!». Non lo diceva alle mode, lo diceva alle persone, per dire che ormai erano corrotte, e le persone mi ricordo si incazzavano.

giovedì 13 ottobre 2016

la lotta per l'osso


Mi fanno un po’ ridere quelli che si scandalizzano per il Nobel per la Letteratura a Bob Dylan, e parlano di ingiustizia letteraria per il povero Philip Roth (che così povero secondo me non è). Sinceramente (ma lo dico come sfogo) se ci fosse una giustizia letteraria io, oggi, pubblicherei nella collana bianca di Einaudi. Così, per dirne una. E come me molti bravissimi scrittori che conosco. Invece Einaudi pubblica, da anni, molte più cagate in versi di quelle che ha composto Bob Dylan in 50 anni di canzonette. Ma non è solo Einaudi. Tante altre case editrici che si dicono libere pubblicano semplicemente (per far quadrare i conti, dicono) più merda di quanta se ne possa digerire, in cui fanno proliferare autori senza alcuno spessore, che pubblicano libri di cui nessuno ha bisogno non perché sono più bravi di altri, ma solo perché sono meglio intrallazzati, sempre al posto giusto al momento giusto, a dire la cosa giusta per essere simpatici. La letteratura è anche un lavoro relazionale, si sa. E così vanno in tv nei salotti giusti, fanno inchieste giornalistiche che non denunciano nulla, fanno satira insulsa, fanno politica ma si incazzano sempre senza arrivare mai a nulla, talvolta fanno utilissimi pompini, e cucinano e cantano e giocano a calcio, ma senza sfiorare mai (tranne rare eccezioni) la Letteratura, nemmeno per sbaglio. 
Eppure, in tutto questo sistema diabolico, che non è l’eccezione ma la norma, invece di incazzarsi per la merda nauseabonda che circola nelle nostre librerie, imbellettata da marchi prestigiosi, quello che rode di più è che Bob Dylan (anche se pubblicato da Feltrinelli) non fa letteratura, non fa musica e non fa nemmeno arte. E visto che non fa nemmeno pompini, non si sa come giustificare questo errore. Forse dovrebbe giocare a calcio. 
Parlando di errori, stamattina mi scriveva una mia amica sconsolata: “è morto Dario Fo, siamo più poveri”. E a me è venuto da pensare che sì, è vero, siamo poveri, ma Fo era anche anziano. Il problema, il problema vero, immenso, non è che si sente la sua assenza, ma che si sente l’assenza di un ricambio che non c'è stato, non perché manchino i talenti ma perché chi c’ha il Potere (come lo chiamava Fo) economico, editoriale, chi potrebbe dargli spazio, ampio, di azione e di pensiero, piuttosto che investire in quei giovani talenti, preferisce storcere il naso, guardare altrove, e non sempre al meglio o in buonafede. E ripetere a chi scalpita, come succede a me: “questo posto non va bene per te, col tuo talento forse dovresti andartene altrove”. Invertendo, di fatto, il celeberrimo: Questo non è un paese per vecchi, che Cormac McCarthy (anch’egli meritevole di Nobel) ha mutuato come titolo di un suo romanzo da una poesia di Yeats. (Sempre questa Poesia che torna fra le balle). E se qualcuno si lamenta del trattamento, al Potere piace ripetere che emergere, da sempre, è una lotta spietata. La lotta fra cani per l’osso.

domenica 20 settembre 2015

la caccia

Il ministro dell’Ambiente, per regolamentare il flusso ormai invadente degli hipster che appestano le strade ha deciso di dare inizio, con la stagione estiva, alla caccia del coglione. La gente, e in particolare gli hipster – che poi sono quelli che maggiormente odiano se stessi – prima è accorsa entusiasta a raccattare i fucili, poi è venuto fuori che c’era una gran confusione a riguardo, mancando le specifiche intorno alla definizione di coglione. Hanno così cominciato a sparare a casaccio su tutti, gli hipster certo, ma anche quelli alla moda di qualsiasi moda, gente che vota ancora Democratico, altri che ai mondiali tifano Germania perché bisogna essere sportivi, altri ancora che provano a infilarsi dovunque e senza più dignità perché da qualche parte il posto fisso arriverà. Hanno poi abbassato il tiro e hanno cominciato a sparare a quelli che vogliono salvare il mondo con l’arte, a quelli che se ne vanno all’estero per fare i camerieri e a quelli che restano qui per fare i camerieri, ai giornalisti senza testata, agli studenti senza futuro, agli insegnanti precari che non è solo un ripiego, ai dottori avvocati e agli avvocati dottori, ai professionisti che non lavorano in nero, alle ragazzine che si fanno mettere in cinta ogni sabato sera, a quelli che ancora credono nel Popolo di qualsiasi popolo si tratti, e a quelli che credono che il vino non sia per forza rosso sangue, a quelli che bestemmiano davanti alla tv e a quelli che invece vanno ancora a pregare che qualcuno per favore, per favore ci aiuti, a quelli che non mangiano più carne e a quelli che ne mangiano troppa, poi si giustificano dicendo che ci hanno fatti carnivori per un motivo: mangiarci fra di noi come le bestie. Hanno sparato su tutti senza filtri. Si è fatta dell’erba un fascio solo perché vai a distinguere tu fra così tanti coglioni. Coglione per coglione spara a tutti, si son detti. Non è rimasto più nessuno. Una strage dei bei tempi. Gli unici a salvarsi sono stati quelli al potere (di qualunque partito, lobby, associazione, società, chiesa o banca essi siano) perché quelli al potere, si sa, non sono per nulla coglioni, sono troppo furbi per essere persino nominati.

mercoledì 18 marzo 2015

il problema

Il problema, alla fine, non è nemmeno Lupi, sono tutti quei padri che, a sentire la storia, non si indignano, anzi dicono: "eh pure io lo avrei fatto per mio figlio". Perché si sa, si fa tutto per i figli. Sono loro il vero male, quei padri con quei figli. Che poi basta guardarsi Un borghese piccolo piccolo di Monicelli, che è un film del 1977, per rendersi conto che il male è sempre stato quello, non è mai cambiato e nemmeno ci pensa a cambiare.

mercoledì 8 maggio 2013

il grande segreto

Stasera sento in tv, per la prima volta, da Antonio Padellaro, che l’archivio segreto di Andreotti, tremilacinquecento faldoni, seicento metri di carta, contiene l’intero elenco delle raccomandazioni e dei favori richiestigli dal 1944 fino alla fine degli anni ’80. Da vero democristiano Andreotti accontentava tutti e si segnava ogni cosa, a buon rendere. Questa cosa mi sconvolge, lo ammetto.
Eccolo il grande segreto nascosto nel suo archivio, che ci svela come, nonostante tutti sapessero chi fosse (praticamente il Male), poi andavano lo stesso a chiedergli favori. “Tutte ‘na razze!” diceva mia nonna, parlando dell’umanità in genere. Ed è questo il punto: lo sapeva mia nonna e lo sapeva bene anche lui.
Poi certo, lui era mafioso, assassino, cinico, opportunista, un uomo del potere malato, ma gli altri? Quelli che ora gli danno addosso, e parlo soprattutto della generazione di mio padre? Quelli che sono?

sabato 2 marzo 2013

questo non è un paese per vecchi


Blade Runner. Roy Batty e Pris, due androidi fuggiti da Marte, si sono rifugiati in casa del progettista genetico J.F. Sebastian, un innocuo venticinquenne affetto da una malattia che ne ha anticipato l’invecchiamento. Il progettista, riconoscendone la diversa natura a causa della loro bellezza e perfezione, chiede loro di mostrargli qualcosa di speciale. Pris gli risponde: “Io penso, Sebastian, pertanto sono”, rimarcando in questo modo la propria dignità di individuo.
Quello descritto da Blade Runner è un mondo affetto dalla vecchiaia e dalla malattia, corrotto e stanco, che vive in una oscurità senza uscita in cui l’uomo è destinato a dibattersi prima dell’inevitabile fine. Gli unici esseri sani, giovani e forti, sono gli androidi, asserviti o temuti come nemici da eliminare appena cominciano a dimostrare di avere sentimenti. Ma nessuno può salvarsi da tanta corruzione, e anche chi non muore è costretto alla paura, a fuggire senza pace per nascondersi. Due sono le grandi metafore evidenziate dal film. La prima, post sessantottina, è che nessuno sopporta la giovinezza se lasciata libera di essere, di agire senza censure, e la condanna. La seconda è che i ricordi, di qualsiasi natura siano, sono tutto ciò che abbiamo, cagionevoli quanto noi.
Ci ho pensato in questi giorni, dopo le dimissioni del Papa, che lascia perché si sente vecchio e troppo stanco per affrontare i problemi del mondo attuale ma anche, viene da aggiungere, la corruzione presente in Vaticano, i suoi enormi e occulti giochi di potere. E poi per il caso Pistorius, l’omicidio da parte di un uomo giovane ma “non perfetto” della donna perfetta che amava: come in Blade Runner (nomignolo di Pistorius) l’atleta decide di eliminarla, non reggendo il confronto con lei, con il suo grado perfezione e con la libertà che reclama.
Ci ho pensato durante le ultime elezioni quando, di fronte ai tanti che accordano la loro fiducia a Berlusconi, in molti hanno reclamato per la vecchiezza (e l’implicita corruzione) di un paese incapace di guardare in avanti e ancora legato ai propri insani ricordi. A conti fatti, però, il 25% degli italiani si sono astenuti dalle urne e il partito più votato è stato Cinque Stelle. Non sappiamo a questo punto se tale fiducia porterà alla soluzione dei problemi o affosserà del tutto l’Italia. Il punto è un altro.
Per troppo tempo le forze di potere hanno creduto che i propri elettori fossero degli androidi, macchine da voto con sentimenti elementari e facilmente manovrabili. Ora, molti degli androidi si sono rifiutati, in nome della propria dignità di pensanti, di fare quel qualcosa di speciale che gli veniva richiesto “per il bene del paese”, cioè votare ancora una volta i vecchi che per anni lo hanno corrotto. L’istinto vitale ha prevalso sulla paura del futuro. La rabbia sulla ragione. Lo spirito di rivolta sul calcolo delle opportunità. Tutto è incerto, ma qualunque cosa si pensi dei risultati, questo non è più un paese per vecchi.