Sono due ore che, avvilito, provo, per una nota che sto scrivendo, a capire quando è morto il poeta sudanese Abdel Wahab Yousif, annegato nel Meditterraneo presumibilmente fra il 16 e il 20 agosto 2020. E mi accorgo che è impossibile arrivarci, recuperarlo al mare, perché c'è troppa confusione della stampa a riguardo, perché ci sono obiettivamente troppi morti. Solo in quei cinque giorni di metà agosto ci sono state quattro stragi in mare al largo della costa libica, quasi 300 persone fra scomparsi o ammazzati, in primis dalla guardia costiera libica che nel silenzio-assenso di tutta l'Europa, e in particolare dello Stato italiano, ha attaccato le barche dei migranti, ha sparato sulle persone inermi, poi ha dato fuoco alle barche e ha lasciato affogare i migranti. Molti di quelli che si sono salvati sono finiti nella carceri libiche e non si può più dire se se sia stato un bene o un male sopravvivere. Ma noi, che abbiamo i nostri problemi, abbiamo anche il coraggio di chiamarlo un male necessario, perché certo qui che ci vengono a fare? Proprio come nei versi di una poesia di Carlo Levi:
Soffre chi s'offre al rituale coltello.
Chi s'offre soffre a sgozzare l'agnello.
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