mercoledì 3 febbraio 2021

carneficina

Una cosa bella che ho imparato da Sciascia è che si può leggere e interpretare i fatti, la nostra storia spicciola, usando il filtro dei libri. Per dire, lui leggeva i fatti del ‘900 alla luce di Voltaire e di Manzoni. Che è un modo per dare un altro valore a ciò che si legge: non leggere soltanto per vivere infinite vite nella nostra sola (Eco) o perché i classici non finiscono mai di informarci del loro messaggio (Calvino), ma leggere per leggerci meglio dentro e per leggere quello che ci circonda e di cui siamo, nostro malgrado, personaggi. Io ho più scrupoli di Sciascia, nel senso che a volte ho il sospetto che la realtà non sia all’altezza della letteratura, che lì dove la letteratura ha perlomeno un senso estetico se non morale, la realtà sia solo brutta e insensata, oltre che profondamente immorale. Ma in tal senso, proprio alla maniera di Sciascia, leggevo i fatti di ieri col filtro di un libro che ho preso di recente, il testo del riadattamento teatrale che il regista tedesco Heiner Müller ha fatto a metà degli anni ’80 del Tito Andronico di Shakespeare: Anatomia Tito Fall of Rome. Un commento shakespeariano (tradotto da Francesco Fiorentino per L’Orma). E che comincia così: «una nuova vittoria devasta roma la capitale/ del mondo due figli di un imperatore morto/ ognuno seguito dalla sua truppa di picchiatori/ avanza pretese sul trono vacante/ l’uno per il suo diritto di primogenito/ l’altro insistendo sui propri meriti tra loro/ sta nella debole mano la corona imperiale/ il tribuno più anziano fratello del generale/ tito andronico che da dieci anni/ fa guerra contro i goti che premono dalla foresta…». «Un testo sull’irruzione del terzo mondo nel primo mondo» lo definiva il suo autore, perché partiva (nel 1984) dalla preoccupazione per quella che considerava la più grossa tragedia dei prossimi cent’anni, quella della violenta immigrazione a cui stiamo assistendo anche in questi giorni, e che però – come in ogni opera che si rispetti – si presta a diverse chiavi di lettura, dalla caduta della DDR e poi del comunismo alle ultime notizie di ieri. Ma proprio come nell’originale di Shakespeare, dopo una lunga, immorale e insensata serie di vendette e tradimenti, alla fine del testo di Müller tutto si traduce (prevedibilmente) in una carneficina.

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