Mio padre, che da tempo è preoccupato per me, cerca di procacciarmi un lavoro serio ogni volta che gli capita l’occasione. Così, passando dalla ferramenta, chiede se hanno bisogno di una mano. Il padrone della ferramenta dice a mio padre: «Ma quello è giornalista!» – perché qui chiunque scrive è “giornalista”, cioè scrive per uso pratico: i poeti non scrivono, sono “filosofi”, si nutrono d’aria –. «E tu che gli hai detto?» chiedo a mio padre, imbarazzato, quando me lo racconta. Mio padre gonfia il petto, fiero di me: «Gli ho detto la verità, che anche se scrivi sei intelligente e impari presto».
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