Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
sabato 15 gennaio 2022
quello che ti meriti
sabato 8 gennaio 2022
che cos'è la solitudine
In un bel documentario del 2012 di Adolfo Conti, Gli anni delle immagini perdute, basato sui diari di Valerio Zurlini, viene denunciato lo stato di solitudine vissuto dal regista bolognese negli ultimi sei anni di vita, abbandonato dall’industria culturale così come da molti suoi colleghi (eletta schiera) e ridotto a scrivere sceneggiature per dei film mai realizzati, su cui nessun produttore voleva investire, in cui nessun attore voleva recitare. Zurlini era un autore di riconosciuto talento (La prima notte di quiete, Il deserto dei Tartari), ma veniva considerato un uomo dal carattere assai poco accomodante. Era avvinto infatti da una malinconia incurabile, e per questo venne relegato alla censura e al silenzio. Scrive Zurlini nei suoi diari che arriva un momento nella vita di un uomo in cui quest’uomo incontra il suo cupio dissolvi. In quel caso il mondo culturale che ha intorno dovrebbe farsi carico di questo dolore, stargli accanto per affiancarlo di fronte al vuoto, offrigli un appoggio, una spalla, una mano, anche solo una parola d’affetto. Ma questo non succede quasi mai, perché stare accanto a una persona affacciata sul baratro è qualcosa che richiede molto impegno, e coraggio. Ci sarà tempo, dopo, per gli elogi, per l’affetto, per sbandierare una comprovata amicizia. Intanto che ciascuno se la sbrighi da solo coi suoi demoni. Scriveva Zurlini amareggiato: “Siamo in mano a servi di servi, a mediatori avidi di mance, a politici incanagliti e ciechi, e quanti film non si sono fatti né si fanno né si faranno perché la nostra è l’arte meno libera del mondo. Mentre arte è sinonimo di libertà, di creazione, di pietà e di gioia”. In questi giorni che si è saputo della morte di Peter Bogdanovich e ieri di Vitaliano Trevisan ho pensato a lui.