mercoledì 19 giugno 2019

handicap

Forse è impressione mia e soltanto mia ma ultimamente i concorsi (a cui continuo a credere e iscrivere i miei autori) proprio sotto il titolo del libro proposto, anzi meglio incastrato fra il titolo e la BIO in cui si dà notizia che l'autore è vivo e in salute e puoi rintracciarlo a questo numero, ti chiedono se tu editore c'hai l'ufficio stampa a norma. Alcuni concorsi per toglierti dall'imbarazzo c'hanno anche la tripla opzione classista da barrare: 

A) c'ho l'ufficio stampa coibentato, in genere fanciulla brillante e di bella presenza con contratto part-time, che se la porti agli apertitivi ci fai bella figura solo a farti vedere con lei; 

B) c'ho coniuge e/o fidanzato/a e/o miglior amico/a "senza cui non sarei niente" o (qualora single) volenterosa cuginanza nerd che dà una mano in casa editrice a tempo perso e gratis; 

C) l'ufficio stampa sono io, quindi mi classifico all'ultimo gradino del podio, nel girone dei poveri-poveri. 
In quest'ultimo caso, non si dice ma è sottinteso, all'autore di cui candido il libro vengono detratti 70 punti sui 100 necessari alla vittoria e parte con un handicap niente male.

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