Oggi guardavo un servizio in TV su Daniela Lo Verde, la “preside antimafia arrestata” come la presentano i giornali. Per come ne parlava il servizio, a indagini appena cominciate, era già chiaro che fosse colpevole. Ma possibile, mi sono chiesto, che ogni volta che emerge una forza “positiva” in questo nostro Sud sbrindellato, subito vengano fuori un processo, la stampa e una condanna pregiudiziale? Ho pensato a Mimmo Lucano, descritto come un criminale pur non avendo rubato un soldo, a Soumahoro, rovinato pubblicamente anche se per la procura è innocente. Ora c’è Daniela Lo Verde messa al microscopio, con la sua storia che è ben diversa ma già incanalata in un canovaccio che è sempre quello e, comunque vada, già sappiamo tutti che per lei è finita. Io non so. Io non so più dire i nomi dei colpevoli, né so più distinguere la verità dalla menzogna, so soltanto quello che mi dicono gli altri e quel loro modo particolare di sottendere l’ipocrisia di tutti, il marciume che alberga in fondo al cuore di ciascuno di noi. Ma dunque non ci sono brave persone al Sud? Sono tutti bugiardi? No di certo, però più spesso nell’opinione pubblica le brave persone sono quelle che stanno zitte a guardare, che non si intromettono, che si fanno i cazzi loro, e soprattutto che non si mettono mai a contestare sotto i riflettori… Chissà cosa avrebbe scritto don Tonino Bello di tutto questo, anzi lo so, lo posso addirittura citare, proprio perché lo ha detto a voce alta: “Salvami dalla presunzione di sapere tutto. Dall’arroganza di chi non ammette dubbi. Dalla durezza di chi non tollera ritardi. Dal rigore di chi non perdona debolezze. Dall’ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone”.
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