lunedì 24 aprile 2023

ponte

Lancio un ponte fra 23 e 25 aprile con questo saggio scritto “dall’interno” di quegli anni, nel 1931, da quel grandissimo autore che è Ignazio Silone, sulle origini del fascismo. Nella prima parte del volume Silone analizza il fascismo non come fenomeno incistatosi nel tessuto italiano, ma come deriva delle mai risolte questioni sociali derivate dall’unità d’Italia. Unità arrivata in un clima risorgimentale altoborghese che la sognava ma temeva l’ingerenza delle classi più umili, e da una monarchia sabauda che affondò la stessa unità primo perché trattò i territori meridionali conquistati come colonie, poi perché a tal punto fragile da non riuscire a gestire suddetti territori, per cui al fine di imbrigliarne le rivendicazioni si inventò il complesso e farraginoso sistema burocratico che subiamo ancora oggi, di modo che soffocasse nelle sue spirali qualsiasi tentativo di rinnovamento politico, e fomentò proprio nella politica quell’orrendo fenomeno di opportunismo a cui si dette il nome di “trasformismo” poi ereditato da tutti i partiti nel dopoguerra. Nacque tutto allora, prima ancora del fascismo, coi Savoia, i quali come ciliegina sulla torta, quando le istanze delle classi povere, ridotte allo stremo dalla prima guerra mondiale, divennero impossibili da gestire attraverso la “semplice” politica, la corruzione e la violenza, si affidò a quelle bande criminali che furono i fascisti. Motivo per cui, primo: quando si dice che non abbiamo mai fatto i conti col fascismo, la verità è che non abbiamo mai ancora fatto i conti con l’Italia intesa come stato unitario, né con le palesi diseguaglianze che ne affliggono i territori, e secondo: sarebbe stato assai meglio, negli anni, cercare di capire come sanare queste diseguaglianze, invece di fomentarle o sparare proposte assurde e deprecabili come l’autonomia differenziata. Perché il fascismo, dove la gente sta bene, o non ha problemi, in genere non attecchisce.

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