Tutta la storia sul Dalai Lama di cui si legge in questi giorni mi ha fatto venire in mente un film minore di Nicholas Ray, Ombre bianche, del 1960, con Anthony Quinn, dove c’è un eschimese che riceve la visita di un prete europeo. L’eschimese cerca di accoglierlo al meglio e gli offre il piatto più prelibato che ha in casa, una bella ciotola di vermi vivi e assai vivaci che nella sua cultura sono una vera prelibatezza, il prete però li schifa e rifiuta di mangiarli offendendo l’eschimese, il quale però non si arrende e allora, seguendo la sua cultura, offre al prete di fare sesso con sua moglie. Il prete, inorridito, allontana la donna offendendo pesantemente sia l’eschimese che sua moglie. A questo punto la cultura dell’eschimese impone che lo stesso afferri il prete cattolico per le spalle e gli sbatta un po’ la testa contro il muro così da chiarirgli le idee. Solo che il prete ha la testa molto meno dura di quella di un qualsiasi eschimese, così la testa gli si rompe sul colpo e muore. L’eschimese allora, senza rancore, pensa bene di seppellire il corpo del prete e per fare in modo che la sua anima riposi in pace, secondo la sua tradizione, gli taglia le mani (o forse erano i piedi, non ricordo), poi riparte sereno con sua moglie. Alcuni mesi dopo, ormai padre felice, viene raggiunto e arrestato da due europei che vogliono portarlo in città per processarlo per l'omicidio del prete. L’eschimese non capisce i motivi che muovono i due uomini ad avercela tanto con lui e trattarlo con brutalità, perché se per loro è un assassino, dal suo punto di vista quello offeso dai comportamenti irriguardosi del prete dovrebbe essere lui.
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