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lunedì 10 marzo 2025

l'anima guerriera

Io devo dire in queste ore continuo a ripensare all'articolo di Scurati sul fatto che abbiamo perso la nostra anima guerriera o qualcosa del genere, e lo metto in relazione alle immagini di ieri a Fasano quando dei tifosi hanno messo a ferro e fuoco la città per una partita di calcio e ho pensato che forse non è vero che lo abbiamo perso quello spirito guerriero, forse soltanto saggiamente abbiamo capito che va messo da parte quando si parla di cose serie come la guerra, per destinarlo a cose meno serie ma tutto sommato inutilmente divertenti come le partite di calcio, dove ci si può riempire di botte in libertà e dare fuoco a una città con le bombe carta, tanto si sa che il giorno dopo si ritorna tutti a casa ed è finita lì. A me poi più dei tifosi fanno orrore e paura certi ragazzini di oggi che senti alla tv sono in aumento, e sono capaci di ammazzarti, stuprarti, rapinarti, fare male persino i genitori e metterlo in un video, ma non per cattiveria, che non gliene frega nulla di nessuno, quanto perché sono anaffettivi, non provano più nulla per nessuno, quelli lo spirito guerriero non sanno proprio cos'è, ma se gli dici che possono confondersi coi droni secondo me sono contenti. Poi, povero Scurati, pensavo anche che nemmeno un anno fa dissero che era stato censurato dalla Meloni per una lettura televisiva su Matteotti e allora giù tutti a difenderlo come martire della libertà di espressione, adesso che scrive un articolo che non piace a nessuno ho letto pure quelli che gli danno del pazzo o del cretino e andasse lui vecchio rimbambito in guerra; ma questo, aggiungono, che fosse cioè un vecchio rimbambito guerrafondaio, si sapeva da sempre, e quindi se cretino lo era da sempre lo era anche l'anno passato che parlava di Matteotti, e forse era meglio se non ne parlava proprio, così nessuno lo condivideva, anche se parlava di Matteotti, o contro la Meloni. E ho pensato che davvero, dalle stelle alle stalle è veramente un attimo.

giovedì 24 ottobre 2024

educazione all'affetto e censura

Un amico, mio coetaneo, che insegna in una scuola media, mi racconta questa storia edificante. Dovendo portare una classe in gita propone all’altra classe che segue, una terza, di riempire le due ore in cui non ci sarà guardando un film. Visto che la terza, per età, ha molte curiosità sulla sfera sessuale e l’identità di genere, propone loro, dopo una bella discussione, di vedere un film delicatissimo, Tomboy, che parla di una bambina di 10 anni che si veste da maschio, e il giorno dopo la gita ne riparleranno in classe. I bambini sono entusiasti e dicono sì. Il mio amico affida alla collega che farà da supplente il compito di fare vedere il film e va in gita. Il giorno dopo la gita torna in classe e scopre che i bambini non hanno visto il film deciso insieme, ma un documentario sulla storia politica d’Italia. I bambini si sono annoiati e sono anche delusi. Il mio amico chiede delucidazioni alla collega e quella gli dice che, avendo letto una recensione del film e avendone discusso prima col vicepreside hanno deciso di comune accordo, ma senza avvisare il mio amico, che un film che parla di identità sessuale era inadeguato all’età dei ragazzi e lei non voleva prendersene la responsabilità. Il mio amico, che si è sentito giudicato nei suoi metodi di insegnamento si è lamentato della cosa, ma alla fine il preside ha dato ragione a lei. – Che vecchia bigotta, ho commentato io, avendo capito dalla storia che la supplente fosse una persona anziana e retrograda. – Vecchia? Ha 35 anni! E sai una cosa? Quella farà carriera, si sta già muovendo per diventare dirigente. E il bello è che non gliene frega nulla dell’educazione dei bambini, se glielo chiedi ti dice apertamente che a stare in classe si annoia.

sabato 9 dicembre 2023

uno scherzo ben riuscito

Oggi in classe i ragazzi per fare uno scherzo si sono coalizzati contro una loro compagna, infilando nei propri temi una serie di riferimenti offensivi che letti uno dopo l’altro l’hanno fatta piangere. Io, che sulle prime non avevo capito il loro gioco, mi sono molto arrabbiato, ma ho cercato di parlare con loro per spiegargli che ciò che hanno fatto è sbagliato. Forse lo hanno capito, lo spero, ma il fatto che mi ha dato da pensare è come alcuni mi abbiano risposto di averlo fatto per “spronarla”, perché essendo lei troppo sensibile li irrita, e se non impara a “stare agli scherzi” il peggio è suo. Questi ragazzi che mi hanno detto di avere paura sopra ogni altra cosa di non piacere agli altri, proprio per questo non ammettono la diversità all’interno del proprio gruppo. Ho capito allora che, se sul piano estetico prevale ormai un modello “femminile” (parlano tutti di vestiti e scarpe che costano quanto mezzo stipendio, di addominali scolpiti, di depilarsi le sopracciglia!) il problema maggiore sta nel fatto che le loro dinamiche relazionali si basano invece sulla violenza che, sottile o grossolana, è presente nel loro vocabolario da quando hanno ricordi, a qualsiasi livello: verbale, fisico, narrativo. Ho chiesto loro di elencarmi una serie di canzoni, film, videogiochi che ritengono “fondamentali”, e sono quasi tutti ultra-violenti, pieni di sangue e di mazzate senza fine, parolacce, figure femminili ipersessualizzate, dove il dolore è ostentato e chiunque può morire nella maniera più truce, ma non fa nulla perché è in grado di rinascere alla prossima puntata. La sensibilità allora non è ammessa, perché non ha scopo, e le uniche conseguenze sono per il malvagio di turno che verrà crepato di mazzate. Il problema, allora, non è di genere ma di prodotti di consumo che una certa industria dà loro in pasto per intrattenerli. Prodotti che diventeranno la loro “letteratura di formazione” a cui possono accedere senza filtri dai loro telefoni. Tutte opere che, mi assicurano i ragazzi, spesso i genitori non solo conoscono ma consumano con gioia insieme a loro, a cominciare dai cartoni animati giapponesi con cui siamo cresciuti anche noi.

sabato 1 aprile 2023

libri per ragazzi

Di recente un nostro libro, “L’arte di allacciarsi le scarpe” di Alessandro Silva e Federico Galeotti, è arrivato in finale a un premio di letteratura per ragazzi, il Libro Aperto Festival di Baronissi (Salerno). Quando l’ho saputo ho fatto i salti di gioia, e allo stesso tempo mi è venuto un po’ da sorridere perché il libro in questione è uno di quei libri talmente stratificati da essere sempre sul limite della fascia d’età. E mi è venuto da pensare che quando ero bambino c’era mio padre che lavorava in ferrovia e ogni volta che tornava da una trasferta mi portava un libro e fra i tanti che mi ha portato quello che più mi ha segnato nella vita è questa raccolta di Oscar Wilde, che conservo ancora, "Il principe felice", che Wilde ha scritto per i suoi figli ma tutto direi essere tranne un libro “per ragazzi”. Mi ricordo che quando ho letto uno dei racconti in esso contenuti, “L’usignolo e la rosa” – con la storia di questo usignolo che si sacrifica trafiggendo il proprio cuore con la spina di una rosa per aiutare un innamorato in difficoltà e poi si scopre non solo che l’innamorato è uno stronzone ingrato, ma che il sacrificio dell’usignolo è stato vano, non è servito a nulla – io ho pianto, è stata la prima volta che ho pianto sopra un libro per l’ingiustizia del mondo. Oggi un libro così molti secondo me lo censurerebbero, perché non è per nulla consolatorio, anzi, è disfattista. Eppure l’uomo che sono sta qui anche per merito suo.