Oggi in classe i ragazzi per fare uno scherzo si sono coalizzati contro una loro compagna, infilando nei propri temi una serie di riferimenti offensivi che letti uno dopo l’altro l’hanno fatta piangere. Io, che sulle prime non avevo capito il loro gioco, mi sono molto arrabbiato, ma ho cercato di parlare con loro per spiegargli che ciò che hanno fatto è sbagliato. Forse lo hanno capito, lo spero, ma il fatto che mi ha dato da pensare è come alcuni mi abbiano risposto di averlo fatto per “spronarla”, perché essendo lei troppo sensibile li irrita, e se non impara a “stare agli scherzi” il peggio è suo. Questi ragazzi che mi hanno detto di avere paura sopra ogni altra cosa di non piacere agli altri, proprio per questo non ammettono la diversità all’interno del proprio gruppo. Ho capito allora che, se sul piano estetico prevale ormai un modello “femminile” (parlano tutti di vestiti e scarpe che costano quanto mezzo stipendio, di addominali scolpiti, di depilarsi le sopracciglia!) il problema maggiore sta nel fatto che le loro dinamiche relazionali si basano invece sulla violenza che, sottile o grossolana, è presente nel loro vocabolario da quando hanno ricordi, a qualsiasi livello: verbale, fisico, narrativo. Ho chiesto loro di elencarmi una serie di canzoni, film, videogiochi che ritengono “fondamentali”, e sono quasi tutti ultra-violenti, pieni di sangue e di mazzate senza fine, parolacce, figure femminili ipersessualizzate, dove il dolore è ostentato e chiunque può morire nella maniera più truce, ma non fa nulla perché è in grado di rinascere alla prossima puntata. La sensibilità allora non è ammessa, perché non ha scopo, e le uniche conseguenze sono per il malvagio di turno che verrà crepato di mazzate. Il problema, allora, non è di genere ma di prodotti di consumo che una certa industria dà loro in pasto per intrattenerli. Prodotti che diventeranno la loro “letteratura di formazione” a cui possono accedere senza filtri dai loro telefoni. Tutte opere che, mi assicurano i ragazzi, spesso i genitori non solo conoscono ma consumano con gioia insieme a loro, a cominciare dai cartoni animati giapponesi con cui siamo cresciuti anche noi.
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