Bella mattinata trascorsa al Convegno per gli Aiuti alla Letteratura. È un convegno fatto dalla gente del Cinema, un tentativo di risolvere la crisi del Libro. Ci sono tutti. Aria di festa, belle attrici che, fuori dallo schermo, tra uomini adunati per discutere, assumono quell’area timida e domestica che m’intenerisce. Vedo molti registi, molti produttori, nessuno scrittore. Come mai? Orgoglio? C’è un solo letterato, me lo indicano: se ne sta in disparte sul palcoscenico e sorride a vuoto gentilmente quando qualcuno va a battergli la mano sulle spalle e a dirgli: «Coraggio, ci siamo noi, il Libro non può morire».
Il Presidente porge il saluto, legge alcuni telegrammi, ricorda il convegno sui rapporti tra Letteratura e Cinema, tenuto anni fa dagli scrittori per risolvere la crisi del film. Applausi di riconoscenza. Poi si leva a parlare un produttore, tale Masacciuccoli. Uomo enorme, cordiale e vivace. Comincia col dire che la crisi del libro è innegabilmente grave, ma non disperata, e che lascia ad altri discuterne gli aspetti tecnici, egli si limita a considerare che l’industria libraria è in crisi «perché non sa approfondire i suoi successi».
Gli chiedono che cosa intende dire e allora passa a fare un esempio: un mese fa, costretto al riposo per una slogatura alla caviglia, ha letto un libro. «Sissignori,» precisa subito al moto di sgomento della platea «ho letto un libro e ve ne posso dire anche il titolo: I Promessi Sposi». Il pubblico applaude e Masacciuccoli aggiunge: «Vedete dunque che non sto inventando». Poi si diffonde in una disanima del libro, con elogi all’autore che, a suo giudizio, dimostra di possedere molto talento. Egli sarebbe lieto di conoscere questo Manzoni e di potergli stringere la mano. Qualcuno, dal fondo della platea grida: «È morto!», ma l’oratore sta allo scherzo, sorride e continua: «Vorrei stringergli la mano, ma anche domandargli perché non ha approfondito il successo, che mi dicono enorme, del suo libro. Questo solo vorrei domandargli. E sapete perché?».
La platea tace aspetta. Masacciuccoli prosegue: «Perché io, signori, dopo aver letto questo libro, sono entrato in una libreria (mormorii) e ho chiesto a libraio: “Mi dia il seguito”. Bene, che credete che abbia fatto il libraio? Mi ha forse dato il seguito? No, mi ha detto che il romanzo non ha seguito. Gli ho chiesto perché. Mi ha risposto: “Lo chieda al Manzoni”».
Masacciuccoli tace, fissa il soffitto e prosegue sornione: «Dunque, ditemi voi, si scrive un libro, lo si stampa, ci si accorge che incontra, che piace, che ha successo, e tutto finisce qui? Ma questo è suicidio… Io non mi meraviglio più della crisi del libro, la trovo anzi sacrosanta. Sono infatti sicuro che di tanti altri libri, se li avessi letti, ora chiederei invano il seguito a libraio. Sono sicuro che migliaia e migliaia di libri dormono ancora sui loro primi allori, improducenti, inattivi, chiusi e senza seguito».
Masacciuccoli sembra calmo; di colpo batte un pugno sul tavolo, e grida: «Ma che cosa abbiamo fatto noi quando la crisi del film ci dilaniava? Non abbiamo forse fatto il seguito ai nostri film di successo per dieci, venti, cento volte?».
Qui è scoppiato un applauso. Masacciuccoli l’ha lasciato sfogare e ha aggiunto: «In qualche caso abbiamo persino esagerato». (Voci: «No! No!»). «Sì, abbiamo esagerato, ma bisognava salvare il principio della ripetizione e dell’approfondimento».
Altri applausi, Masaciuccoli è calmo, vuol stravincere. Dice: «Torniamo ai nostri Promessi Sposi. Io dico al libraio: “Dunque niente seguito?”. E libraio mi guarda e dice: “No, niente seguito”. Sembrava anche sorpreso che insistessi. “Cosicché” dico io “abbiamo magnifici personaggi uno più bello dell’altro e niente seguito? Abbiamo le indimenticabili figure del prepotente, di… Don Rodriguez, abbiamo il prete, il frate, il cardinale, l’Innominabile e la monaca; e niente seguito? Ma se solo sulla monaca, io, se avessi tempo, scriverei un libro e voi mi dite: niente seguito?”».
Altri applausi. Masaciuccoli allarga le braccia e conclude commosso. «Non insisto. Ricordiamo però ai nostri amici scrittori che non basta il successo singolo, magico fiore nel deserto, bisogna sempre approfondire le idee e fare del deserto un giardino; un giardino di speranza».
Si scatena un diluvio di applausi.
ENNIO FLAIANO, 1957, da La solitudine del satiro (Adelphi, 1996)
Il Presidente porge il saluto, legge alcuni telegrammi, ricorda il convegno sui rapporti tra Letteratura e Cinema, tenuto anni fa dagli scrittori per risolvere la crisi del film. Applausi di riconoscenza. Poi si leva a parlare un produttore, tale Masacciuccoli. Uomo enorme, cordiale e vivace. Comincia col dire che la crisi del libro è innegabilmente grave, ma non disperata, e che lascia ad altri discuterne gli aspetti tecnici, egli si limita a considerare che l’industria libraria è in crisi «perché non sa approfondire i suoi successi».
Gli chiedono che cosa intende dire e allora passa a fare un esempio: un mese fa, costretto al riposo per una slogatura alla caviglia, ha letto un libro. «Sissignori,» precisa subito al moto di sgomento della platea «ho letto un libro e ve ne posso dire anche il titolo: I Promessi Sposi». Il pubblico applaude e Masacciuccoli aggiunge: «Vedete dunque che non sto inventando». Poi si diffonde in una disanima del libro, con elogi all’autore che, a suo giudizio, dimostra di possedere molto talento. Egli sarebbe lieto di conoscere questo Manzoni e di potergli stringere la mano. Qualcuno, dal fondo della platea grida: «È morto!», ma l’oratore sta allo scherzo, sorride e continua: «Vorrei stringergli la mano, ma anche domandargli perché non ha approfondito il successo, che mi dicono enorme, del suo libro. Questo solo vorrei domandargli. E sapete perché?».
La platea tace aspetta. Masacciuccoli prosegue: «Perché io, signori, dopo aver letto questo libro, sono entrato in una libreria (mormorii) e ho chiesto a libraio: “Mi dia il seguito”. Bene, che credete che abbia fatto il libraio? Mi ha forse dato il seguito? No, mi ha detto che il romanzo non ha seguito. Gli ho chiesto perché. Mi ha risposto: “Lo chieda al Manzoni”».
Masacciuccoli tace, fissa il soffitto e prosegue sornione: «Dunque, ditemi voi, si scrive un libro, lo si stampa, ci si accorge che incontra, che piace, che ha successo, e tutto finisce qui? Ma questo è suicidio… Io non mi meraviglio più della crisi del libro, la trovo anzi sacrosanta. Sono infatti sicuro che di tanti altri libri, se li avessi letti, ora chiederei invano il seguito a libraio. Sono sicuro che migliaia e migliaia di libri dormono ancora sui loro primi allori, improducenti, inattivi, chiusi e senza seguito».
Masacciuccoli sembra calmo; di colpo batte un pugno sul tavolo, e grida: «Ma che cosa abbiamo fatto noi quando la crisi del film ci dilaniava? Non abbiamo forse fatto il seguito ai nostri film di successo per dieci, venti, cento volte?».
Qui è scoppiato un applauso. Masacciuccoli l’ha lasciato sfogare e ha aggiunto: «In qualche caso abbiamo persino esagerato». (Voci: «No! No!»). «Sì, abbiamo esagerato, ma bisognava salvare il principio della ripetizione e dell’approfondimento».
Altri applausi, Masaciuccoli è calmo, vuol stravincere. Dice: «Torniamo ai nostri Promessi Sposi. Io dico al libraio: “Dunque niente seguito?”. E libraio mi guarda e dice: “No, niente seguito”. Sembrava anche sorpreso che insistessi. “Cosicché” dico io “abbiamo magnifici personaggi uno più bello dell’altro e niente seguito? Abbiamo le indimenticabili figure del prepotente, di… Don Rodriguez, abbiamo il prete, il frate, il cardinale, l’Innominabile e la monaca; e niente seguito? Ma se solo sulla monaca, io, se avessi tempo, scriverei un libro e voi mi dite: niente seguito?”».
Altri applausi. Masaciuccoli allarga le braccia e conclude commosso. «Non insisto. Ricordiamo però ai nostri amici scrittori che non basta il successo singolo, magico fiore nel deserto, bisogna sempre approfondire le idee e fare del deserto un giardino; un giardino di speranza».
Si scatena un diluvio di applausi.
ENNIO FLAIANO, 1957, da La solitudine del satiro (Adelphi, 1996)
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