Un amico, mio coetaneo, che insegna in una scuola media, mi racconta questa storia edificante. Dovendo portare una classe in gita propone all’altra classe che segue, una terza, di riempire le due ore in cui non ci sarà guardando un film. Visto che la terza, per età, ha molte curiosità sulla sfera sessuale e l’identità di genere, propone loro, dopo una bella discussione, di vedere un film delicatissimo, Tomboy, che parla di una bambina di 10 anni che si veste da maschio, e il giorno dopo la gita ne riparleranno in classe. I bambini sono entusiasti e dicono sì. Il mio amico affida alla collega che farà da supplente il compito di fare vedere il film e va in gita. Il giorno dopo la gita torna in classe e scopre che i bambini non hanno visto il film deciso insieme, ma un documentario sulla storia politica d’Italia. I bambini si sono annoiati e sono anche delusi. Il mio amico chiede delucidazioni alla collega e quella gli dice che, avendo letto una recensione del film e avendone discusso prima col vicepreside hanno deciso di comune accordo, ma senza avvisare il mio amico, che un film che parla di identità sessuale era inadeguato all’età dei ragazzi e lei non voleva prendersene la responsabilità. Il mio amico, che si è sentito giudicato nei suoi metodi di insegnamento si è lamentato della cosa, ma alla fine il preside ha dato ragione a lei. – Che vecchia bigotta, ho commentato io, avendo capito dalla storia che la supplente fosse una persona anziana e retrograda. – Vecchia? Ha 35 anni! E sai una cosa? Quella farà carriera, si sta già muovendo per diventare dirigente. E il bello è che non gliene frega nulla dell’educazione dei bambini, se glielo chiedi ti dice apertamente che a stare in classe si annoia.
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