Alcuni giorni fa leggevo un commento interessante – non mi ricordo di chi – a un post sullo Strega Poesia in cui si diceva sostanzialmente che per quanto un poeta si impegni, per quanto talento abbia, nel mondo editoriale di oggi sarà sempre considerato uno scrittore di serie b. Infatti, si faceva un esempio, quando nei talk show invitano uno scrittore come opinionista, invitano sempre un romanziere, mica un poeta, e questo perché c’è l’idea sottaciuta che i poeti vivono fuori dal mondo e i romanzieri no. Eppure, pensavo oggi, chi frequenta la poesia è un lettore raddoppiato rispetto a chi pratica soltanto i romanzi, perché uno che respira in prosa spesso riesce a leggere le cose soltanto in prosa, gli mancano proprio le chiavi logico-emotive possedute dall’altro, mentre uno che respira in poesia per forza di cose sa leggere sia in versi che in prosa, che sono proprio due modi diversi di interpretare le cose. Non a caso, molti fra i romanzi più belli sono scritti da persone che prima ancora scrivevano in versi e pubblicavano raccolte di poesie che nessun altro voleva leggere.
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