Accorgersi, attraverso i vari cambi stagionali del proprio guardaroba musicale, come si è passati nel giro di poco più di dieci anni dal piano esistenziale di Viva l'Italia di De Gregori a quello di L'assenza è un assedio di Piero Ciampi.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
Visualizzazione post con etichetta visione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta visione. Mostra tutti i post
venerdì 21 aprile 2023
domenica 30 settembre 2018
crudeltà
Stamattina mi sono fissato sulla crudeltà. Poco fa pensavo a quanto è potente il modo, assolutamente diverso per ciascuno, in cui ogni singolo individuo vede il mondo. Così, sullo stesso pianeta, può capitare che ci sia gente come Glenn Gould, che quando suona Bach è come se stesse suonando l’aria, lo fa con una intensità che è come se riuscisse a farti vedere ogni singolo atomo di bellezza che c’è intorno. E poi c’è gente – lo leggevo ieri – che senza un apparente motivo lega le zampe a una cane, gli infila la testa in un sacco e lo abbandona per strada a morire soffocato. Che, nel mare di cattiveria che c'è oggi nel mondo, uno potrebbe farla facile e dire: “Sono degli imbecilli, oppure, sono degli stronzi!” Ma io aggiungo, anche da stronzi ce l’avranno una visione delle cose. Non riesco a smettere di pensarci, forse perché vorrei ma non riesco davvero ad arrivarci: Che cosa vedono delle persone così? Come lo sentono il mondo?
venerdì 5 febbraio 2016
diffidenza
Mi stupisco sempre di scoprire in persone colte o lettori “forti” la stessa identica diffidenza verso la poesia che hanno i non lettori. In genere preferiscono la prosa, mi dicono, la poesia la rispettano ma non la capiscono. Coi non lettori ci vengo a patti, e mi rassegno con la scusa che non hanno i mezzi, ma ai lettori forti o colti, che gli dico? E loro, che mi dicono se glielo chiedo? Finora la risposta migliore mi viene da un’amica scrittrice. Secondo lei non si tratta semplicemente di gusti, ma di vera e propria visione della vita: i lettori di prosa hanno un approccio alla realtà (e quindi successivamente alla lettura) più logico che istintivo, cioè mettono un piano sopra l’altro, mentre i lettori di poesia usano la logica e l’istinto insieme, sullo stesso piano, ovvero i due piani si mischiano senza soluzione di continuità. Così, nelle vie di mezzo, più la visione si fa “poetica” più la prosa perde di logica e spesso si fa difficile e noiosa; più la visione si fa prosastica, più la poesia diventa logica, concreta, e quindi facile da leggere. E tu, come lo guardi il mondo, e che lettore sei?
venerdì 21 febbraio 2014
le cose non accadono...
Le cose non accadono
tendono a una direzione
affacciate dal balcone
verso l’interno vuoto di una stanza.
tendono a una direzione
affacciate dal balcone
verso l’interno vuoto di una stanza.
martedì 29 ottobre 2013
lulu e la visione

Due frasi mi vengono in mente pensando a Lou Reed in queste ore. Un commento letto su un blog (non ricordo di chi) che diceva più o meno “Molti sono i chiamati, pochi gli eletti. Lou Reed era un eletto”.
E poi questa: “Non è che non voglia suonare le vostre preferite, è che ci sono così tante preferite tra cui scegliere” immortalata nel live Take No Prisoners. Era un invito ad abbandonare quel sentimento di nostalgia inutile e spesso dannoso per un artista, che spinge il pubblico a tornare sempre sui soliti tre-quattro pezzi famosi di un repertorio. Nel caso di Reed il fatto che ci fossero già allora (quando ancora la sua immagine era quella di un tossico dai gusti sessuali assai discutibili) così tanti classici da rendere difficile la scelta era solo la prova della sua grandezza come autore di canzoni.
Non si può combattere col cuore, e in queste ultime ore, saputo della sua morte, migliaia di fan o semplici affezionati in tutto il mondo sono tornati più volte sui soliti tre-quattro pezzi, Perfect Day, Wild Side, Sweet Jane ecc. Non so quanto Reed, innovatore e soprattutto rompipalle come pochi, avrebbe apprezzato la scelta, però l’affetto disinteressato di così tante persone lo avrebbe di sicuro commosso, lui che per tutta la vita aveva combattuto per ottenere un po’ di quell’affetto.
Quanto all’autore di questo blog, da sempre devoto alla sua opera, mi piace qui ricordarlo attraverso l’ultimo dei suoi lavori, il controverso Lulu, basato sull’opera teatrale del tedesco Frank Wedekind e messo in musica insieme ai Metallica. Lo faccio proprio in onore del suo gusto per la provocazione.
Quando uscì questo disco difficile, lungo, urticante, fece incazzare davvero tutti, e così trovo adesso molto ironico che l’ultima opera discografica di Lou Reed, rimanga proprio questo affondo musicale nei territori dell’heavy metal. Quando uscì, Reed disse in più di una intervista che non c’era nulla di nuovo per lui, ma duro è duro da sentire tutto (87 minuti), né c’è la minima concessione ai gusti del pubblico.
Eppure, chi già seguiva Reed sapeva che negli ultimi anni i territori musicali da lui esplorati si erano fatti sempre più complessi, andando a ritroso dall’ambient di Hudson River Wind Meditations alle rivisitazioni live di album “difficili” come Berlin e Metal Machine Music, fino al capolavoro letterario di The Raven, omaggio all’opera di Edgard Allan Poe e per certi versi gemello “buono” di Lulu.
Forse Lulu, rispetto al romanticismo letterario di The Raven aveva fatto un passo in avanti, oppure indietro, a seconda del punto di vista da cui lo si guarda. Musicalmente è meno piacevole, eppure nel suo estremismo rimane un’opera d’arte assai più coraggiosa e rivelatrice della sua visione del mondo. Lo spirito dei nostri tempi, espresso nel suo ultimo lavoro, è rabbia frustrazione e rumore, sesso senza gioia, amore senza eleganza.
Purtroppo manca quell’affetto spontaneo, contenuto nel gesto delle migliaia di persone che in questi ultimi giorni hanno fatto dondolare, ancora una volta, la testa riascoltando Sunday Morning o uno degli altri suoi classici, ma quel tipo di visione consolatoria a Lou Reed, proprio perché un eletto, era preclusa dalla nascita.
E poi questa: “Non è che non voglia suonare le vostre preferite, è che ci sono così tante preferite tra cui scegliere” immortalata nel live Take No Prisoners. Era un invito ad abbandonare quel sentimento di nostalgia inutile e spesso dannoso per un artista, che spinge il pubblico a tornare sempre sui soliti tre-quattro pezzi famosi di un repertorio. Nel caso di Reed il fatto che ci fossero già allora (quando ancora la sua immagine era quella di un tossico dai gusti sessuali assai discutibili) così tanti classici da rendere difficile la scelta era solo la prova della sua grandezza come autore di canzoni.
Non si può combattere col cuore, e in queste ultime ore, saputo della sua morte, migliaia di fan o semplici affezionati in tutto il mondo sono tornati più volte sui soliti tre-quattro pezzi, Perfect Day, Wild Side, Sweet Jane ecc. Non so quanto Reed, innovatore e soprattutto rompipalle come pochi, avrebbe apprezzato la scelta, però l’affetto disinteressato di così tante persone lo avrebbe di sicuro commosso, lui che per tutta la vita aveva combattuto per ottenere un po’ di quell’affetto.
Quanto all’autore di questo blog, da sempre devoto alla sua opera, mi piace qui ricordarlo attraverso l’ultimo dei suoi lavori, il controverso Lulu, basato sull’opera teatrale del tedesco Frank Wedekind e messo in musica insieme ai Metallica. Lo faccio proprio in onore del suo gusto per la provocazione.
Quando uscì questo disco difficile, lungo, urticante, fece incazzare davvero tutti, e così trovo adesso molto ironico che l’ultima opera discografica di Lou Reed, rimanga proprio questo affondo musicale nei territori dell’heavy metal. Quando uscì, Reed disse in più di una intervista che non c’era nulla di nuovo per lui, ma duro è duro da sentire tutto (87 minuti), né c’è la minima concessione ai gusti del pubblico.
Eppure, chi già seguiva Reed sapeva che negli ultimi anni i territori musicali da lui esplorati si erano fatti sempre più complessi, andando a ritroso dall’ambient di Hudson River Wind Meditations alle rivisitazioni live di album “difficili” come Berlin e Metal Machine Music, fino al capolavoro letterario di The Raven, omaggio all’opera di Edgard Allan Poe e per certi versi gemello “buono” di Lulu.
Forse Lulu, rispetto al romanticismo letterario di The Raven aveva fatto un passo in avanti, oppure indietro, a seconda del punto di vista da cui lo si guarda. Musicalmente è meno piacevole, eppure nel suo estremismo rimane un’opera d’arte assai più coraggiosa e rivelatrice della sua visione del mondo. Lo spirito dei nostri tempi, espresso nel suo ultimo lavoro, è rabbia frustrazione e rumore, sesso senza gioia, amore senza eleganza.
Purtroppo manca quell’affetto spontaneo, contenuto nel gesto delle migliaia di persone che in questi ultimi giorni hanno fatto dondolare, ancora una volta, la testa riascoltando Sunday Morning o uno degli altri suoi classici, ma quel tipo di visione consolatoria a Lou Reed, proprio perché un eletto, era preclusa dalla nascita.
martedì 28 maggio 2013
canto
Ecco, il cuore lo rivela, continua a imperversare
questa fredda primavera – si allinea alla tua fine
lenta, alla mia vita che si sganghera nel pianto –
continuano i lamenti del mio cuore, i tuoi notturni
e questo vento muto che ruba il sonno a molti
tentenna fra le corde che ci legano l’un l’altro
le corde del dolore che ci muovono cantando.
questa fredda primavera – si allinea alla tua fine
lenta, alla mia vita che si sganghera nel pianto –
continuano i lamenti del mio cuore, i tuoi notturni
e questo vento muto che ruba il sonno a molti
tentenna fra le corde che ci legano l’un l’altro
le corde del dolore che ci muovono cantando.
giovedì 16 maggio 2013
luce a sud est
Iscriviti a:
Post (Atom)