Faccio il mio unico post su Sanremo 2025 osservando come ogni sera vanno ripetendo che circa 11 milioni di spettatori, su una popolazione di 60 milioni, sono un successo senza precedenti. Io penso al mondo dei libri, dove il numero dei lettori italiani è all’incirca lo stesso degli spettatori di Sanremo, e mi chiedo perché se 11 milioni di consumatori guardano un programma frivolo come Sanremo è un successo, se leggono un libro è considerato un fallimento.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
sabato 15 febbraio 2025
giovedì 13 febbraio 2025
quando un distributore chiude...
Quando
un distributore chiude, lo dico perché ancora ieri ne parlavo con un
altro editore che ha avuto un'esperienza simile, quando chiude e non ti
paga ti brucia forte una rabbia in corpo, che io ci ho messo i mesi a
farmela passare, e solo al pensiero di tutte quelle decine di libri
prodotti a mie spese, venduti e mai pagati, fatturati anzi, così che
alla beffa aggiungiamo il danno, mi sentivo risalire un nervoso che mi
toglieva il sonno. Soprattutto li odio perché quando li
chiamavo mentivano sempre, anche di fronte all'evidenza del fallimento,
sarebbe bastato dire Siamo nei guai, o Troviamo una soluzione insieme, e
giuro sarebbe stato diverso, avrei persino lasciato perdere, accettato
l'ammanco, invece niente, Va tutto bene mi dicevano, anzi Siete voi che
state sbagliando tutto, mi dicevano, scaricando su di me la colpa, e
siccome in quei mesi mi stava morendo un padre io stupido pensavo che
forse era davvero colpa mia, che forse ero distratto, non ci stavo con
la testa, e invece no, erano proprio loro in malafede e adesso mi resta
questa sovrapposizione di una manica di ladri che senza una briciola di
pudore, o pietà, metteva il dito nella mia piaga, si approfittava del
mio dolore, e io cretino li lasciavo fare per sfinimento. La fregatura
che ho preso non me la dimenticherò mai più.
giovedì 28 aprile 2022
sull'uso del cretino
So che ieri qualcuno ha storto il naso per quella mia battuta del “se pubblichi dopo i 40 sei cretino”, ma a parte che a De André ho sempre preferito Jannacci per cui sinceramente credo che dentro ognuno di noi ci sia nascosto un cretino a prescindere, ribadisco che è una sensazione mia quella, mica un obbligo morale per gli altri. Credo però che un poco mi abbia rovinato il lavoro editoriale, perché un autore che pubblica vede lo schifo del sistema con un piede dentro e uno fuori, un editore che pubblica sé e gli altri conosce lo schifo con tutti e due i piedi dentro e lo moltiplica per ogni singolo autore che incontra. Così non solo l’editoria non dà (più) ricchezza morale, ma impoverisce emotivamente e si deve lottare per restare sani. Se avessi dato retta a mio padre invece – me lo rimprovero sempre – avrei studiato architettura e oggi avrei un bel posto tranquillo al Comune, all’Ufficio tecnico, dove per altro c’è già impiegato un Antonio Lillo che ha preso evidentemente il mio posto. Non a caso ogni tanto qualcuno si sbaglia e mi chiama per chiedermi delucidazioni su come va questo o quel lavoro pubblico, e io per non deluderli rispondo come posso.
domenica 10 ottobre 2021
re sole e il buio
Altre due notizie contrastanti dal Tg. Da una parte l'immagine sprezzante di Trump, a nemmeno un anno dalla sconfitta, che torna in un bagno di folla, alla quale racconta che il virus è stato una frottola dei media creata apposta contro di lui: Trump dunque come il Re Sole, centro dell'universo per cui se si inventano un virus letale che affligge il mondo è soltanto per contrastare il suo potere. Dall'altra, tremenda, l'immagine del Libano oscurato, costretto al blackout totale, retrocesso al buio della notte per il fallimento dello Stato.
domenica 3 gennaio 2021
il traghettatore
Hotel Colonial, film del 1987 diretto dalla quasi esordiente Cinzia TH Torrini, rientra in quella strana categoria di opere che partono con le migliori premesse – in questo caso molte buone idee per una storia solida e piena di chiaroscuri, i paesaggi messicani meravigliosi e crudeli, la fotografia che rimanda quasi al reportage, un cast internazionale – e si risolvono in un grandioso fallimento; dove però, nonostante i difetti evidenti, resta qualcosa delle loro premesse, qualcosa di sottile e sfuggente che dà loro un fascino particolare e senza tempo. Nello specifico il film mette insieme due storie parallele: una cupissima, a metà fra il noir e il viaggio iniziatico – che ha qualcosa di Coppola, ed è esemplificato dalla frase: “Il Sudamerica è una terra immaginaria che aspetta solo di essere inventata” – in cui un uomo (John Savage) parte per il Sudamerica alla ricerca del fratello (Robert Duvall), ex terrorista che si credeva morto, ma che scopre essere un trafficante di droga e di bambini; e una, speculare, che invece rimanda alla commedia italiana di emigrazione – genere che di lì a poco avrebbe trovato il successo coi film di Salvatores – attraverso l’incontro con un piccolo traghettatore emigrato (Massimo Troisi) che vive di esperienti e cerca di ottenere un proprio personale riscatto organizzando delle partite di calcio coi bambini del luogo. In altre mani entrambe le storie sarebbero state valide, in questa versione che prova a mischiare i generi mancano di respiro, e ti lasciano con l’amaro in bocca di qualcosa che avrebbe potuto essere migliore, con un po’ meno ambizioni o forse con maggiore esperienza. In particolare la seconda traccia, le cui battute pare siano state in parte riscritte dallo stesso Troisi, se meglio sviluppata avrebbe potuto dare un film assai notevole ed originale, duro oltre che malinconico, come alla Torrini, ma anche allo stesso Troisi in altre sue pellicole, non è riuscito di fare.