Visualizzazione post con etichetta fallimento. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fallimento. Mostra tutti i post

sabato 15 febbraio 2025

vittoria o fallimento

Faccio il mio unico post su Sanremo 2025 osservando come ogni sera vanno ripetendo che circa 11 milioni di spettatori, su una popolazione di 60 milioni, sono un successo senza precedenti. Io penso al mondo dei libri, dove il numero dei lettori italiani è all’incirca lo stesso degli spettatori di Sanremo, e mi chiedo perché se 11 milioni di consumatori guardano un programma frivolo come Sanremo è un successo, se leggono un libro è considerato un fallimento.

giovedì 13 febbraio 2025

quando un distributore chiude...

Quando un distributore chiude, lo dico perché ancora ieri ne parlavo con un altro editore che ha avuto un'esperienza simile, quando chiude e non ti paga ti brucia forte una rabbia in corpo, che io ci ho messo i mesi a farmela passare, e solo al pensiero di tutte quelle decine di libri prodotti a mie spese, venduti e mai pagati, fatturati anzi, così che alla beffa aggiungiamo il danno, mi sentivo risalire un nervoso che mi toglieva il sonno. Soprattutto li odio perché quando li chiamavo mentivano sempre, anche di fronte all'evidenza del fallimento, sarebbe bastato dire Siamo nei guai, o Troviamo una soluzione insieme, e giuro sarebbe stato diverso, avrei persino lasciato perdere, accettato l'ammanco, invece niente, Va tutto bene mi dicevano, anzi Siete voi che state sbagliando tutto, mi dicevano, scaricando su di me la colpa, e siccome in quei mesi mi stava morendo un padre io stupido pensavo che forse era davvero colpa mia, che forse ero distratto, non ci stavo con la testa, e invece no, erano proprio loro in malafede e adesso mi resta questa sovrapposizione di una manica di ladri che senza una briciola di pudore, o pietà, metteva il dito nella mia piaga, si approfittava del mio dolore, e io cretino li lasciavo fare per sfinimento. La fregatura che ho preso non me la dimenticherò mai più.

giovedì 28 aprile 2022

sull'uso del cretino

So che ieri qualcuno ha storto il naso per quella mia battuta del “se pubblichi dopo i 40 sei cretino”, ma a parte che a De André ho sempre preferito Jannacci per cui sinceramente credo che dentro ognuno di noi ci sia nascosto un cretino a prescindere, ribadisco che è una sensazione mia quella, mica un obbligo morale per gli altri. Credo però che un poco mi abbia rovinato il lavoro editoriale, perché un autore che pubblica vede lo schifo del sistema con un piede dentro e uno fuori, un editore che pubblica sé e gli altri conosce lo schifo con tutti e due i piedi dentro e lo moltiplica per ogni singolo autore che incontra. Così non solo l’editoria non dà (più) ricchezza morale, ma impoverisce emotivamente e si deve lottare per restare sani. Se avessi dato retta a mio padre invece – me lo rimprovero sempre – avrei studiato architettura e oggi avrei un bel posto tranquillo al Comune, all’Ufficio tecnico, dove per altro c’è già impiegato un Antonio Lillo che ha preso evidentemente il mio posto. Non a caso ogni tanto qualcuno si sbaglia e mi chiama per chiedermi delucidazioni su come va questo o quel lavoro pubblico, e io per non deluderli rispondo come posso.

domenica 10 ottobre 2021

re sole e il buio

Altre due notizie contrastanti dal Tg. Da una parte l'immagine sprezzante di Trump, a nemmeno un anno dalla sconfitta, che torna in un bagno di folla, alla quale racconta che il virus è stato una frottola dei media creata apposta contro di lui: Trump dunque come il Re Sole, centro dell'universo per cui se si inventano un virus letale che affligge il mondo è soltanto per contrastare il suo potere. Dall'altra, tremenda, l'immagine del Libano oscurato, costretto al blackout totale, retrocesso al buio della notte per il fallimento dello Stato.

domenica 3 gennaio 2021

il traghettatore

Hotel Colonial, film del 1987 diretto dalla quasi esordiente Cinzia TH Torrini, rientra in quella strana categoria di opere che partono con le migliori premesse – in questo caso molte buone idee per una storia solida e piena di chiaroscuri, i paesaggi messicani meravigliosi e crudeli, la fotografia che rimanda quasi al reportage, un cast internazionale – e si risolvono in un grandioso fallimento; dove però, nonostante i difetti evidenti, resta qualcosa delle loro premesse, qualcosa di sottile e sfuggente che dà loro un fascino particolare e senza tempo. Nello specifico il film mette insieme due storie parallele: una cupissima, a metà fra il noir e il viaggio iniziatico – che ha qualcosa di Coppola, ed è esemplificato dalla frase: “Il Sudamerica è una terra immaginaria che aspetta solo di essere inventata” – in cui un uomo (John Savage) parte per il Sudamerica alla ricerca del fratello (Robert Duvall), ex terrorista che si credeva morto, ma che scopre essere un trafficante di droga e di bambini; e una, speculare, che invece rimanda alla commedia italiana di emigrazione – genere che di lì a poco avrebbe trovato il successo coi film di Salvatores – attraverso l’incontro con un piccolo traghettatore emigrato (Massimo Troisi) che vive di esperienti e cerca di ottenere un proprio personale riscatto organizzando delle partite di calcio coi bambini del luogo. In altre mani entrambe le storie sarebbero state valide, in questa versione che prova a mischiare i generi mancano di respiro, e ti lasciano con l’amaro in bocca di qualcosa che avrebbe potuto essere migliore, con un po’ meno ambizioni o forse con maggiore esperienza. In particolare la seconda traccia, le cui battute pare siano state in parte riscritte dallo stesso Troisi, se meglio sviluppata avrebbe potuto dare un film assai notevole ed originale, duro oltre che malinconico, come alla Torrini, ma anche allo stesso Troisi in altre sue pellicole, non è riuscito di fare.

martedì 28 luglio 2020

ma è modo?

Editore medio-grosso, nel senso che non è grande come Mondazzoli ma è grosso perché ci ha i soldi per investire (mica Pietre Vive, insomma). Questo editore pubblica il libro di un gran poeta poco prima del Covid poi, quando viene fuori il Covid, nella confusione, lo ritira dal mercato per non farlo "bruciare" nel vuoto che si è creato. Da allora il libro finisce nel limbo. Da una parte viene recensito sui giornali e va in finale a un grosso premio letterario. Dall'altra non si riesce più a trovarlo: ordinarlo diventa una rogna per le librerie, dagli store online è sparito proprio e a cinque mesi dalla sua uscita, senza avere avuto nemmeno una minima distribuzione, lo trovi a metà prezzo, usato, sul Libraccio. Non so cosa è successo dietro le quinte di questa storia, ma più bruciato di così, non so cosa possa esserci per un libro. Ma è modo?

venerdì 19 settembre 2014

il poeta è un emarginato

In Italia il poeta è un emarginato vero e proprio e non conta nulla: basta osservare di passata che non esistono cattedre universitarie di poesia e nessun poeta è invitato come poeta in residence nelle nostre Università dove addirittura il poeta professore è ancora ignorato come poeta (e, anzi, la sua presenza crea un certo imbarazzo) e dove, da secoli, non esistono più nemmeno i poeti laureati. [...] Se, invece, i poeti ricevessero le attenzioni, le cure e il mandato sociale che ricevono altrove, forse avremmo anche un pubblico di lettori più maturi. [...] Per esempio, in Italia non sarebbe possibile avere per una elezione politica un Inaugural poet. Invece Obama (e prima di lui altri tre presidenti) ha invitato al suo giuramento Elizabeth Alexander a leggere una poesia da lei composta per l’occasione. E, si badi bene, si tratta di una poetessa che è anche professoressa di ‘African American Studies and English Literature’ alla Yale University. La partecipazione di un poeta a un evento storico di quel livello ha di fatto ribadito, almeno in America, che il poeta ha ancora un mandato sociale ben preciso e riconosciuto. (Alessandro Polcri) 

Per leggere l'intero articolo vai QUI.

mercoledì 30 luglio 2014

l'unità

L'Unità va in pezzi, la Sinistra va in pezzi, l'Italia intera va in pezzi, e anche io avrei voglia di prenderle a craniate in faccia.

domenica 27 luglio 2014

tg docet (concordia)

Di un paio di giorni fa la notizia del fallimento del Teatro Lirico di Roma, messo in liquidazione coatta per l'incapacità di trovare un accordo adeguato coi sindacati. E' la prima volta che succede nella storia del nostro Paese: nessun telegiornale ha dato il giusto risalto alla notizia, se anche l'ha data (eppure il genere lirico è parte integrante della nostra storia sia culturale che politica e la notizia aprirebbe un bel dibattito sulla ben nota mancanza di chiarezza nella gestione delle fondazioni culturali), perché ormai della nostra storia non importa più a nessuno, se non per farne retorica da baracconi elettorali o televisivi. In compenso i telegiornali hanno dato ampio spazio allo smantellamento del Costa Concordia, che sinceramente è venuto a noia anche agli stessi giornalisti, ma qualcosa per depistare le masse dall'operato del Governo bisognava pur darglielo. Esempio ne sia mia nonna, elettrice ottantenne che non ha capito nulla di cosa sta combinando Renzi (anche se le sta simpatico), ma in compenso sa tutto di cosa sta accadendo, adesso, nel porto di Genova.