Ieri ho scoperto che l'ultimo libro pubblicato in vita da Tonino Guerra (escludendo le due brutte antologie realizzate da Bompiani) è un diario di viaggio in Russia, una sorta di controsceneggiatura colma di appunti con lo stesso titolo di Tempo di viaggio, documentario realizzato insieme a Andrej Tarkovskij nel 1983, quando i due esplorarono l'Italia alla ricerca di scenari adatti a girarvi Nostalghia. Fino all’altro giorno credevo fosse Arrivano le donne, omaggio alle donne delle sua vita attraverso una serie di brevi affettuosi ritratti. Invece scopro adesso questa esigenza di pubblicare per ultimo un diario di viaggio in risposta al viaggio di trent’anni fa di due amici, due stranieri alla ricerca di una lingua comune, alla ricerca di un paesaggio ideale per ambientarvi la storia della morte di un poeta, e la trovo una scelta assai più malinconica ma giusta. Come se quel viaggio non fosse finito, e il regista russo lo aspettasse per dare il ciack all’ultima scena mai realizzata.
Poesie, pensieri e fotografie di Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, in arte Antonio Lillo ovvero Antonio Hammett
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domenica 26 febbraio 2017
domenica 7 settembre 2014
radici / nostalgia
Lumache, patelle, cazzodde e cazzanudi. Gli immancabili ragni. I gusci vuoti. Rivoltiamo la terra in giardino: pietre e ancora pietre, vecchia cenere, buona poi per concimare i finocchi. Troppe radici. Le radici non muoiono mai, dice mio padre che la sa lunga. Basta un pezzetto di radice in una terra umida e subito dilaga, prende spazio, mette nuove radici intorno. I bulbi, invece, se ne stanno nascosti nella cenere fino a fossilizzarsi, e consumarsi nel cuore ormai cariato, mentre aspettano di risalire alla luce ed esplodere in germogli, se viene primavera. Strappo radici senza sosta, per fare pulizia in giardino, ma so che perdo già in partenza, che le radici non le puoi eliminare. Per darmi ragione, ripenso a Tonino Guerra, che l’aveva intuito molto prima di me. Ripenso a lui e a Tarkovskij in giro per l’Italia, alla ricerca delle corrispondenze che stimolassero la loro nostalgia. Ripenso a lui che riscrive, nel suo ultimo libro, un suo libro più vecchio di vent’anni, e lo fa uguale al primo: diario di un suo viaggio in Russia e di una nostalgia più grande ancora, infinita. Forse, mi dico, perché i libri vanno riletti almeno due volte, ed anche, per essere meglio capiti, almeno due volte riscritti.
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sabato 6 settembre 2014
nostalghia
Viaggio, solitudine e immaginazione legano il poeta anche ad Andrej Tarkovskij, conosciuto casualmente «perché avevamo le case vicine a Mosca», dice Tonino [Guerra], e con cui si parlava spesso di libertà e dell’ipotesi di girare film fuori dalla Russia. Poi Tonino, Andrej e Lora fanno un viaggio in Italia, durante il quale s’è accesa in Andrej una grande nostalgia per la Russia, alla ricerca di un luogo dove girare Nostalghia. Il viaggio per l’Italia è lungo, molti i luoghi visitati, tra cui Trani, Locorotondo, Amalfi e la salentina Otranto; uno tra questi, documentato nell’inedito «Tempo di viaggio» che accompagna il film, è anche il Salento, Lecce in particolare; in una scena compaiono regista e sceneggiatore che giungono in una Mercedes e scendono vicino a Santa Croce. Ma Lecce è scartata da Tarkovskij, il quale, mentre il carrello propone immagini della barocca facciata di Santa Croce, afferma: «Mi pare che questa città sia troppo bella per il nostro film».
[...] Il luogo scelto per l’ambientazione di Nostalghia è stato poi il «Bagno Vignoni», in Toscana, la piscina-bagno esalante fumi segnalata da Fellini, sito lugubre molto omogeneo alla fabula del film.
(Walter Vergallo, frammento tratto da QUI)
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