domenica 25 marzo 2018

amore e morte

La più bella storia d’amore che ho letto da molti anni a questa parte è un raccontino breve contenuto nel volume Amore del giapponese Inoue Yasushi (Adelphi 2006). Parla di una coppietta mediocre, due avari che, dopo una vincita alla lotteria, provano a recuperare il viaggio di nozze mai fatto. Il tentativo di riscatto sociale – di cui il viaggio in un lussuoso albergo sul mare costituirebbe l’apice da rivendicare a vicini e famigliari che sparlano di loro – fallisce miseramente quando viene a scontrarsi con le loro nature: il dispiacere di dissipare quell’insperata fortuna in una notte in albergo li mette in un tale stato di disagio da costringerli a ritornate indietro, appena arrivati, per passare l’anniversario di matrimonio chiusi in casa, nascosti dai vicini ma appagati dall’avere conservata quasi intatta la cifra vinta. Eppure, con una leggerezza meravigliosa, il rapporto dei due piccoli sposi viene rinsaldato proprio dalla loro complicità che prende forma nei gesti colloquiali del loro pranzo frugale e nello stupore che li prende una volta arrivati di fronte al mare. Le due anime non fanno che vagare, quasi svuotate, di pagina in pagina spinti da un vento gelido che ora li separa ora li riunisce, così simili ai danteschi Paolo e Francesca. Come tutte le figure nate dalla penna di Yasushi sono creature pre-infernali, in cui le colpe sono connaturate a tal punto da trascinarli inesorabilmente e senza possibilità di riscatto – e senza reale afflizione – verso il baratro della loro condanna. Fa eccezione, in questo particolare racconto, il tenero abbraccio finale con cui il protagonista, ormai conscio del proprio amore, stringe a letto il corpo gelido di sua moglie, che già prefigura la morte che presto diventerà.

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