Quando ormai ti scrivono dagli Stati Uniti, dalla Francia, dalla Spagna, dalla Romania per chiederti se sei disponibile come editore ad accogliere e ad esportare autori, e tu (per quanto felice) continui a chiederti se questo succede perché sei bravo o soltanto perché l'editoria di poesia in Italia è ridotta a un tale colabrodo che gli vai bene persino tu.
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