Leggendo questo pezzo di Simone Giusti, peraltro incompleto nelle contro proposte, mi sono ricordato di una cosa di cui discutevamo questa estate con alcuni amici, e cioè che una delle colpe involontarie di Pier Vincenzo Mengaldo nel suo Poeti Italiani del Novecento (libro assunto a indelebile modello delle antologie di critica poetica degli ultimi quarant'anni) è stata non tenere quasi conto di moltissimi autori meridionali ed escluderli, relegandoli nell'ombra e sottraendoli alla nostra storia. Non sarebbe stato così grave se quella di Mengaldo fosse stata una scelta indirizzata allo "stretto necessario", ma pare assurda considerando che su una cinquantina di poeti antologizzati, alcuni dei quali potevano considerarsi già allora "minori", gli unici "meridionali" sono Gatto, Sinisgalli e il dialettale Pierro, tutti emigrati a Roma. Di Bodini, Cattafi, Piccolo, De Libero, Buttitta ecc. nessuna traccia, nemmeno una nota come pure è successo a Baldini. Stesso discorso si potrebbe fare per le donne. In una antologia di circa cinquanta poeti l'unica donna indicizzata è la Rosselli, che sarà stata anche geniale, però ci appare veramente poco (come dire: non fosse stata assolutamente geniale, di sicuro non ci sarebbe entrata).
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