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"Grasso è la trasposizione radiofonica di un omonimo racconto di Antonio Lillo. La storia, più ancora che sull’obesità (come si potrebbe facilmente presumere dal titolo) affronta il tema della solitudine e dell’infelicità infantile, del dramma di una crescita a confronto col cinismo o con la faciloneria amorale dei grandi, osservata dal punto di vista di un bambino la cui visione, tutto sommato ottimistica o romantica della vita, viene prima negata e poi schernita proprio dalle due istituzioni che maggiormente dovrebbero tutelarla, coltivarla, e cioè la famiglia e la scuola.
L’orrore insito nel racconto è determinato proprio dal fatto che ciò accade non per cattiveria ma per eccesso d’amore, eccesso che tende ad assumere delle deformazioni talvolta mostruose o grottesche, altre inutilmente crudeli, fino a compromettere del tutto la sanità del piccolo, che da un certo momento in poi non riesce più ad accettarsi così com’è, perché ha cominciato a filtrare il proprio sguardo attraverso quello critico degli adulti.
Lungi però dall’essere un racconto didascalico, ciò che lo contraddistingue è proprio la freschezza narrativa, determinata dal punto di vista utilizzato che, assumendo la fisionomia del bambino in oggetto, non esprime mai giudizi ma tende semplicemente ad esporre i fatti così come li ha recepiti, come per darsi e per dare una spiegazione (ma non una soluzione) all’attuale disagio esistenziale.
Proprio per questo il modello di riferimento appare quello autoanalitico ma sempre paradossale e ironico di matrice sveviana. E la performance di Elisa Gestri presta voce al suddetto sfasamento di una vita attraverso un trattamento che tende a evidenziarne il lato più marcatamente sardonico."
L’orrore insito nel racconto è determinato proprio dal fatto che ciò accade non per cattiveria ma per eccesso d’amore, eccesso che tende ad assumere delle deformazioni talvolta mostruose o grottesche, altre inutilmente crudeli, fino a compromettere del tutto la sanità del piccolo, che da un certo momento in poi non riesce più ad accettarsi così com’è, perché ha cominciato a filtrare il proprio sguardo attraverso quello critico degli adulti.
Lungi però dall’essere un racconto didascalico, ciò che lo contraddistingue è proprio la freschezza narrativa, determinata dal punto di vista utilizzato che, assumendo la fisionomia del bambino in oggetto, non esprime mai giudizi ma tende semplicemente ad esporre i fatti così come li ha recepiti, come per darsi e per dare una spiegazione (ma non una soluzione) all’attuale disagio esistenziale.
Proprio per questo il modello di riferimento appare quello autoanalitico ma sempre paradossale e ironico di matrice sveviana. E la performance di Elisa Gestri presta voce al suddetto sfasamento di una vita attraverso un trattamento che tende a evidenziarne il lato più marcatamente sardonico."
8 commenti:
Bello! Ascolto spesso quel programma, complimenti!
grazie :)
mi sono intristita un po'.....ma anch'io continuo a sognare !
Ci stai abituando bene, del resto non è "colpa" tua se sei artista a 360 gradi. Continua così e tantissimi complimenti a tutti !!!
grazie alle! :)
esistono le diete
non è un racconto sull'obesità. è un racconto contro la scuola e la famiglia.
telefono azzurro ?
grazie del suggerimento, proverò a dirlo alle maestre che picchiano i ragazzini disabili a scuola :)
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