domenica 8 maggio 2016

bestiario fiorito: una recensione di francesco santoro

L'ultima raccolta poetica di Antonio Lillo appare come una visione al negativo di un periodo storico attraverso il filtro di un'intimità sofferta e scontenta di sé. Pochi gli sprazzi di luce, sempre più radi i momenti in cui respirare aria non inquinata dai tg, dall'informazione e dal pensiero comune che tanto disprezza. A volte si ha la sensazione di ricevere una pugnalata al cuore della coscienza così come nelle ultime raccolte poetiche di Pasolini. A differenza che nelle sue invettive, qui c'è più rabbia che denuncia, quasi una rabbia infantile espressa attraverso una forma spesso impeccabile che dà spazio a una voce inconfondibile, una voce sofferta e allo stesso tempo ironica di quell'ironia che fa pensare alle tele di Ensor. Una poesia attuale, lucida e allo stesso tempo lieve nella sua critica, nell'esprimere le difficoltà dell'esistere di un uomo e di un poeta in questi anni di appiattimento generalizzato e di vuoto culturale. L’amore quando è presente è rappresentato come un meccanismo guasto così come l’amicizia. Non a caso l’animale più presente nel bestiario è il topo, simbolo di un'esistenza nascosta e contaminata. La sconfitta, comunque, non è del tutto attuata.

Francesco Santoro