Talvolta i racconti di mio fratello sui comportamenti igienici nell’azienda alimentare dove lavora sono talmente agghiaccianti che davvero mi viene voglia di comprarmi un pezzo di terra e qualche animale e ricominciare a produrre da solo il mio cibo. Non è l’unico, anche il mio vicino e poi un nostro amico comune, che fanno uguale lavoro ma in aziende diverse, ripetono lo stesso copione con piccole varianti. C’è di tutto, da chi scatarra nella vasca del latte a chi architetta scherzi coi topi. Protagonisti assoluti dei racconti non sono mai i padroni, che immaginavo capaci di qualsiasi cosa pur di guadagnare, ma gli operai, gente semplice, di cuore, talvolta di buon senso, ma che in quella realtà fatta di turni al nastro trasportatore sembrano imbarbarirsi fino al punto di scordarsi persino di sé, e di chi consumerà i loro prodotti, per dar sfogo alla rabbia e alla frustrazione. Quegli operai, di cui conosco alla perfezione i nomi, pur non avendoli mai incontrati, sono adesso i primi a scendere in piazza, perché il loro posto di lavoro è minacciato dalla crisi e mi chiedono accorati, dallo schermo della tv mentre pranzo, una mano per salvaguardare il loro futuro e il loro diritto a una vita dignitosa.
1 commento:
dov'è finito il bene comune?
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