lunedì 7 gennaio 2013

peso

Il grande ritratto in soggiorno è l’immagine di due opulenti borghesi, gli sguardi sicuri, fiduciosi nel potere del lavoro, del denaro, i menti grassi che ostentano il proprio benessere, ogni ruga del loro volto ha un prezzo. Non ha nulla a che vedere con ciò che sono adesso, vecchi passeri smagriti e incerti, arruffati nelle piume, diminuiti persino nell’altezza, appena più grandi della briciola caduta fra le pieghe del lenzuolo. Da quando lui è immobilizzato lei lo imbocca, sminuzza con cura il cibo solido per farne una tenera poltiglia che non gli ferisca le gengive, poi lo fa bere a una cannuccia, un pasto lento e umido. Una volta al giorno lo lava con l’aiuto di una vicina, spesso deve cambiargli il pannolone. Quando lui dorme, lei osserva la vita che passa in strada davanti alla finestra della camera da letto e si sente un’estranea. Da alcuni anni è quasi sorda, ma non è poi un gran male, lui è muto e può solo comunicarle le sue impressioni con gli occhi. In tanto silenzio persino lo sguardo di un malato ha peso. Quando lei non lo capisce lui sospira, come se sentisse un gran dolore o una rabbia. Domani me lo dici, fa lei per tranquillizzarlo. Non riesce in alcun modo a immaginare la vita senza di lui. Quando si accenna alla sua possibile morte scoppia a piangere.

4 commenti:

amanda ha detto...

come si può immaginare la propria vita senza la propria vita? è quel cumulo di gesti minimi che ha fatto scorrere un giorno dietro all'altro

marian. ha detto...

hai un modo di raccontare il dolore che gli toglie quel male che fa agli animi di chi si sacrifica e gli rende una bellezza triste che commuove! ma conosci di persona la coppia che descrivi?...curiosità..

lillo ha detto...

Anonimo ha detto...

Il peso sociale, il peso del corpo, il peso di un gesto, il peso che si porta.
La vecchiaia, la morte sono giuste, non fanno discriminazioni.

Francesca