giovedì 18 gennaio 2018

odiare la poesia

Odiare la poesia di Ben Lerner. Libro breve ma assai carino (“potenzialmente commerciale” per dirla come Frank Zappa) che parte da un assunto affascinante, simile a quanto già espresso da Henry Miller in Tropico del Cancro: “Chi odia un ebreo più di un ebreo?”. Lerner rilancia: “Chi odia la poesia più di un poeta?” E dunque si chiede: perché odia il poeta, e che cosa odia di preciso: ciò che può toccare o ciò che non riuscirà a costruire nemmeno coi versi più raffinati, l’ideale a cui è diretto il canto? Con che ferocia odia il poeta, e fino a che punto? Fino a rinnegare se stesso e il proprio ruolo, facendo comunella col pubblico sempre più disattento? E fin dove? Fino alla violenza verbale sulla materia poetica propria e degli altri? Fino alla lamentazione continua? Fino al silenzio? E ancora: ma mi si nota di più se continuo a scrivere detestando ciò che faccio, o se sto zitto perché tanto ciò che faccio non ha nessuna importanza? Questo, in poche righe, il succo del libriccino di Lerner che non è affatto brutto o insignificante, anzi. Però, come dice Roberto R. Corsi, il quasi coevo I poeti sono impossibili di Alessandro Carrera ha un respiro, una visione e un carico di dubbi assai più vasti, oltre a essere ben più lungo. In ogni caso sono entrambi, proprio perché scritti dal punto di vista di due scrittori, strumenti utili a guardarsi un po’ dal di fuori e prendersi in giro, che ce n’è sempre tanto bisogno coi poeti.

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