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domenica 3 dicembre 2023

l'opera

Leggevo una riflessione scritta da Truffaut secondo cui, fra le molte suddivisioni che si possono fare per gli artisti (che siano registi, pittori, poeti, ecc.) c'è anche quella che li divide in due tipi: quelli che potrebbero lavorare anche su un'isola deserta perché tutto ciò che conta per loro è esprimere se stessi attraverso l'opera, in un rapporto per certi versi di ripiegamento estremo, ermetico o eremitico (che ai suoi massimi livelli produce una sorta di "mistero dell'opera", mentre ai minimi diventa uno sfogo indecifrabile); e quelli che senza pubblico smetterebbero subito qualsiasi attività artistica, non tanto perché inseguono il successo, quanto perché il pubblico, per loro, non è un "di più" aggiunto all'opera, ma è parte integrante della stessa, l'opera viene immaginata e prodotta per scatenare una reazione nel pubblico e se togli la possibilità di quella reazione allora l'opera perde di senso e di significato (col rischio, implicito, di invecchiare molto presto). E la vostra opera, invece, di che tipo è, da isola deserta o da pubblico in sala?

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Il ritratto di Trauffaut è di Duane Michals (1981)

giovedì 23 novembre 2023

la corsa

Design for living (1933) di Ernst Lubitsch è un film per la sua epoca assai spregiudicato. Tratto da un'opera teatrale di Noël Coward, parla di un triangolo amoroso di tre americani a Parigi, dove una donna molto indipendente (Miriam Hopkins), non sapendo chi scegliere fra due amici che la corteggiano, uno bellissimo che fa il pittore (Gary Cooper) e l'altro brillante che scrive (Fredric March), decide di arrendersi ai sensi e di amarli entrambi. La pellicola è piena di allusioni, ma la leggenda vuole che la censura tagliò fino a 14 minuti. Vista oggi, fa ancora un certo effetto, ma viene da chiedersi come poteva essere assistervi allora. Di certo ebbe una forza dirompente sui più giovani, tanto che non è difficile accorgersi di come influenzò la Nouvelle Vogue (da Bande à part a Jules et Jim, che trenta anni dopo ebbe identici problemi di censura), a cominciare dalla citazione della scena della corsa dei tre, che nel film di Lubitsch è quasi all'inizio, in una stazione, mentre poi verrà più romanticamente ambientata al Louvre, eppure quando la vedi la riconosci subito.