Design
for living (1933) di Ernst Lubitsch è un film per la sua epoca assai
spregiudicato. Tratto da un'opera teatrale di Noël Coward, parla di un
triangolo amoroso di tre americani a Parigi, dove una donna molto
indipendente (Miriam Hopkins), non sapendo chi scegliere fra due amici
che la corteggiano, uno bellissimo che fa il pittore (Gary Cooper) e
l'altro brillante che scrive (Fredric March), decide di arrendersi ai
sensi e di amarli entrambi. La pellicola è piena di allusioni, ma la
leggenda vuole che la censura tagliò fino a 14 minuti. Vista oggi, fa
ancora un certo effetto, ma viene da chiedersi come poteva essere
assistervi allora. Di certo ebbe una forza dirompente sui più giovani,
tanto che non è difficile accorgersi di come influenzò la Nouvelle Vogue
(da Bande à part a Jules et Jim, che trenta anni dopo ebbe identici
problemi di censura), a cominciare dalla citazione della scena della
corsa dei tre, che nel film di Lubitsch è quasi all'inizio, in una
stazione, mentre poi verrà più romanticamente ambientata al Louvre,
eppure quando la vedi la riconosci subito.
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