martedì 14 novembre 2023

a cosa serve la critica?

L’artista rimprovera innanzitutto alla critica di non poter insegnare nulla al [pubblico] borghese, che non vuole né dipingere né fare rime – né all’arte, visto che è proprio dalle sue viscere che la critica è nata.
Eppure, tanti artisti del nostro tempo devono a essa soltanto la loro povera reputazione! Questo è forse il vero rimprovero da rivolgerle.
[…] Credo sinceramente che la critica migliore sia quella divertente e poetica; non quella fredda e algebrica che, con il pretesto di spiegare tutto, non ha né odio né amore, e si spoglia deliberatamente di qualsiasi tipo di temperamento; ma – essendo un bel quadro la natura riflessa da un artista – quella che sarà questo quadro riflesso da una mente intelligente e sensibile. Così il miglior resoconto di un dipinto può essere un sonetto o un'elegia.
Ma questo tipo di critica è per le raccolte di poesia e per i lettori di poesia. Per quanto riguarda la critica vera e propria, spero che i filosofi capiscano quello che sto per dire: per essere giusta, cioè per avere la sua ragion d’essere, la critica deve essere parziale, appassionata, politica, cioè fatta da un punto di vista esclusivo, ma da un punto di vista che apra più orizzonti. 

Charles Baudelaire, da Salon del 1846

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